Culture

I mormoni fondamentalisti sono ancora tra noi

Il documentario Keep Sweet – Pray and Obey disponibile su Netflix riaccende i riflettori su una comunità che si credeva estinta. Dove le donne sono trattate come incubatrici e le bambine abusate ogni giorno
Copertina Netflix di Keep Sweet: pregare e obbedire
Copertina Netflix di Keep Sweet: pregare e obbedire
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
19 giugno 2022 Aggiornato alle 13:00

Vivere solo per procreare, ubbidire al marito e garantire a quest’ultimo l’accesso al Paradiso.

No, quello appena descritto non è il delirio di uno squilibrato o un passaggio di The Handmaid’s Tale, ma la quotidianità delle donne appartenenti alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS), una congregazione mormone fondamentalista attiva negli Stati Uniti e i cui membri praticano la poligamia, ovviamente solo maschile.

Di quella che è a tutti gli effetti una setta religiosa tuttora in attività che, dopo anni di oblio, se ne sta tornando a parlare proprio in questi giorni per un documentario di quattro episodi da poco disponibile su Netflix. Keep Sweet – Pray and Obey, diretto da Rachel Dretzin, racconta proprio le vicende oscure che gravitano intorno a tale realtà.

In particolare, la narrazione si concentra su Warren Jeffs, autoproclamatosi profeta nel 2002 e attualmente in carcere, dove sta scontando l’ergastolo più vent’anni di reclusione per due accuse di violenza sessuale su minori. Ma per capire meglio come si sia arrivati a questo punto è necessario riavvolgere il nastro.

Tra il 1890 e il 1904, la Chiesa mormone abolì i matrimoni poligami, provocando una scissione interna dalla quale nacque tale branca fondamentalista fondata proprio sulla poligamia come volere di Dio, oltre che sulla supremazia bianca. I fedeli, insediatisi nella cittadina di Short Creek al confine tra Utah e Arizona, seguivano gli insegnamenti originali del fondatore Joseph Smith e dei santoni che a lui si ispirarono e di volta in volta si susseguirono.

Prima di Warren Jeffs fu la volta del padre Rulos, che guidava la comunità intimando alle donne proprio quel Keep Sweet (rimani dolce), parte iniziale del titolo del documentario. I loro compiti erano sorridere sempre, sviluppare un carattere docile, sposarsi presto e fare quanti più figli possibili, con uomini che arrivavano ad avere anche 30 mogli contemporaneamente e 70 figli complessivi, aggiudicandosi così l’ingresso in paradiso post mortem.

Se già questa realtà sembra agghiacciante, è nulla rispetto a ciò che è successo quando alla morte di Rulos la leadership è passata a Warren. Sotto il suo dominio poligamia e pedofilia sono divenuti sinonimi e le regole ancora più estreme. Il motto principale è virato in Pray and Obey (prega e obbedisci) fatto incidere a caratteri cubitali sulla facciata della sua abitazione al centro della comunità, e le donne hanno iniziato ad assomigliare in modo inquietante alle protagoniste della Casa nella Prateria.

I loro abiti potevano essere solo in colori pastello, lunghi fino ai piedi e che coprissero braccia, collo e ovviamente décolleté. Anche la biancheria intima era lunga e i capelli sempre raccolti in laboriose e austere acconciature. I divertimenti erano banditi e l’educazione ridotta al minimo perché le ragazze non dovevano pensare ma accettare di essere date in spose ancora bambine a uomini adulti, scelti dallo stesso Jeffs. Uomini che abusavano di loro senza troppi complimenti, trattandole come oggetti sessuali e incubatrici viventi.

Nella serie Netflix a raccontare nei dettagli l’orrore sono coloro che hanno avuto la forza di scappare, dopo aver passato anni schiacciate da un sistema che le impediva non solo difendersi, ma perfino di rendersi conto di cosa stesse realmente accadendo. Nonostante fuori da Short Creek il mondo fosse infatti entrato nel nuovo Millennio, in quel microcosmo ogni informazione veniva filtrata dal profeta, al quale nessuno si opponeva mai.

Nemmeno quando iniziò ad allontanare i bambini dalle rispettive famiglie per trasferirli in una fantomatica Sion, luogo di salvezza che sarebbe spettato solo ai prescelti, che altro non era se non un mega ranch auto celebrativo in costruzione nel Texas, con tanto di Tempio gigantesco.

Attirate da movimenti sospetti e da donne e minori vestite in modo bizzarro, le autorità locali nel 2008 indagarono su quel luogo, scoprendo una comune dove si perpetuavano abusi sessuali, fisici e psicologici su bambini e bambini e alla fine ne allontanarono, seppur momentaneamente 400.

A quei tempi il castello di Jeffs stava già iniziando a sgretolarsi, visto che sulla sua testa pendeva un mandato di cattura dell’Fbi per aver favorito matrimoni tra uomini e minorenni, mentre il nipote Brent disse di essere stato stuprato da lui e altri membri della famiglia quando era solo un bambino.

Accuse che non furono mai suffragate da prove sufficienti a mandarlo in carcere, a differenza di quanto avvenne nel 2011 quando l’audio della violenza sessuale subita da una sua moglie tredicenne gli valse la condanna definitiva.

Il documentario si conclude così, con le fuoriuscite dalla setta che raccontano come parti delle loro famiglie ne facciano ancora parte. Già perché nonostante la condanna la comunità non è estinta e conterebbe oggi circa diecimila adepti, anche se di come funzioni ora si sa poco.

Perfino i media statunitensi faticano a capirlo ma, come raccontato dal Los Angeles Times, all’indomani della condanna di Warren Jeffs, lo Utah ha preso il controllo dello United Effort Plan, che possedeva quasi tutte le case e attività commerciali di Short Creek in dotazione ai membri dell’FLDS, e negli anni successivi ha proposto agli abitanti di continuare a occuparle pagando una quota mensile di soli 100 dollari. Molti però hanno rifiutato e se ne sono andati a vivere altrove, convinti che le loro abitazioni fossero consacrate alla chiesa e non potessero finire sotto il controllo statale.

L’opposizione alla nuova realtà ha reso la comunità di mormoni integralisti del luogo molto più piccola di un tempo, e costretto i membri superstiti a vivere a fianco di nuove e contemporanee attività che stanno popolando una zona, oggi considerata in forte espansione.

Le informazioni certe finiscono qui e su chi al momento gestisca l’FLDS vi è poca chiarezza. Sempre secondo il magazine californiano, dopo l’arresto del profeta il comando passò a suo fratello Lyle, arrestato però a sua volta nel 2016 per frode e condannato a cinque anni di carcere.

La tesi più accreditata è che i membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni non abbiano mai abbandonato Warren Jeffs e che sia ancora lui, dal carcere, a guidarli, contando sulla cieca obbedienza inculcata loro negli anni, costruita su menzogne e coercizioni e sulla fedeltà di donne ancelle cresciute all’ombra dell’uomo-padrone

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