Ambiente

Come rendere “pulita” l’industria del cemento

Per raggiungere la neutralità climatica, questo settore dovrà potenziare gli investimenti in tecnologie per migliorare i livelli di sostenibilità degli impianti
Credit: Termo fisher
Tempo di lettura 4 min lettura
11 luglio 2022 Aggiornato alle 19:00

Uno degli obiettivi del Green Deal è la neutralità climatica al 2050. Per raggiungere la meta, i singoli Paesi Ue sono chiamati ad assumere un impegno concreto per ridurre del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030.

Nella società del futuro, il cemento continuerà a essere fondamentale in diversi ambiti della vita quotidiana e per l’economia europea.

Da qui la necessità di un piano strategico presentato dal governo italiano al Parlamento europeo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che tra le priorità fissa la “Rivoluzione verde e transizione ecologica” per migliorare la sostenibilità e resilienza del sistema economico.

Ma come si sta muovendo in quest’ottica la filiera del cemento?

Federbeton, la Federazione della filiera del cemento e del calcestruzzo di Confindustria, ha elaborato per un rapporto di Sostenibilità offrendo un quadro dell’impegno della filiera per rappresentare in maniera trasparente i miglioramenti delle proprie performance ambientali e sociali.

Il rapporto, realizzato sulla base dei dati raccolti dalle aziende riunite in Aitec, Atecap e, da quest’anno, Assobeton, in rappresentanza dei produttori di cemento, calcestruzzo preconfezionato e manufatti in calcestruzzo, ha mostrato che nel triennio 2018-2020 le aziende della filiera hanno investito e speso 140 milioni di euro in tecnologie innovative per il miglioramento continuo dei livelli di sostenibilità degli impianti e per la protezione dei lavoratori.

In Italia l’industria del cemento ha proposto un piano che tiene conto degli obiettivi da raggiungere entro il 2030 e il 2050 tramite diverse strategie, come la sostituzione di combustibili fossili con combustibili a ridotto impatto carbonico: si tratta di una soluzione immediatamente disponibile che può ridurre le emissioni di CO2 fino al 12%.

La produzione di cemento richiede grandi quantità di energia elettrica, in Italia il combustibile più utilizzato è il pet-coke di derivazione petrolifera, importato principalmente dal Golfo del Messico.

Nell’immediato, l’industria è già pronta a livello tecnologico per ricavare energia da rifiuti non più riciclabili ma è frenata da ostacoli burocratici e dalla mancata accettazione da parte delle comunità locali.

L’uso di gas naturale e idrogeno può contribuire alla riduzione del 3% di emissioni, cui si aggiunge un’ulteriore riduzione del 5% grazie all’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili.

Altro punto cardine, è l’efficientamento energetico di edifici e costruzioni. In questo piano strategico assumono importanza anche aspetti prettamente tecnici legati alla produzione del cemento che hanno alla base il principio di decarbonatazione della materia prima, che permetterebbe una riduzione del 10% di CO2, o l’uso di materie prime provenienti da cicli produttivi con un basso contenuto di carbonio, che ridurrebbe di un’ulteriore 6% le emissioni.

Segue il tema del trasporto e dell’approvvigionamento di materie prime e del prodotto finito: riducendo le distanze di materie e combustibili, oggi approvvigionati principalmente su gomma, e rinnovando i mezzi di trasporto, il risparmio di emissioni sarebbe del 16%.

Ulteriori risparmi in termini di emissioni si otterrebbero grazie a speciali sistemi in grado catturare la CO2 emessa dagli impianti produttivi che porterebbe a un risparmio del 43%.

Nonostante l’impegno assunto dall’industria, uno dei rischi più concreti è la perdita di competitività nei confronti di Paesi extra Ue che, non dovendo raggiungere gli obiettivi ambientali, riescono a garantire costi operativi più bassi.

Del cemento non si può fare a meno perché è alla base della vita quotidiana in diversi settori che vanno dalla mobilità alla sicurezza, ed è parte fondante della crescita economica del nostro Paese che, tra l’altro, è ricco naturalmente di cemento, lo stesso materiale che ci ha permesso di essere, nel secolo scorso, il Paese con gli ingegneri più famosi al mondo.

Ma questa è tutta un’altra storia da raccontare.

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