Terzo polo, e il balletto dei diritti

- Indice dei contenuti
- Diritti Lgbtqi+
- Donne, parità e violenza di genere
- Immigrazione e cittadinanza
L’autonominatosi “Terzo polo” (nonostante la presenza del M5S di Conte) si propone come la coalizione di “quelli seri”, ma in tema di diritti ha una posizione ondivaga.
Puntando sempre più esplicitamente ai delusi di Forza Italia – non ha caso ha accolto tra le sue fila due delle sue Ministre più note, Carfagna e Gelmini – la coalizione di quelli che mai avrebbero corso insieme, e invece lo fanno, preferisce non esporsi troppo, prendendo posizione solo su alcuni aspetti funzionali a presentarsi come “i responsabili” senza invece includere temi che potrebbero essere divisivi per l’elettorato.
Ad esempio? Nessun riferimento ad aborto, fine vita e cannabis, nessun cenno al diritto all’abitare e poco, pochissimo, per i cittadini Lgbtqi+.
Diritti Lgbtqi+
La legge contro l’omotransfobia è di fatto l’unica proposta in materia lgbtqi+ di Azione/Italia Viva, che nello stesso punto del programma propongono «di istituire l’Autorità Nazionale Indipendente per la Tutela dei Diritti Umani, e adottare iniziative di prevenzione e contrasto di ogni linguaggio d’odio». Niente matrimonio egualitario, niente omogenitorialità o stepchild adoption.
Donne, parità e violenza di genere
Non sorprende che nel programma non ci sia riferimento all’aborto: del resto, quella candidata nel collegio di Milano è la stessa Mariastella Gelmini la cui intervista a sostegno del Governo Berlusconi nel 2010 viene citata da Treccani per spiegare il neologismo “non-vita”: «ecco il nostro impegno per la vita in ogni sua condizione e contro la cultura della non-vita, che passa per l’aborto e l’eutanasia».
Prevedibilmente, invece, l’impostazione liberista del Terzo Polo si traduce in molte misure di sostegno economico per ridurre il gender pay gap e sostenere l’imprenditoria femminile, oltre che l’attuazione del Family Act per investire sul lavoro femminile e il sostegno alla natalità: «Vogliamo introdurre una serie di misure che riducano i costi per favorire il rientro a lavoro dopo la maternità e ridurre i costi sostenuti dalle imprese», attraverso incentivi post-maternità, sostegni e incentivi alle imprese, congedo di paternità obbligatorio di un mese e «modalità flessibili della gestione dei congedi parentali e forme di premialità nel caso in cui tali congedi siano distribuiti equamente fra entrambi i genitori».
Molte anche le misure di contro la violenza di genere, incentrate non solo sull’allontanamento dalla violenza e misure di contrasto, ma anche su «strumenti per l’empowerment delle donne e il contrasto alla violenza economica», tra cui il Reddito di Libertà.
Immigrazione e cittadinanza
Il capitolo sull’immigrazione ha come primo punto «combattere l’immigrazione clandestina favorendo ingressi regolari e programmati».
L’obiettivo, attraverso accordi di cooperazione con i Paesi di origine e di transito, è la programmazione dei flussi migratori regolari, «sulla base delle esigenze del mercato del lavoro». Per questo, deve essere fatta una «distinzione tra profughi umanitari (che hanno specifiche tutele internazionali) e migranti economici».
Sono previste anche misure per l’integrazione dei migranti, il superamento del trattato di Dublino e l’istituzione di un Ministero per le migrazioni (o per l’Immigrazione, come viene definito poche righe dopo) «per superare la frammentazione di funzioni dei vari uffici che oggi rende complicato l’orientamento per i migranti e i cittadini, ma anche l’incontro tra domanda e offerta di lavoro».
Tra i punti programmatici c’è lo ius scholae per chi ha frequentato per almeno 5 anni un corso di formazione in Italia o per chi svolge e completa un percorso universitario. La proposta, però, come hanno notato in molti, non è nel capitolo sui diritti, ma in quello sull’immigrazione.
