Bambini

I consigli di Ernesto Caffo contro gli abusi online

Secondo l’ultimo report di Telefono Azzurro, gli abusi in Rete sono quasi triplicati: aumentati, in particolare, i casi di Sexting, Grooming e Sextortion. Come racconta in questa intervista il presidente della onlus
Ernesto Caffo, presidente del telefono Azzurro
Ernesto Caffo, presidente del telefono Azzurro Credit: https://www.marketingnotizie.com/innovazione/safer-internet-day-2022/
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
11 maggio 2022 Aggiornato alle 09:00

Troppo silenzio avvolge gli abusi sui bambini. Troppo poco, ancora, si parla del coinvolgimento di minori in attività sessuali che non comprendono appieno o a cui non sono in grado di dare un consenso informato, in atti che violino leggi, usi e consuetudini sociali.

Si tratta di fenomeni che, durante la pandemia, non hanno fatto altro che crescere senza sosta, aiutati dai lockdown e dall’uso di tecnologie digitali già dai primi anni di età. La ong Save the Children, che opera in 120 Paesi, ha raccolto raccomandazioni e consigli di varie organizzazioni, tra cui la Società Italiana di Pediatria e l’Oms, dedicate a genitori e non solo, spiegando effetti positivi e negativi delle tecnologie digitali sui più piccoli.

I punti chiave sono la conoscenza degli strumenti, la creazione di un ambiente di ascolto, e soprattutto è necessario dare il buon esempio usando cellulari e tablet in modo sicuro e limitato. Per saperne di più su questi comportamenti, c’è la Guida realizzata insieme alla Polizia Postale dal titolo “Adescamento online - Conoscere e prevenire: una guida per genitori”.

Anche l’ultimo report del Telefono Azzurro, la onlus italiana nata a Bologna nel 1987 per difendere i difendere i diritti dell’infanzia, raccoglie una serie di indicazioni per genitori e adulti di riferimento. Abbiamo chiesto a Ernesto Caffo, presidente e fondatore della onlus, di parlarci degli ultimi dati emersi da “Io mi fidavo. L’abuso sessuale può avere molte facce”.

Presidente Caffo, quali sono le diverse facce con cui si presentano gli abusi, soprattutto in ambito digitale?

Il tema degli abusi sessuali sui bambini si è trasformato in questi ultimi anni per via della facilità per ragazzi e ragazzi di entrare nel mondo del digitale. Essere vittime di Grooming (l’adescamento online, ndr) e di altre forme di sfruttamento sessuale è davvero semplice oggi, con la crescente diffusione di materiale fotografico e video raffigurante soggetti minorenni coinvolti in attività di esplicita natura sessuale, il Child Sexual Abuse Material (Csam).

Questa evoluzione da una parte attiva i processi di ricerca di questo materiale, ma dall’altra risponde a una crescente produzione da parte degli stessi adolescenti. Spesso questo scambio avviene non solo tra minori e adulti, anche a fini di vantaggi economici e commerciali, ma anche tra coetanei. Nel 2021 c’è stato un aumento di segnalazioni di materiale Csam online del 64% rispetto all’anno precedente e il 97% riguarda minori di sesso femminile.

Come si contrastano queste nuove forme di abusi?

Se prima il tema della pedofilia coinvolgeva poche persone che avevano una particolare modalità di approccio anche nella vita reale con bambini e adolescenti, oggi lo scenario è cambiato: a causa delle facilitazioni di accesso a questi materiali, gli strumenti di contrasto sono molto più deboli.

La massa di contenuti che girano nella Rete e la loro diffusione a livello globale fanno sì che qualunque intervento a livello nazionale resti molto limitato: è molto difficile, oggi, intercettare le strutture criminali internazionali che coordinano questi scambi. Da parte delle aziende, però, c’è stata una crescita delle competenze digitali volte a intercettare questo materiale molto precocemente, con strumenti dell’intelligenza artificiale che riescono a bloccare foto e video appena vengono immessi in Rete. E questi sono cambiamenti molto importanti avvenuti negli ultimi anni.

Rispetto al 2020, i casi di pedofilia e abuso sessuale online gestiti da Telefono Azzurro sono quasi triplicati. Che ruolo hanno avuto la pandemia e le tecnologie in questa crescita?

La tecnologia si è evoluta enormemente proprio durante la pandemia, cioè nel momenti in cui si è dato spazio alla comunicazione tra le persone online. Il Sexting (l’invio, la ricezione, la condivisione e la diffusione di immagini e video sessualmente espliciti, ndr) si è sviluppato in modo particolare, e questo ha provocato la crescita di fenomeni di Sextortion (l’estorsione e la minaccia di diffusione di tali immagini senza il consenso dell’interessata/o, ndr) e di Grooming, che ha trovato il modo, grazie alla pandemia, di raggiungere persone fragili cercando di coinvolgerle in attività a fini sessuali.

Spesso, poi, le vittime lo diventano anche al di fuori della Rete, creando una relazione tra virtuale e reale. Inoltre, i bambini accedono precocemente ai materiali pornografici, senza alcun limite di accesso: questo li porta a non essere consapevoli di certi comportamenti, e della scelta di mettere online un’immagine di sé o di altri: ciò che è in Rete ci resterà sempre, rischiando di essere usato in modo improprio anche in epoche successive al caricamento online.

In che cosa consiste il servizio del Telefono Azzurro?

Noi interveniamo a fronte di una richiesta di aiuto: molte volte il minore che ci chiama non ha detto a nessuno di avere inviato dei materiali. La prima cosa da fare è esaminare il fenomeno, valutare il tipo di materiale e capire se si tratta di scambi “naturali” tra adolescenti o situazioni in cui sono vittime di un reato. In questo caso collaboriamo con la Polizia Postale per intervenire.

Seconda cosa da fare, togliere le immagini dalla Rete: questo lo facciamo insieme alle varie piattaforme in cui avviene lo scambio, che sono molto attive e attente a rimuovere immediatamente il materiale attraverso delle strutture interne di sicurezza. Poi c’è un percorso di aiuto e di supporto a queste vittime perché uno dei rischi maggiori, soprattutto nel caso di bullismo e di sexting, è di provare grande disagio e sofferenza che possono sfociare in un comportamento suicidario.

Vi contattano solo vittime?

La gran parte delle volte sì, ma spesso capita che ci chiamino gli autori stessi di questi comportamenti. A volte si tratta di un ragazzo più grande che si è reso conto, vedendo un nostro servizio in televisione o ha partecipato alle iniziative che svolgiamo nelle scuole, che può essere in qualche modo perseguito per ciò che ha fatto.

Ci dovrebbe essere più informazione nelle scuole?

Sì ed è per questo che abbiamo fatto, ormai da due anni, un grande programma chiamato Cittadinanza Digitale, in collaborazione con Google.org, dedicato sia a studenti che a docenti, per parlare di queste tematiche e fornire strumenti e competenze digitali. Adesso distribuiremo nelle scuole della Lombardia un kit affinché possano utilizzare la piattaforma che abbiamo attivato, e affrontare queste tematiche con i ragazzi.

Come reagiscono i ragazzi durante questi incontri?

Sono molto attenti e curiosi: il 5 maggio, nella Giornata Nazionale contro la Pedofilia, abbiamo organizzato un dibattito a Roma e abbiamo mostrato ai presenti una chat in collegamento con un operatore del nostro servizio 114 in una delle nostre sedi di Milano. I ragazzi erano attentissimi, perché sanno di essere i protagonisti di queste situazioni e vogliono sapere come segnalare, come attivarsi con i loro coetanei. Il tema della sessualità è un qualcosa che vivono senza l’aiuto degli adulti. Molte ragazze si definiscono “bitch”, ovvero prostitute, come se fosse in qualche modo un gioco, ed è quello che si fa in rete dimenticando che tutto rimane online, andando a macchiare la propria identità personale.

Si sta diffondendo un pensiero critico che, fino a 1 o 2 anni fa, non c’era: oggi i ragazzi sono molto più consapevoli, si rendono conto del problema e capiscono che la Rete può essere anche un elemento di rischio.

Ha qualche indicazione per aiutare i genitori a proteggere i propri figli dagli abusi digitali?

I genitori dovrebbero accompagnare i bambini nel cammino nel digitale e sensibilizzarli fin da piccoli su quali siano i rischi che corrono online. Quindi occorre che in primis i genitori conoscano le piattaforme su cui i ragazzi passano il loro tempo: non devono essere viste come qualcosa che riguarda soltanto i loro figli. Bisogna coinvolgerli, ascoltarli, insegnare anche ai più piccoli a “dire di no”.

I canali di assistenza del Telefono Azzurro comprendono la linea gratuita di Ascolto e Consulenza 1.96.96 attiva 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, il Servizio 114 Emergenza Infanzia e il servizio chat, costantemente in funzione.

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