Ambiente

Le mission dell’Italia su mobilità e infrastrutture

Presentato questa mattina, l’Allegato al Def 2022 prevede quasi 300 miliardi di interventi tra il 2022 e il 2036. Gran parte dei quali destinati al sistema integrato dei trasporti
Credit: Ron McClenny/Unsplash
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
23 maggio 2022 Aggiornato alle 15:00

280 miliardi di euro di interventi per la mobilità sostenibile, 12 miliardi per le infrastrutture idriche e 7 miliardi per l’edilizia sostenibile. È ciò che prevede la nuova strategia a lungo termine, prevista dal ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, che Enrico Giovannini ha illustrato oggi in occasione della presentazione dell’Allegato infrastrutture e mobilità sostenibili nel Def 2022.

«L’Allegato – ha spiegato Giovannini – illustra la politica del governo per consentire all’Italia di recuperare il gap infrastrutturale che frena la competitività delle imprese, aumenta le disuguaglianze territoriali e sociali, determina costi ambientali insostenibili».

Il fine, dichiarato apertamente nel documento, è investire su transizione digitale, competitività delle imprese, sicurezza e benessere delle persone, riduzione delle diseguaglianze, «non solo tra Nord e Sud, ma anche tra città e aree interne», ha spiegato il ministro.

Secondo Giovannini, la guerra in Ucraina accelererà la transizione ecologica, «visto che una parte degli aumenti dei costi del petrolio e delle fonti fossili ce li porteremo nei prossimi anni. Diventa, quindi, molto importante per le imprese realizzare quei programmi di efficientamento energetico di passeggio alle energie rinnovabili per abbattere drasticamente la bolletta energetica».

Sul versante delle infrastrutture, Giovannini ha spiegato che riguardo la legge di bilancio, «il governo ha fatto quest’anno una scelta di campo molto chiara, completare le grandi infrastrutture del nostro Paese. Dunque, l’investimento sulla Adriatica, così per la seconda fase della Salerno-Reggio Calabria. Ora dobbiamo completare il finanziamento di queste opere».

Per le opere considerate prioritarie dal Mims, nel settore delle infrastrutture per la mobilità e la logistica, gli investimenti totali sono superiori dell’8% rispetto a quelli previsti nell’Allegato del 2021. Dei circa 280 miliardi di euro previsti nel documento di quest’anno, 83,5 riguardano strade e autostrade, 147,4 miliardi ferrovie e nodi urbani, 10,1 miliardi i porti, 3,2 miliardi gli aeroporti, 32,6 miliardi il trasporto rapido di massa nelle città metropolitane e 2,6 miliardi le ciclovie.

Un focus particolare viene dedicato alla sharing mobility, ovvero l’utilizzo condiviso di un veicolo, dall’automobile alla biciletta fino al monopattino.

Secondo i dati Mims, nel 2020 erano presenti in Italia all’incirca 150 servizi di sharing mobility, il triplo di quelli del 2015, con quelli relativi ai monopattini che da soli quotano il 43% sul totale dei servizi attivi e il 42% sul totale dei veicoli condivisi disponibili.

I servizi di sharing mobility in Italia
2015-2022

Se si considera soltanto l’insieme dei servizi di micromobilità (monopattini, biciclette e scooter), “questa quota sale addirittura al 91% sul totale dei veicoli in sharing presenti in Italia, con un incremento di sette punti percentuali rispetto all’anno precedente, a discapito del car-sharing che ha visto ridurre la propria offerta di servizi (-2%) e di veicoli (-12%)”, si legge nel documento.

Sono dunque i monopattini, come si spiega nell’Allegato, ad aver cambiato il volto della sharing mobility in Italia; “arrivati sul finire del 2019, hanno realizzato numeri senza precedenti, nonostante il periodo pandemico, diventando in 12 mesi il servizio più diffuso in Italia e quello con più veicoli operativi nelle nostre città (in crescita rispettivamente del 357% e del 665% in confronto al precedente anno), nonché quello che nel 2020 ha realizzato il maggior numero di noleggi (mediamente oltre 20.000 al giorno) e quello con la maggior percorrenza nell’insieme dei servizi di micromobilità”.

Sempre rimanendo in tema di mobilità urbana, i dati pubblicati da ISFORT segnalano che la modalità individuale motorizzata (auto e moto) è quella maggiormente utilizzata nel 2019, con il 65,1% del totale, seguita dalla mobilità “dolce” (piedi, bici e micromobilità) con il 24,1% e dal trasporto collettivo con il 10,8%. Gli effetti della pandemia su questo segmento di domanda hanno impattato prevalentemente sulla mobilità “dolce”, che nel 2020 è aumentata di quasi nove punti percentuali raggiungendo il 32,8% del totale, a discapito prevalentemente del trasporto collettivo (-50,0% rispetto al 2019).

Come cambia la mobilità
urbana in Italia (%)

«Il cambiamento profondo dell’approccio adottato dal Mims nel processo di programmazione, selezione, valutazione e monitoraggio delle opere infrastrutturali, che pone lo sviluppo economico, la riduzione delle disuguaglianze, dell’impatto ambientale e delle emissioni alla base delle scelte d’investimento, si sta affermando come una buona pratica anche a livello internazionale – ha concluso Giovannini -. Il che rende il nostro Paese in grado di accelerare il percorso verso il futuro con politiche nazionali in linea con quelle europee, così da poter beneficiare di consistenti investimenti pubblici e privati orientati a infrastrutture e sistemi di mobilità sostenibili».

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