Diritti

Le italiane conquistano la finanza

Il Belpaese è primo in Europa per la rappresentanza femminile nei cda delle società finanziarie quotate (47%)
Credit: Mizuno K/pexels
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
29 luglio 2022 Aggiornato alle 19:00

L’Italia è prima in Europa per la rappresentanza femminile nei consigli d’amministrazione delle società finanziarie quotate in Borsa. A dichiararlo è il Boardroom Monitor di EY – il network globale delle società associate di Ernst & Young Global Limited – che tra gennaio e maggio 2022 ha analizzato le opinioni di oltre 300 investitori istituzionali in Germania, Svizzera, Francia e Regno Unito.

Una buona notizia a metà, anzi meno. Prima di tutto perché, altrove, la situazione è tutt’altro che rosea, o se non fosse per lo stereotipo dovremmo dire “rosa”. Dall’ultimo rapporto dell’Inps, infatti, emerge come le più svantaggiate sul mercato del lavoro siano proprio le donne, che guadagnano il 25% in meno rispetto alla media maschile.

In secondo luogo perché, se in Italia la percentuale delle donne nei board della finanza è pari al 47%, il dato scende se consideriamo Paesi vicini come Francia (44%), Gran Bretagna (39%), Spagna (38%), Svizzera (28%) e, strano a dirsi, Germania (25%).

Inoltre «sebbene tutte le società di servizi finanziari europee monitorate abbiano una rappresentanza femminile a livello di consiglio di amministrazione», si apprende dal rapporto, «l’attuale divisione di genere tra tutte le società è pari al 63% di uomini e al 37% di donne».

Non solo. Il 44% degli investitori intervistati afferma che la diversità di genere influenza in modo significativo la decisione di investire in una società di servizi finanziari, mentre solo il 16% dichiara di non essere influenzato.

«Nonostante il settore finanziario in Europa abbia fatto molta strada, molte istituzioni devono ancora compiere un viaggio significativo per soddisfare le aspettative degli investitori sulla diversità dei consigli di amministrazione», ha dichiarato Omar Ali, responsabile delle attività di Financial Service di EY in Europa.

«La maggior parte degli azionisti ritiene che avere un equilibrio di genere sia importante – aggiunge Ali – eppure le donne spesso costituiscono meno del 40% dei consigli di amministrazione delle principali società europee di servizi finanziari: questo deve cambiare».

Ma i dati raccolti da EY rilevano che la rappresentanza femminile è in crescita. Dei membri dei cda nominati negli ultimi tre anni, infatti, il 42% è di sesso femminile contro il 31% degli uomini.

L’Europa sembra essere sulla rotta giusta. Il 7 giugno, infatti, il Parlamento europeo ha raggiunto uno storico accordo col Consiglio e la Commissione Ue in merito alla direttiva «Women on boards» sulla parità di genere nei cda delle società quotate.

L’obiettivo è quello che entro il 30 giugno 2026 il 40% degli amministratori senza incarichi esecutivi o il 33% di tutti gli amministratori siano donne, ovvero amministratrici. E nei confronti di chi non rispetta i parametri Ue i singoli Stati hanno il potere di infliggere sanzioni. Paga l’uomo, questa volta non per cavalleria.

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