Diritti

Non si dovrebbe votare mai

A ogni crisi politica c’è qualcuno che sostiene che, essendo nel bel mezzo di un’emergenza, non si può andare a votare. Ma l’Italia è letteralmente sempre in un qualche stato di emergenza, vero o presunto
Mariolina Castellone (M5S) durante la discussione al Senato su dl aiuti il 14 luglio 2022
Mariolina Castellone (M5S) durante la discussione al Senato su dl aiuti il 14 luglio 2022 Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
Tempo di lettura 3 min lettura
18 luglio 2022 Aggiornato alle 06:30

Prima era la pandemia, ora sono la guerra e l’inflazione. Prima ancora erano la situazione economica e le tensioni sul debito pubblico. Per un meccanismo mentale piuttosto curioso, a ogni crisi politica salta fuori qualcuno che sostiene che, giacché c’è un’emergenza, non si può andare a votare. Serve a poco ricordare che in parecchie democrazie molto mature, in tutta Europa, lo scioglimento anticipato delle camere sia una cosa non molto comune, ma rappresenti la soluzione naturale in casi come questi.

E pazienza se ci sono la carestia, le cavallette, la peste o i barbari alle porte dell’impero: se abbiamo scelto la democrazia dobbiamo saperlo dimostrare. Ora, non è che la costituzione di una nuova maggioranza in seno al Parlamento che esprima un diverso presidente del Consiglio e un diverso Governo senza passare dagli elettori rappresenti - come dice qualcun altro - il segno che siamo in una dittatura.

I meccanismi costituzionali prevedono esattamente questo, così come prevedono che sia il presidente della Repubblica, come figura di garanzia (e in questi anni spesso di indirizzo politico), ad avere la parola finale sulla prosecuzione o meno della legislatura una volta sentite le valutazioni dei partiti. Ma è vero anche che il sentimento anti urne, dettato dalle paure per un Paese in difficoltà, è poco giustificato.

L’Italia è letteralmente sempre in un qualche stato di emergenza vero o presunto, visto che si trascina da decenni alcuni problemi, tra cui lo sterminato debito pubblico, che paiono tramutare ogni piccolo scossone in una tragedia. A questa visione contribuisce non poco la tendenza nostra (di Italiani, di giornalisti) a rendere tutto melodrammatico. C’è la scadenza della manovra! C’è il PNRR! C’è il problema degli stipendi! C’è lo spread!

Vogliamo rassicurare tutti. C’è sempre la scadenza della manovra; la questione salariale è aperta da anni; lo spread sale perché abbiamo una condizione di finanza pubblica imbarazzante che non si risolverà in pochi mesi. Aggiungiamo, per rimanere agli ultimi fatti, che le scadenze del PNRR ci saranno fino al 2026 e che è prevedibile che le ricadute energetiche, strategiche e diplomatiche della guerra dureranno a lungo. Ben oltre la scadenza naturale di questa legislatura, fissata nella prima parte dell’anno prossimo, quando comunque andremo a votare e il Paese, indovinate un po’, sarà ancora alle prese con qualche emergenza.

Leggi anche
Politica
di Elisabetta Ambrosi 5 min lettura
Politica
di Cristina Sivieri Tagliabue 4 min lettura