Ambiente

Medio Oriente: in “guerra” per la pioggia

Per fronteggiare la siccità, queste nazioni - come gli Emirati Arabi - stanno sviluppando “inseminazioni delle nuvole” per aumentare artificialmente le precipitazioni. Creando attriti con i propri vicini
Una foto aerea (scattata il 17 giugno 2021, nella Giornata mondiale per combattere la desertificazione e la siccità) mostra le formazioni saline nella zona meridionale del Mar Morto, vicino alla località di Neve Zohar - Israele
Una foto aerea (scattata il 17 giugno 2021, nella Giornata mondiale per combattere la desertificazione e la siccità) mostra le formazioni saline nella zona meridionale del Mar Morto, vicino alla località di Neve Zohar - Israele Credit: Gil Cohen Magen/Xinhua via ZUMA Press
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5 settembre 2022 Aggiornato alle 21:00

L’intensificarsi della siccità sta diventando uno dei problemi più rilevanti dei nostri tempi, con un aumento stimato del 30% a livello globale dall’anno 2000. Con trend simili nell’anno 2050 colpirà il 75% della popolazione mondiale, sottoponendo a un stress insostenibile le nazioni più esposte, come quelle africane e medio-orientali.

Proprio quest’ultime, spinte dalla necessità di fronteggiare questa sfida immane, stanno approntando da tempo varie misure per recuperare l’acqua necessaria per far funzionare loro società, come i programmi per l’inseminazione delle nuvole atti ad aumentare artificialmente le piogge durante l’anno.

Il Paese più avanzato nell’uso di questa tecnologia sono gli Emirati Arabi Uniti, che fin dal 2002 ha avviato un programma per diminuire l’aridità dei propri territori attraverso una flotta di aerei, i quali hanno il compito di disperdere determinate sostanze nell’atmosfera.

«Questi materiali, come i sali di cloruro di sodio e cloruro di potassio, sono spinti da correnti ascensionali nel mezzo della nuvola, che inizierà ad attivare il processo di condensazione, dove il vapore acqueo inizierà a condensare su questi materiali. Inoltre assorbono le piccole gocce delle nuvole e le rendono più grosse, cosa che permetterà il processo di collisione e integrazione, rendendo difficile per loro stare sospese. Pertanto le operazioni di inseminazione delle nuvole mirano ad aumentare sia la quantità di pioggia che la sua durata», ha spiegato Omar al-Yazeedi, direttore del National Center of Meteorology degli Emirati Arabi.

Il dispiegamento di programmi simili in tutto il Medio Oriente sta però determinando profondi attriti, tanto che nel 2018 l’Iran aveva accusato le nazioni rivali di “rubargli” l’acqua: «Il cambiamento climatico dell’Iran è innaturale ed è il risultato di interferenze straniere attraverso le loro ricerche; i centri scientifici iraniani hanno raggiunto questa conclusione. Sia Israele che un’altra nazione stanno lavorando per impedire alle nuvole iraniane di piovere. In aggiunta a questo, ci stanno rubando anche la pioggia e la neve», aveva dichiarato il generale iraniano Gholam Ridha Jalali.

Gli attacchi politici però si scontrano con la ricerca scientifica, dove diversi esperti sono molto dubbiosi sulle tecniche di inseminazione delle nuvole, esplorate fin dagli anni ‘50 a partire dagli Stati Uniti ma con risultati dubbi. Tanto che i membri del team Weather Modification della World Meteorological Organization hanno affermato che «a volte le attività disperate sono basate su vuote promesse invece che la solida scienza».

Gli interventi condotti in questo campo dai Paesi del Golfo sono anche dettati dal tentativo di mantenere un progetto di sviluppo estremamente inquinante, tamponando contemporaneamente gli effetti del cambiamento climatico. Infatti, osservando l’Earth Overshoot Day del 2022, risultano fra le nazioni meno eco-sostenibili al mondo.

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