Ambiente

Così i Comuni italiani vogliono custodire l’acqua

Continua la crisi idrica nel nostro Paese e, in attesa dello stato di emergenza, dalle regioni arrivano diverse indicazioni e divieti per evitare lo spreco dell’oro blu. Il nostro bene più prezioso
La gente pesca nei pressi di una centrale idroelettrica a Isola Serafini, sul fiume Po a San Nazzaro. 15 giugno 2022.
La gente pesca nei pressi di una centrale idroelettrica a Isola Serafini, sul fiume Po a San Nazzaro. 15 giugno 2022. Credit: AP Photo/Luca Bruno
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28 giugno 2022 Aggiornato alle 13:00

Perdura la condizione di estrema siccità italiana e si va verso un razionamento dell’acqua, nelle varie regioni, anche nelle ore diurne.

A essere chiaro su questo punto - in attesa del dpcm e dello stato di emergenza che probabilmente verrà dichiarato nei prossimi giorni - è stato il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio che ha parlato di non escludere «il razionamento dell’acqua anche nelle ore diurne. Bisognerà capire anche quali sono i segnali delle prossime settimane. Noi vediamo ancora grande carenza di acqua. Poi avremo anche dei momenti in cui l’acqua arriverà tutta insieme» ha spiegato.

Attualmente, ribadisce Curcio, la fotografia della crisi italiana è di «un 40-50% di acqua piovuta in meno quest’anno rispetto alle medie degli ultimi anni. Abbiamo avuto fino al 70% di neve in meno. Abbiamo fiumi come il Po che ha portate fino all’80% in meno. La situazione generale è di carenza di risorsa idrica, di pioggia. In alcune aree diventa impattante in maniera assolutamente importante sulla produzione agricola, ittica, e dell’energia elettrica. Il problema è diffuso in ambito nazionale».

Stesso passaggio lo ha sollevato anche il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, specificando che «c’è la necessità di razionalizzare l’uso dell’acqua» e che «dobbiamo pensare di rallentare il più possibile l’uso della risorsa idrica per usi che non siano quelle civili e del mondo animale».

In questo contesto di forte preoccupazione per l’agricoltura, l’energia e anche l’acqua domestica, Comuni e regioni si stanno attrezzando sia con decaloghi inviati alla cittadinanza su come risparmiare acqua, sia con ordinanze e limitazioni. Si va dal classico razionamento d’acqua notturno sino a curiosi divieti per i parrucchieri.

In Lombardia, una delle regioni più colpite dalla crisi idrica, è già attivo il razionamento in diversi Comuni e Milano con una recente ordinanza ha dato il via al “risparmio idrico e limitazioni per l’utilizzo dell’acqua potabile durante il periodo di siccità”, si legge nel testo firmato da Beppe Sala.

Questo comporterà per esempio la “chiusura di tutte le fontane della città, tranne quelle in cui è presente fauna e flora e i laghetti/rogge dei parchi cittadini”, ma anche la “sospensione dell’irrigazione a spruzzo dei prati e delle aree verdi”, e ancora raccomandazioni di mantenere la temperatura di uffici, negozi, abitazioni a 26 gradi per ridurre i consumi di energia e quindi per abbassare il rischio di blackout, così come ci sono chiare indicazioni a non riempire a esempio la piscina o sprecare acqua per pulire l’auto.

Situazione con indicazioni simili anche in Trentino, dove la carenza d’acqua inizia a farsi sentire. In dieci Comuni della Vallagarina sono state disposte limitazioni nell’utilizzo dell’acqua: anche qui divieti di consumo per innaffiare o per riempire vasche, così come razionamento notturno.

Tra i primi a firmare un decreto per la dichiarazione di emergenza regionale, l’Emilia Romagna. Qui tutti i Comuni sono stati invitati a emettere ordinanze per la riduzione degli utilizzi non indispensabili e c’è chi è arrivato perfino a dare indicazioni specifiche sul risparmio idrico ai parrucchieri.

Carlo Gubellini, sindaco di Castenaso, paese alle porte di Bologna, ha per esempio vietato il secondo lavaggio della testa ai clienti (oltre al risciacquo). Mossa giustificata dal fatto che «un rubinetto lasciato aperto eroga mediamente 13 litri al minuto e i classici due risciacqui superano almeno i 20 litri. Nella situazione in cui ci troviamo non ce lo possiamo più permettere» ha fatto sapere il primo cittadino.

Limitazioni sono previste anche nel Lazio dove Nicola Zingaretti ha proclamato lo stato di “calamità naturale” per l’intero territorio della Regione fino al 30 novembre «a causa della grave crisi idrica determinatasi per l’assenza di precipitazioni meteorologiche e in conseguenza della generalizzata difficoltà di approvvigionamento idrico da parte dei Comuni».

In Liguria sono state diffuse linee guida per il servizio idrico che comprendono divieti di irrigazione e annaffiatura di giardini e prati, di cortili e piazzali, di autoveicoli con esclusione degli autolavaggi, il divieto di riempimento di piscine private, fontane ornamentali e vasche da giardino. Discorso simile in Friuli Venezia Giulia, fra le prime a dichiarare lo stato di “sofferenza idrica” e dove il governatore Massimiliano Fedriga ha indicato il taglio dei rilasci di acqua obbligatori verso valle e limitazioni della risorsa idrica per uso domestico.

Precauzioni simili, con i soliti divieti di spreco d’acqua, anche in alcune città dell’Umbria, come in una recente ordinanza a Perugia. In Veneto la crisi del Po - mai così in secca da 70 anni - è così evidente che si è arrivati chiaramente a sconsigliare la navigazione sul Grande Fiume, dove per altro preoccupa fortemente la risalita dell’acqua salata.

Tra le regioni più colpite, infine, anche il Piemonte dove oltre alle classiche ordinanze e limitazioni, il presidente Alberto Cirio ha sollecitato nuovamente il governo a dichiarare lo stato di emergenza. Dichiarazione che, secondo l’esecutivo, arriverà dopo la definizione dei criteri e delle misure proprio di concerto con le regioni, un intervento che potrebbe arrivare entro due settimane.

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