Diritti

Ti piace insultare? In Giappone rischi il carcere

Entro fine estate, a Tokyo entrerà in vigore la legge anti-cyberbullismo. Prevede carcere o multa da più di 2.000 euro per i leoni da tastiera
Credit: Ari He/ Unsplash
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
15 giugno 2022 Aggiornato alle 09:00

Il Giappone ha deciso di intervenire sugli insulti online. Entro la fine dell’estate entrerà in vigore una nuova legge che punisce gli autori con pene fino a un anno di reclusione o multe da circa 2100 euro.

Come spiega il quotidiano Japan Times, questo segna un passo importante verso la lotta al cyberbullismo in Giappone: qualcosa si è mosso quando Hana Kimura, una wrestler professionista che ha partecipato al reality show in onda su Netflix “Terrace House”, si è tolta la vita a soli 22 anni dopo aver ricevuto numerosi messaggi di odio sui suoi canali social per mesi e mesi.

Lo show riunisce in un’unica casa sei estranei che per un’intera stagione vivono insieme, fanno la spesa, si alternano per i lavori quotidiani e le pulizie della casa. Molti lo definiscono un “anti-reality TV show”, privo dei drammi esplosivi che solitamente caratterizzano queste produzioni.

Ma, a marzo del 2020, una discussione tra Kimura e un altro membro del cast ha infervorato gli spettatori: come riporta la Cnn, avrebbero discusso su tematiche come le difficoltà di essere una wrestler donna, le idee sbagliate pubbliche sul suo lavoro e la lotta per l’equilibrio tra lavoro e vita privata.

La ragazza, nel 2019, era entrata a fare parte di Stardom, un gruppo di wrestler professioniste con sede a Tokyo, e aveva vinto numerosi campionati e tornei. Aveva seguito l’esempio di sua madre Kyoko Kimura, ex professionista del settore. La fama era poi arrivata con lo show, con cui aveva guadagnato fan provenienti soprattutto da Asia e Stati Uniti.

Dopo l’accaduto, altri membri dello show avevano denunciato le proprie esperienze di abusi online: alcuni auguravano a una concorrente la morte, altri scrivevano che era inevitabile essere diffamanti online perché era “il giusto prezzo per essere una celebrità”.

Stavolta, però, il reato differisce dalla diffamazione, che il codice penale giapponese definisce come l’umiliazione pubblica di qualcuno accusandolo di fatti specifici. La legge sugli insulti online punirebbe invece le umiliazioni pubbliche dello status sociale di qualcuno senza fare riferimenti a fatti o azioni specifici.

Le pene per i trasgressori sono molto più significative delle precedenti, che prevedevano la detenzione fino a 30 giorni e una multa fino a 70 euro. La nuova legge è stata approvata solo dopo l’aggiunta di una disposizione che prevede una misurazione del suo impatto sulla libertà di espressione.

Seiho Cho, un avvocato penalista che vive in Giappone, ha spiegato alla Cnn che la norma non ha fornito alcuna classificazione di ciò che costituisce un insulto: «Ci devono essere delle linee guida per distinguerli: per esempio, al momento, se qualcuno chiama il leader del Giappone un idiota, quello potrebbe essere considerato un insulto».

Gli oppositori della legge credono, infatti, che la norma potrebbe limitare la libertà di parola e le critiche a chi occupa posizioni di potere. Ma i sostenitori sono convinti che sia necessaria una risposta dura per reprimere cyberbullismo e molestie online.

La madre di Kimura ha creato un’organizzazione chiamata “Remember Hana” per portare avanti diverse attività educative “con l’obiettivo di ridurre il numero delle vittime e degli autori di accuse online”.

Dopo che il Parlamento ha approvato la legge, Kimura ha indetto una conferenza stampa in cui ha dichiarato: «Voglio che la gente sappia che il cyberbullismo è un crimine». Forse, adesso, la voce si spargerà.

Leggi anche
Ernesto Caffo, presidente del telefono Azzurro
violenze
di Chiara Manetti 6 min lettura