Ambiente

Il centro urbano indiano che scompare in pochi giorni

Kumbh Mela è una città intenzionale che nasce nel Gange dopo l’arrivo del monsone e il ritiro delle acque. Qui, 100 milioni di persone si riuniscono per 55 giorni. Con il fine di purificarsi
Maha Kumbh Mela, Allahabad
Maha Kumbh Mela, Allahabad Credit: denniskater.com
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26 giugno 2022 Aggiornato alle 07:00

Rahul Mehrotra, un urbanista di Mumbai, descrive in un grande saggio la festa di Kumbh Mela. Una tradizione hindu lontana dalle abitudini occidentali: non solo lontana geograficamente ma anche come pensiero.

Se dopo aver letto cosa succede laggiù ti sentirai un po’ più piccolo, molto più piccolo, come mi sono sentito io, forse ce la facciamo. Le cose importanti che succedono in India durante il Kumbh Mela sono: cento milioni di persone viaggiano e si riuniscono per 55 giorni alla confluenza dei fiumi Gange e Yamuna. Sei milioni di persone ci vivono per tutti i 55 giorni. Lo fanno per purificarsi.

Dopo il monsone i fiumi si ritirano e liberano il terreno. Nel Gange nasce Kumbh Mela. È una città vera e propria, con delle griglie urbane pianificate, le telecamere di sorveglianza, gli ospedali, i servizi comunali, il sito web e le sue app, le fognature, i trasporti, l’acqua potabile, la raccolta dei rifiuti e i templi.

È adattabile perché se c’è un acquazzone e il fiume cambia corso il sistema urbano segue la natura e si adatta. È una città intenzionale, voluta dal governo statale, non è una città improvvisata, né freakettona.

Non ci sono fondazioni, né cemento, è costruita con solo 5 elementi. Bambù, chiodi, corde, viti e tessuti vari. E quando dopo 6 mesi in una settimana si smonta tutto, tutto ritorna come prima e i monsoni e la natura riprendono quello che hanno donato per 6 mesi.

Toccare e usare la terra con dolcezza è importante. Soprattutto per la cultura occidentale così convinta che tutto sia per sempre, che tutto sia permanente, mentre dovremo iniziare a comportarci da uomini limitati come se tutto fosse impermanente.

La permanenza, il bisogno di dare sempre un motivo personale al contesto che ci circonda, dal parcheggio per l’auto a un amore che se ne va. Ci aiuta e ci rassicura pensare che la realtà sia immutabile e permanente, mentre davvero non lo è.

Kumbh Mela non è l’unico esempio al mondo: i campi profughi purtroppo sono un altro caso, oppure i parcheggi occupati dai mercati rionali che troviamo nelle città, o una via abitata per qualche giorno da un evento musicale ma anche i campeggi estivi in montagna dei nostri figli. Sono movimenti sociali, metamorfosi sostenibili e impermanenti.

Anche il flusso dei migranti potrebbero esserlo, e il modello dei corridoi umanitari di Sant’Egidio è un tentativo ben riuscito che va in quella direzione.

Stiamo davvero aiutando noi e il nostro Pianeta ricercando politiche pubbliche costose, pesanti e grezze per problemi temporanei e impermanenti? Non è solo architettura, è politica. I partiti, le istituzioni, i media e le lobby limitano lo spazio pubblico, lo mutilano, ci impediscono di fare e partecipare nascondendo con abili strategie l’intera struttura del reale.

Abbiamo bisogno di ripensare la città ma non solo, dobbiamo aiutare per la metamorfosi della comunità stessa, ma anche quella istituzionale come le nazioni e le repubbliche, per finire con una profonda metamorfosi della democrazia, riconoscendo il limite e l’impermanenza della natura e delle cose del mondo.

La grande esperienza fisica e spirituale di Kumbh Mela è da studiare.

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