Ambiente

Groenlandia: siamo agli sgoccioli

Secondo il nuovo studio pubblicato su Nature, la calotta glaciale si ritirerà di almeno 59.000 chilometri quadrati entro il 2100. Gli esperti pensano però che sia ancora possibile invertire rotta
Credit: Mads Schmidt Rasmussen/Unsplash
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
14 settembre 2022 Aggiornato alle 09:00

Il ghiaccio della Groenlandia sta fondendo rapidamente. Troppo rapidamente.

Se le proiezioni sono impietose per i ghiacciai alpini – che secondo le stime si ridurranno addirittura del 97,6% nei prossimi 30 anni – la situazione non va meglio per la calotta glaciale groenlandese, ormai irreversibilmente destinata a sciogliersi e innalzare il livello del mare ben oltre le peggiori previsioni.

Uno studio pubblicato su Nature dimostra - per la prima volta – che a causa del clima artico la calotta glaciale della Groenlandia non può più sostenere le sue dimensioni attuali e si ritirerà inesorabilmente di almeno 59.000 chilometri quadrati. Per avere un’idea concreta, parliamo di un’area considerevolmente più grande della Danimarca.

Nell’ultimo decennio, la perdita di ghiaccio della Groenlandia ha contribuito per circa un millimetro all’anno all’innalzamento globale del livello del mare.

Ora, le domande cruciali a cui rispondere sono: quanto velocemente si sta sciogliendo la calotta glaciale della Groenlandia? E, soprattutto, cosa significa questo per il futuro aumento del livello del mare?

Anche se tutte le emissioni di gas serra che alimentano il riscaldamento globale cessassero oggi, ha spiegato Alan Hubbard, professore di glaciologia all’Università di Tromsø e uno degli autori dello studio, alle temperature attuali la perdita di ghiaccio della Groenlandia aumenterà il livello del mare globale di almeno 27,4 centimetri. Una stima che non solo è nettamente superiore a quanto avessero previsto i modelli attuali, ma che secondo Hubbard è molto conservatrice.

Se ogni anno fosse come il 2012, ha aggiunto, quando la Groenlandia ha vissuto un’ondata di calore estrema, l’innalzamento del livello del mare triplicherebbe. Il fatto che si tratti di condizioni climatiche che abbiamo già visto - e che potrebbero ripetersi - e non un di un ipotetico futuro rendono queste stime un presagio inquietante.

Secondo i modelli utilizzati dal gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici, l’aumento del livello del mare dovuto alla Groenlandia dovrebbe essere di circa 10 centimetri entro il 2100, 15 secondo lo scenario peggiore. Una previsione che, però, è in contrasto con quello a cui gli scienziati che lavorano sul campo stanno assistendo.

Secondo lo studio di Hubbard e del suo team, infatti, la Groenlandia perderà almeno il 3,3% del suo ghiaccio: oltre 100 trilioni di tonnellate. Non solo: i modelli non tengono conto di molti processi che stanno emergendo e che aumentano la vulnerabilità della calotta glaciale:

· l’aumento della pioggia sta accelerando la fusione superficiale e il flusso di ghiaccio;

· grandi tratti della superficie glaciale stanno subendo il cosiddetto “oscuramento bio-albedo”, che accelera lo scioglimento della superficie, perché queste aree più scure assorbono più radiazione solare, accelerando lo scioglimento dei ghiacci;

· le correnti oceaniche calde di origine subtropicale si stanno insinuando nei fiordi della Groenlandia, erodendo rapidamente i ghiacciai di sbocco;

· i laghi sopraglaciali e le reti fluviali si stanno drenando, portando con sé grandi quantità di calore latente.

Uno scenario drammatico, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche ancora in gran parte inimmaginabili per la maggior parte del miliardo (o poco meno) di persone che vivono nelle zone costiere del Pianeta.

Secondo Hubbard, però, non tutto è perduto: «personalmente, rimango fiducioso che possiamo rientrare in carreggiata. Non credo che abbiamo superato alcun punto di svolta catastrofico che

inonderà irreversibilmente le coste del pianeta. Da quello che capisco della calotta glaciale e dell’intuizione che il nostro nuovo studio porta con sé, non è troppo tardi per agire. Ma i combustibili fossili e le emissioni devono essere ridotti ora, perché il tempo è breve e l’acqua sale - più velocemente del previsto»

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