Futuro

Arriva il cemento dalle alghe

Un progetto innovativo vuole sfruttare la possibilità di coltivare calcare grazie alle microalghe per produrre il cemento portland. L’obiettivo è provare a ridurre milioni di emissioni del settore edile
Immagine in falsi colori al microscopio elettronico a scansione della Gephyrocapsa oceanica, con i coccoliti in evidenza.
Immagine in falsi colori al microscopio elettronico a scansione della Gephyrocapsa oceanica, con i coccoliti in evidenza. Credit: Photo by NEON ja, colored by Richard Bartz - Opera propria via: wikipedia.org
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4 luglio 2022 Aggiornato alle 07:00

Se in un qualunque momento della nostra giornata giriamo per un attimo lo sguardo, probabilmente vedremo una struttura fatta di cemento. Questo materiale non solo è ovunque, ma è anche responsabile di due gigatonnellate di CO2 rilasciate nel nostro ambiente a causa della sua produzione e, secondo un rapporto dell’Epa, l’Agenzia di protezione ambientale degli States, è sul terzo gradino del podio tra le prime dieci fonti di inquinamento industriale.

In un’epoca in cui per fortuna sta nascendo una sensibilità ambientale sempre più forte, anche relativa ai materiali e all’edilizia, è dunque logico pensare di trovare delle alternative ai componenti inquinanti che, come il calcestruzzo, riguardano le nostre vite quotidiane.

Conoscendo l’impatto del cemento a livello di emissioni e sapendo che, per esempio, quello noto come “portland” si basa anche sul calcare, un team di scienziati si è provato a chiedere se fosse possibile, per realizzare il cemento, usufruire di un calcare proveniente dalle microalghe anziché quello estratto e lavorato il cui processo porta alle emissioni climalteranti.

Ricercatori dell’Università del Colorado Boulder, del National Renewable Energy Laboratory (NREL) e dell’Università della Carolina del Nord Wilmington (UNCW) hanno così sviluppato un metodo unico e a emissioni zero ottenendo cemento portland prodotto da calcare “coltivato biologicamente”, un sistema per ridurre drasticamente l’inquinamento ambientale legato al mondo dell’edilizia.

In una sorta di prima mondiale, per cui dovrà poi essere dimostrata l’applicabilità su larga scala, gli scienziati sono partiti da un esperimento legato ai Coccolitofori, costituiti da alghe monocellulari, protisti e fitoplancton, ricoperte da gusci di carbonato di calcio.

Per il ricercatore Wil Srubar il cemento è un materiale così comune che riguarda la vita di tutti, ma comporta per la sua produzione un’enorme quantità di combustione con conseguenti emissioni di CO2. Durante un viaggio nel 2017 in Thailandia Srubar ha notato alcune strutture di carbonato di calcio cresciute attorno a barriere coralline e ha iniziato a chiedersi se quel calcare potesse essere coltivato, naturalmente, anziché estratto.

Successivamente con il suo team ha analizzato la proprietà delle alghe che sono in grado di dare origine al calcare creando depositi di carbonato di calcio durante la fotosintesi: questo calcare, a differenza di quello che impiega milioni di anni per crearsi sotto terra, viene prodotto rapidamente dalle microalghe.

Dagli esperimenti fatti i ricercatori affermano che la produzione di calcare dai coccolitofori potrebbe addirittura soddisfare la domanda totale di cemento negli Stati Uniti. Oltretutto, si tratterebbe di una produzione “carbon negative” poiché le microalghe rimuovono l’anidride carbonica dall’ambiente e la immagazzinano sotto forma appunto di carbonato di calcio.

La speranza finale, secondo gli scienziati che grazie a finanziamenti milionari stanno oggi sviluppando il progetto, è che il calcestruzzo formato da questo nuovo cemento ottenuto grazie alle alghe possa «dare il via a una nuova era di edilizia sostenibile in tutto il mondo».

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