Ambiente

Incendi e siccità: come affrontarli?

Sono necessarie misure più incisive per far fronte ai mutamenti climatici in atto, che non sono fenomeni isolati tra loro: le conseguenze si riflettono su settori diversi. Bisogna istituire un piano di adattamento
Il Lac du Broc, il cui livello dell'acqua ha raggiunto minimi storici a causa della siccità e delle temperature calde
Il Lac du Broc, il cui livello dell'acqua ha raggiunto minimi storici a causa della siccità e delle temperature calde Credit: EPA/SEBASTIEN NOGIER
Tempo di lettura 5 min lettura
2 agosto 2022 Aggiornato alle 06:30

I primi 6 mesi del 2022 sono stati da record per anomalia di precipitazioni e di temperatura rispetto agli ultimi 70 anni (fonte Consorzio Lamma). Uno dei tanti segni evidenti dell’accelerazione dei mutamenti climatici in atto e una delle cause scatenanti della siccità che stanno vivendo ampie aree del Paese.

Quasi senza piogge tra inverno e primavera e con poca neve in quota, continuano a ridursi i nostri ghiacciai mentre fiumi e laghi soffrono sempre di più. E siccome l’ambiente non conosce confini ma è tutto collegato, le conseguenze di un fenomeno si riverberano anche in ambiti e settori diversi.

Succede così, per esempio, che il cuneo salino è risalito lungo il Po per oltre 40 chilometri e che si sono dovute fermare diverse centrali idroelettriche lungo il fiume e i suoi affluenti. Un quadro a cui si aggiunge l’agricoltura in ginocchio, visto che in Italia non sono abbastanza diffuse né tecniche irrigue efficienti né colture che richiedono poca acqua, e in più si continua a irrigare con la preziosa risorsa idrica potabile. Sono secchi e riarsi anche il terreno e la vegetazione. La premessa perfetta per quanto sta accadendo sul fronte incendi: sono già 26.270 gli ettari bruciati dal 1° gennaio al 15 luglio 2022 (fonte EFFIS).

In tutti questi fenomeni drammatici e intrecciati tra loro c’è una costante: il modo emergenziale in cui l’Italia li affronta e l’assenza pressoché assoluta di prevenzione e programmazione. Dovremmo mettere in campo un Piano di adattamento ai mutamenti climatici ma è fermo al MiTe in via di approvazione, dal 2018.

La siccità era annunciata da mesi, ma poco o nulla si è fatto per azzerare gli enormi sprechi di rete, per promuovere un uso efficiente della risorsa idrica in agricoltura, nell’industria e nella nostra quotidianità. Ancora non siamo attrezzati per un consumo circolare dell’acqua, che sfrutti i migliori trattamenti depurativi disponibili per il riutilizzo delle acque così trattate a scopi irrigui. Pensiamo a moltiplicare gli invasi e il cemento incuranti delle loro conseguenze su corsi d’acqua e territorio, ma non ci preoccupiamo di progettare interventi per favorire il miglioramento della filtrazione naturale dell’acqua nel suolo e della ricarica delle falde.

Sul fronte incendi, se con Legambiente allarghiamo lo sguardo agli ultimi 14 anni, vediamo che la superficie complessiva ridotta in cenere è di oltre 723.924 ettari, un’area grande quasi quanto l’intera regione Umbria. Dall’analisi dell’associazione ambientalista emerge che a essere in pericolo sono soprattutto aree protette e siti della Rete Natura 2000.

L’azione criminale insiste su aree geografiche ben delimitate e proprio in queste aree di pregio più di qualcosa non ha funzionato nelle azioni di prevenzione, contrasto e lotta attiva agli incendi. Come se non bastasse ancora si fa molta fatica a individuare e ad assicurare alla giustizia i responsabili di questi disastri che fanno danni miliardari contro il patrimonio ambientale. Per dare un numero, nel 2021 con quasi 160.000 ettari andati in fumo ci sono stati appena 16 ecocriminali arrestati.

Servono misure più incisive, nonostante con la legge 155/2021 ci siano stati alcuni miglioramenti normativi per la lotta agli incendi, come la previsione dei poteri sostitutivi affidati alle Regioni e ai Carabinieri Forestali per la mancata redazione da parte dei Comuni del catasto delle aree percorse dal fuoco. Bisogna investire con più decisione su prevenzione e buona gestione dei boschi, rafforzare maggiormente la dotazione di mezzi e risorse umane dedicate a controllo dei territori e azione di spegnimento e bisogna far valere contro chi innesca un rogo il reato di disastro ambientale. Soprattutto, sfruttando anche le moderne tecnologie tra satelliti, droni o telecamere, andrebbero individuati gli ecocriminali che mandano i nostri boschi in fumo.

A dirla tutta credo, e non sono la sola, che il Paese sconti anche gli effetti della riorganizzazione del Corpo Forestale dello Stato voluta nel 2016. La riforma che ha soppresso la Forestale e ne ha suddiviso personale e competenze principalmente tra Carabinieri e Vigili del Fuoco. All’Arma sono confluiti il 92% degli ex forestali con compiti di prevenzione repressione delle violazioni e monitoraggio del territorio, ai Vigili del Fuoco è stato ricollocato circa il 5% del Corpo per lo spegnimento degli incendi. Con evidente sproporzione di forze. Tanto che, ha ricordato in una intervista all’Agi il segretario generale dell’Autorità di bacino dell’Italia Centrale Erasmo D’Angelis, la stessa Corte dei Conti ha certificato in una sua relazione che «La capillarità della presenza dei Comandi Stazione Forestali, fino al 31 dicembre 2016, consentiva tempi di reazione più rapidi… Il tema della ripartizione e del corretto impiego del personale forestale transitato ai Vigili del Fuoco rappresenta l’aspetto più problematico dell’intera riforma e abbisogna certamente di interventi correttivi».

Tutto ciò premesso, è evidente che per rispondere in modo efficace a queste emergenze che si avvitano l’una sull’altra dobbiamo affrontare con determinazione la crisi climatica. Una priorità che spero davvero si traduca rapidamente in interventi per abbattere le emissioni e moltiplicare le rinnovabili e l’efficienza in tutti i settori. Ma anche qui abbiamo un problema di approvazione: manca ancora all’appello il Piano energia e clima adeguato ai più ambiziosi target europei.

Leggi anche
Alcune attiviste di Extinction Rebellion vestite da sirene durante una protesta contro il climate change sulle secche del fiume Po, ai Murazzi, particolarmente accentuate a causa del periodo di siccità
Emergenze
di Giacomo Talignani 2 min lettura
Boschi
di Giacomo Talignani 4 min lettura