Ambiente

Così la siccità mette in ginocchio l’agricoltura italiana

Da Nord a Sud, dalla frutta alla verdura: l’emergenza idrica sta mettendo a dura prova i raccolti del Bel Paese. In gioco c’è la sopravvivenza del settore agricolo
Credit: Marek Piwnicki/unsplash
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23 giugno 2022 Aggiornato alle 21:00

Il mais in Emilia Romagna e Piemonte, grano e olive in Toscana e Puglia. Arance rosse in Sicilia, riso nelle pianure; frutta, verdura e legumi dimezzati al Nord.

L’allarme siccità, in parte inascoltato, lanciato già a febbraio, tra fiumi secchi e assenza di neve sulle montagne, ora si è trasformato in ultimatum tragico: ci sono appena una decina di giorni per trovare una soluzione all’emergenza idrica, altrimenti metà dei raccolti italiani - come in parte sta già accadendo - andranno perduti.

Le stime sono terrificanti: oltre 1 miliardo di euro di danni per l’agricoltura e c’è chi indica che, con il perdurare della crisi, si arriverà anche al doppio.

Il conto della crisi climatica, che spesso passa in secondo piano fra le emergenze da affrontare, è salatissimo. L’acqua di mare risale sempre di più in un Po mai così in secca da 70 anni: le piogge estive difficilmente porteranno sollievo a una situazione già compromessa, e su ghiaccio e neve delle montagne (caduta del 70% in meno quest’anno) si potrà contare ben poco.

Mentre il governo di concerto con le regioni si prepara allo stato di emergenza, mentre in decine di città italiane scatta il razionamento d’acqua così come ordinanze per preservarla (evitando di annaffiare orti e giardini e altre strategie), l’agricoltura italiana è già in ginocchio, sulle soglie di quella che potrebbe essere una “guerra dell’acqua”.

I primi segnali arrivano da uno dei territori che versa nelle condizioni peggiori, la Lombardia. Un agricoltore di 43 anni di Bereguardo, in provincia di Pavia, ieri è stato denunciato dai carabinieri per aver manomesso più volte la paratìa di un canale nel tentativo di garantire una maggiore quantità di acqua ai propri terreni. L’acqua è finita e si arriva persino a rubarla.

E senza acqua, nei giorni di raccolti annuali come questi sono guai seri. Per la Cia-Agricoltori i danni potrebbero arrivare a oltre 1 miliardo di euro: nel bacino del Po il 50% dell’intera produzione (come per mais e soia) è già a rischio, mentre altre coltivazioni di frutta e verdura potrebbero non iniziare.

Servono fondi per nuovi invasi, tecnologie per preservare quello che c’è, risorse per migliorare l’approvvigionamento. Fra le difficoltà più serie c’è quella del pomodoro: con siccità di questo tipo, in futuro parte delle coltivazioni potrebbero passare alle più resistenti patate.

Poi la frutta estiva: per meloni e cocomeri si parla di una riduzione fra il 30% e il 40%. I raccolti più compromessi sono quelli del Nord e del Centro, ma anche al Sud - come per il grano o le olive pugliesi - iniziano a esserci serie criticità.

Per Confagricoltura, inoltre, la poca acqua che c’è viene mal usata: «Oltre il 40% dell’acqua immessa viene dispersa e l’acqua piovana viene captata solo per poco più del 10%». In Emilia Romagna si contano già 300 milioni di euro di danni nell’ortofrutta e c’è solo il 30% dell’acqua che serve a albicocche, ciliegie, pesche e susine . Peggio ancora per gli alberi di mele e pere: appena il 12%.

Ma la siccità non incide soltanto su frutta e verdura, ma anche sul foraggio e il cibo destinato agli allevamenti animali. In Liguria, per esempio, oltre ai rischi per la raccolta del basilico destinato al pesto, la produzione di foraggio è di «un terzo rispetto a quella necessaria e si registra una forte mancanza d’acqua per abbeverare il bestiame, situazione che fa vivere alla zootecnia una grave difficoltà», dice Coldiretti.

Scendendo lungo lo Stivale la situazione non migliora. In Toscana il comparto delle olive è in seria difficoltà e almeno il 40% dei raccolti può andare distrutto: se la crisi idrica continuerà, si arriverà fino al 70%, ha detto il presidente di Cia Toscana. La crisi climatica, nel frattempo, dalla Maremma alla Val di Chiana, sta già arrecando danni alle viti e al futuro vino: non solo siccità, ma anche grandinate improvvise che devastano tutto.

In Molise c’è il 30% in meno di colture di cereali, cifra che in Basilicata per lo stesso comparto si attesta su un - 40% rispetto al 2021. In Puglia si registrano cali per le rese di grano, avena, legumi e l’olivicolo.

In attesa di comprendere tutti gli interventi legati allo stato di calamità e di emergenza che verranno messi sul piatto nelle varie regioni, le previsioni per il futuro prossimo oltretutto non sono affatto rosee. «C’è una criticità importante e per le prossime settimane le tendenze non sono positive, ci attendono ancora periodi di siccità», ha detto il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.

Per la Protezione civile le criticità maggiori si registrano in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Umbria e Veneto. Con zone dove non piove da quasi 120 giorni e le temperature sono più alte anche di quattro gradi rispetto alla media del periodo. La necessità di un pronto intervento per migliorare invasi, approvvigionamento dai bacini e recupero della poca acqua piovana che potrebbe arrivare sono dunque una urgenza da affrontare immediatamente.

Allo stesso tempo, la crisi idrica si sta facendo già sentire anche sull’energia: a soffrire oggi - come ha ricordato il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani - sono le centrali idroelettriche. Fa specie poi che anche in zone dove notoriamente l’acqua non manca, come la Valle d’Aosta, inizino i primi guai seri.

Alessio Nicoletta, presidente di Coldiretti Valle d’Aosta, ha detto che in questi giorni «si sta sciogliendo un po’ tutto. Abbiamo una stagione anticipata e non abbiamo una scorta. Sicuramente entreremo in crisi, alcune zone lo sono già, altre lo faranno nei prossimi giorni, a meno che non arrivino piogge costanti. E se la siccità dovesse proseguire, ci saranno ragionamenti pesanti e forti da fare».

Dall’altra parte dello Stivale, la Sicilia, regione dove il rischio desertificazione sfiora il 70%, è ormai abituata: «è quasi endemica, tanto da non fare quasi più notizia», ha detto in una nota il presidente del Consorzio Arancia Rossa di Sicilia IGP, Gerardo Diana, aggiungendo che «noi agrumicoltori e agricoltori del Sud dobbiamo fare i conti anche con un sistema di distribuzione dell’acqua irrigua vergognosamente inefficiente e su cui nessuno dei governi che si sono succeduti alla guida della Regione ha saputo intervenire».

Se tutte le condizioni regionali non bastassero per restituire il quadro gravissimo per cui è necessario intervenire, i numeri da soli forniscono in maniera precisa un riscontro di come la siccità sta impattando sull’agricoltura e il nostro Paese. 70 sono gli anni passati da una crisi idrica di tale portata, con riserve su monti, laghi e fiumi ormai ai minimi storici.

28% è invece la percentuale, secondo Ispra, della desertificazione che ha ormai raggiunto l’Italia. 21 sono invece i chilometri che interessano il cuneo salino, quelli che l’acqua salata dell’Adriatico sta risalendo all’interno del Po, portando all’impossibilità di utilizzare l’acqua del fiume per esempio per irrigare in agricoltura, mentre il doppio di quella cifra (42), è la percentuale di acqua sprecata dalla rete idrica nazionale.

Numeri e contesti che, nelle ultime ore, stanno portando per forza di cose i governatori a misure straordinarie, dai divieti lavaggio auto sino al taglio dell’erogazione d’acqua di notte. Chiudere i rubinetti per preservare il bene più prezioso che abbiamo potrebbe essere comunque una mossa insufficiente a scongiurare una crisi che sta accelerando: ogni segnale - anche nei confronti di una cittadinanza che deve essere più attenta al risparmio - è però utile per far comprendere la gravità della situazione.

E per chi proprio non ne vuol sapere, continuando a usare acqua potabile per usi non domestici, a Livorno è prevista persino una multa: da 100 a 500 euro a chi viene sorpreso a sprecarla. Qualunque cosa, pur di mantenere la poca acqua che ancora c’è.

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