Economia

Quanto vale l’addio di Draghi?

Lo spread, la manovra di bilancio, il rinnovo dei contratti: qual è il prezzo che l’Italia potrebbe ritrovarsi a pagare con la fine del governo?
Sergio Mattarella riceve al Quirinale Mario Draghi per controfirmare lo scioglimento delle Camere
Sergio Mattarella riceve al Quirinale Mario Draghi per controfirmare lo scioglimento delle Camere
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
22 luglio 2022 Aggiornato alle 13:00

Uno vale uno, predicava il vangelo dei 5 Stelle. Forse è stata questa, fin da principio, la fiche che infine ha fatto saltare il banco dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Il movimento che ha imparato a fare di conto sul pallottoliere dei fuoriusciti dal partito non ha mai tollerato che qualcuno indossasse la maglia numero 10 del capitano, neppure ai calci di rigore allestiti mercoledì al Senato.

A partire dall’investitura coatta di Giuseppe Conte a leader di partito, fino all’imputata lesa maestà nei confronti dello stesso da parte del premier uscente. Ritenuto colpevole, nel profondo, di non essere “uno” come gli altri o un primo tra pari. Di essere, alla lettera, una personalità egregia, un fuoriclasse a cui l’Italia ha in sostanza esternalizzato la gestione del governo.

Nessuno è profeta in patria, men che meno se prima è stato profeta all’estero. Finisce così il terzo governo della XVIII legislatura, con una scena madre senza padri legittimi né favor veritatis, un dramma senza agnizione in cui tutti, a turno, hanno disconosciuto qualcuno. Ma ora l’Italia potrebbe dover pagare il prezzo dell’ormai proverbiale “whatever it takes” con cui lo stesso Draghi salvò l’euro dalla crisi del debito sovrano.

Mentre la Bce alza i tassi di interesse per la prima volta dal 2011 e vara lo scudo anti-spread per riportare l’inflazione al 2% nel medio termine, il differenziale dei titoli di stato italiani rispetto a quelli tedeschi di riferimento è schizzato oggi a 243 punti rispetto ai 221 di ieri per poi stabilizzarsi a 238 punti, ma secondo gli analisti potrebbe raggiungere i 300 punti.

Un indicatore della scarsa fiducia attuale da parte degli investitori stranieri nei confronti dell’Italia. «I mercati internazionali hanno sempre visto l’Italia come un potenziale problema a causa del debito pubblico alto - spiega Matteo Renzi - I nostri genitori e i nostri nonni politici si sono indebitati, hanno lasciato le casse dello Stato piene di debiti, quindi i mercati ti guardano con un occhio sospetto. Abbiamo tolto Draghi che, all’occhio dei mercati, era la garanzia suprema».

Ma con l’uscita di scena di Mario Draghi si aprono una serie di incognite ulteriori che toccano l’economia del Paese. Se le misure a sostegno di famiglie e imprese previste dal decreto Aiuti avranno il via libera entro agosto, ha rassicurato Draghi, sul tavolo restano i nodi del salario minimo, del taglio del cuneo fiscale, la riforma delle pensioni e il rinnovo dei contratti collettivi scaduti («alcuni addirittura da nove anni»).

«La politica romana non ha tenuto conto degli appelli che arrivavano dai territori, dai sindaci, dal tessuto produttivo, e quanto è successo avrà effetti molto gravi, specie nella situazione di crisi internazionale che stiamo vivendo», commenta la presidente di Confindustria Vicenza Laura Dalla Vecchia.

Entro metà ottobre, l’Italia dovrà presentare a Bruxelles la legge di bilancio con le previsioni di entrata e di spesa per il 2023, che dovrà approdare in parlamento entro il 20 ottobre. Se la manovra non verrà approvata dalle Camere entro fine anno scatterà il cosiddetto “esercizio provvisorio”, un periodo fino a 4 mesi durante il quale lo Stato dovrà operare con capacità di spesa ridotte.

Per dicembre, inoltre, l’Italia dovrà raggiungere i 55 obiettivi del Pnrr necessari ad accedere alla terza rata di finanziamenti europei dal valore di 21,84 miliardi di euro. Tra questi il ddl Concorrenza, che approderà lunedì alla Camera dove sarà infine stralciato il decreto sulla liberalizzazione dei taxi, e le riforme della giustizia, inclusa quella del fisco, e degli appalti.

Insomma, non tutto potrà essere affrontato col cosiddetto “disbrigo degli affari correnti”, la formula in vigore fino alla formazione del nuovo esecutivo che risulterà dalle elezioni del 25 settembre. «Il periodo che attraversiamo non consente pause», ha ribadito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel discorso tenuto dopo lo scioglimento delle Camere.

Occorrono «interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e in particolare dell’aumento dell’inflazione - ha aggiunto - che causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese».

La palla, ora, passa ai partiti. Gli arbitri della partita però, come sempre, saranno gli elettori.

Leggi anche
Gli applausi per Mario Draghi alla Camera del 21 luglio 2022
Politica
di Simone Spetia 2 min lettura
Mariolina Castellone (M5S) durante la discussione al Senato su dl aiuti il 14 luglio 2022
Politica
di Simone Spetia 2 min lettura