Diritti

Centrodestra: diritti donde?

Continua la serie Valutazione dei programmi elettorali a tema diritti con Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Dove i riferimenti sono piuttosto carenti
Silvio Berlusconi interviene al convegno organizzato dal movimento Seniores di Forza Italia "Giù le mani delle pensioni", a Milano il 28 settembre 2019.
Silvio Berlusconi interviene al convegno organizzato dal movimento Seniores di Forza Italia "Giù le mani delle pensioni", a Milano il 28 settembre 2019. Credit: ANSA / MATTEO BAZZI
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 8 min lettura
21 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

In mezzo al caos e al chiacchiericcio che accompagnano questa brevissima campagna elettorale ormai agli sgoccioli sembra esserci un’unica certezza: la vittoria del centrodestra. I sondaggi incoronano già Fratelli d’Italia come primo partito e la sua leader come la prima Prima Ministra della Storia d’Italia e, anche se più in difficoltà nelle intenzioni di voto, gli alleati Lega e Forza Italia sembrano assicurarsi una rilevanza non indifferente in Parlamento.

Cosa significa questo se parliamo di diritti civili? Abbiamo già visto cosa propongono il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico, ma quale effetto potrebbe avere una vittoria più o meno schiacciante di una destra sempre più lontana dal centro, le cui matrici - riconosciute o meno - affondano in uno dei periodi più bui del nostro Paese? Non possiamo prevedere il futuro, ma possiamo analizzare i programmi che i tre partiti hanno depositato, oltre che il documento condiviso Per l’Italia, Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra.

Diciamolo subito chiaramente: nel programma della possibile alleanza di governo i diritti semplicemente non ci sono. Basta una piccola ricerca all’interno del documento per verificare che gli unici risultati - cercando il termine sia al singolare che al plurale - riguardano il «diritto alla buona fama» nei processi, la «riforma del diritto penale» e il «diritto al conto corrente». Nient’altro.

Scorrendo i 15 punti che compongono il programma, si trovano generici riferimenti al «sostegno ai bisognosi», si dice che è necessario favorire l’inclusione degli immigrati, si parla di misure per la tutela e l’inclusione delle persone con disabilità - che in più di un punto vengono definite “i disabili”, utilizzando un linguaggio abilista che confonde una caratteristica con la persona, riducendola unicamente alla sua disabilità - ma a parte qualche vago cenno non c’è altro.

Analizzando i singoli programmi emergono più dettagli su quale sia il punto di vista dei tre partiti sulle questioni legate ai diritti civili, che in alcuni casi appaiono sorprendenti rispetto alle posizioni assunte finora e alle azioni dei loro membri dentro e fuori il Parlamento.

Diritti Lgbtqi+

Il punto 12 del programma di Fratelli d’Italia A difesa della libertà e della dignità di ognuno, spiega che in caso di vittoria, FdI si impegna nel «contrasto a ogni discriminazione basata sulle scelte sessuali e sentimentali delle persone, mantenimento della legge sulle unioni civili, ribadendo al contempo il divieto di adozioni omogenitoriali e la lotta a ogni forma di maternità surrogata, nell’interesse supremo del minore».

Non sembra molto, eppure è un bel cambiamento rispetto ai tentativi di bloccare la legge e delle minacce di indire un referendum abrogativo (da parte del Partito ma anche della stessa Meloni) che hanno accompagnato e seguito l’approvazione delle Unioni Civili nel 2016 e la battaglia contro il Ddl Zan.

Del resto, è stato osservato da più parti quando la campagna di Meloni sembri mirata non tanto a convincere una base già conquistata ma a porsi come interlocutore rassicurante e affidabile sullo scacchiere internazionale, allontanandosi almeno formalmente da quella matrice che è stata invece ben evidente nel corso degli anni e che ha assicurato un’ampia parte del consenso attuale.

Dal programma della Lega, invece, non è chiaro se le Unioni Civili rimarrebbero legge dello stato o meno in caso di vittoria, ma una cosa viene chiarita con enfasi: la famiglia è quella composta da una mamma e un papà e non da un “genitore 1 e 2”. Lo Stato immaginato dalla Lega «non lascia spazio a imposizioni ideologiche come l’indottrinamento gender sui minori e il cambiamento di sesso», per questo il partito di Salvini promette di contrastare misure come il Ddl Zan.

L’opposizione all’ideologia gender è un punto talmente centrale per la Lega che non solo il partito si oppone anche «alla fluidità in più settori della società (scuola, sport, carceri, documenti pubblici)», ma promette la «tutela della donna, del suo ruolo e delle misure a suo favore rispetto alle prevaricazioni delle “teorie gender”».

Non pervenuto, invece, il punto di vista del partito di Berlusconi sui diritti Lbgtqi+. Nel programma di Forza Italia, semplicemente, non se ne parla.

Fine vita e legalizzazione della Cannabis

I grandi temi dei due referendum che hanno raccolto le firme di centinaia di migliaia di cittadini e poi bocciati dalla Corte Costituzionale non trovano spazio né nel programma di Fratelli d’Italia né in quello di Forza Italia.

La Lega, invece, dichiara esplicitamente che si opporrà a «proposte di legalizzazione della cannabis e la visione per cui una vita è degna di esser vissuta solo se in forze e in salute (eutanasia/suicidio assistito)».

Donne, parità e violenza di genere

Fratelli d’Italia si impegna a contrastare il divario retributivo tra uomini e donne, a rompere il soffitto di cristallo, «barriera invisibile che ostacola l’affermazione delle donne nel mondo del lavoro», e a mettere fine alla pink tax, «l’odiosa pratica di applicare prezzi più elevati ai prodotti destinati alle donne». Non solo: il partito di Giorgia Meloni immagina percorsi di emancipazione dagli stereotipi culturali che vedono la donna in condizione di subalternità.

Interessante anche il punto che riguarda l’aborto: nonostante il partito abbia di fatto reso impossibile abortire nelle Regioni in cui governa, come le Marche, e che voglia addirittura rendere obbligatoria la sepoltura dei feti morti nonostante il parere dei genitori, il programma promette di «garantire piena applicazione della Legge 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza». Aggiungendo, però, «a partire dalla prevenzione», spostando immediatamente il focus dall’interruzione di gravidanza garantita e sicura.

Le Lega, oltre a tutelare le donne dall’ideologia gender, si allinea a Fratelli d’Italia nel propone misure a favore della maternità e «attività di sensibilizzazione nelle scuole per combattere lo stereotipo di genere e in particolare per educare i giovani al rispetto della donna e al rifiuto di qualunque oggettivizzazione». I congedi parentali dovranno essere uguali per la madre e per il padre e alle donne si vuole riconoscere un anno di pensionamento anticipato per ogni figlio.

I tre partiti sono d’accordo che le imprese che assumono donne debbano ricevere sgravi fiscali; per la Lega lo Stato deve cofinanziare anche le rette universitarie per le donne che si iscrivono a corsi di laurea Stem.

La sensazione è che le promesse siano non solo in controtendenza con molte delle politiche dei partiti e delle campagne combattute negli anni, che miravano a ingabbiare la donna nel ruolo di moglie e madre (e anche in questa occasione si conferma l’insistenza sul primato della natalità) piuttosto che emanciparla, ma che rimangano parole molto generiche e superficiali.

Immigrazione e cittadinanza

Fratelli d’Italia non fa riferimento alla legge sulla cittadinanza nel suo programma, ma chiarisce la politica migratoria: difesa dei confini nazionali ed europei, con controllo delle frontiere e blocco degli sbarchi. Non solo: il partito di Meloni mette tra le priorità «il contrasto alle attività delle Ong che favoriscono l’immigrazione clandestina» e la «massima intransigenza contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e integralismo islamico».

Prevedibilmente, anche la Lega fa sua la linea dell’intransigenza, aprendo il capitolo dedicato all’immigrazione con la lapidaria frase “L’Africa in Italia non ci sta!”. Nel programma, significativamente, la parola diritti si trova più spesso in relazione agli italiani “invasi” dai clandestini che in altre accezioni.

Il partito di Salvini conferma il rafforzamento del Memorandum con la Libia e con la Guardia costiera libica, promettendo di intervenire anche per ridurre la famosissima diaria giornaliera di 35 euro al giorno che riceverebbero i migranti, dimenticando però di specificare che ne ricevono effettivamente solo 2,50.

Divieti di ingresso, sosta e transito in acque nazionali per le Ong straniere e sequestro amministrativo, confisca dei mezzi e multe in caso di violazioni: Salvini ribadisce la linea politica portata avanti come Ministro dell’Interno e già nel programma avverte che non ci sarà «alcuna concessione verso il principio dello ius soli e declinazioni similari quali lo ius scholae».

Non mancano i programmi di inclusione dei migranti, a cui fa un generico riferimento (senza scendere nei dettagli) anche il programma di Forza Italia, che si allinea sul fronte comune del contrasto all’immigrazione clandestina garantendo il blocco degli sbarchi attraverso respingimenti e stipula di nuovi accordi con i Paesi di origine.

Diritto alla casa

In Italia ci sono milioni di case vuote - almeno 7, secondo l’ISTAT - ma quasi un milione e mezzo di famiglie non possono garantirsi un’abitazione. Quello dell’emergenza abitativa è un fenomeno ormai endemico: tutti i partiti sono d’accordo che trovare una soluzione è sempre più urgente, ma le proposte e i destinatari dei provvedimenti sono molto diversi.

Su questo, il centrodestra è allineato: aiuti alle giovani famiglie che vogliono costruirsi un tetto o sgravi a chi vuole usufruire dei Superbonus (la Lega). Nel ribadire con forza l’inviolabilità della proprietà privata, il centrodestra unito promette infatti lo sgombero immediato delle realtà occupate.

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