Diritti

I crimini del Gruppo Wagner

Mentre la nostra attenzione è concentrata sul conflitto in Ucraina, la compagnia militare privata al servizio del Cremlino sta agendo con forza e senza scrupoli in diversi Paesi africani
Soldati Wagner durante una missione in centro Africa.
Soldati Wagner durante una missione in centro Africa. Credit: Reuters
Tempo di lettura 3 min lettura
13 giugno 2022 Aggiornato alle 15:30

Fondato nel 2014, il Gruppo Wagner è una compagnia militare privata al servizio del Cremlino, supervisionata dall’imprenditore russo Evgenij Prigožin un tempo definito lo “chef di Putin”.

Seguendo il concetto di “guerra ibrida”, il Gruppo è stato dislocato nei vari teatri di guerra dove sono in gioco gli interessi della Russia, dal Donbass alla Siria, fino a una dozzina di Paesi del continente africano. Principalmente in Libia, in Sudan, in Mali, nella Repubblica Centrafricana, in Madagascar e in altre località dell’Africa subsahariana.

Lo scopo del Gruppo è estendere l’influenza russa in Africa contrastando soprattutto gli interessi occidentali, tanto che Joseph Siegle, esperto dell’Africa Center for Strategic Studies, ha affermato che la Russia sta usando i mercenari come «uno strumento coercitivo per minare l’idea della democrazia occidentale e portare questa nazioni verso Mosca. Putin vuole sfidare l’assetto democratico internazionale perché non riesce a competere bene in tale ordine».

Il dispiegamento occulto di migliaia di soldati mercenari a supporto di regimi dittatoriali e democratici corrotti, impegnati militarmente contro ribelli e/o forze jihadiste/terroristiche, ha comportato numerosi problemi e gravissimi abusi dei diritti umani negli ultimi tempi.

Il Gruppo è stato accusato più volte di esecuzioni sommarie e di torture nei confronti di civili nella Repubblica Centrafricana, mentre nel 2018 sono stati assassinati misteriosamente tre giornalisti russi che indagavano sull’attività del compagnia militare.

L’episodio più grave però è accaduto in Mali, dove progressivamente la Russia è subentrata al posto della Francia nelle lotte interne al Paese.

Lo scorso 27 marzo si sono scatenate una serie di violenze nella cittadina di Moura, dove sono intervenute le forze di sicurezza maliane con il supporto dei mercenari russi.

Un attacco militare durato quattro giorni che ha comportato la morte di oltre 300 persone, per lo più civili, massacrati indiscriminatamente durante le operazioni “anti-terrorismo” e poi sepolti in fosse comuni.

Un atto estremamente feroce che ha sconvolto la direttrice Corinne Dufka della sezione dell’Africa occidentale di Human Rights Watch: «Ho documentato le atrocità di tutte le fazioni in Mali per oltre un decennio, e se gli islamisti armati hanno massacrato centinaia di persone, questa è la più grave atrocità fatta da qualsiasi gruppo».

Il team delle Nazioni Unite incaricato di investigare su questi crimini ha più volte tentato di raggiungere le aree coinvolte per intervistare i residenti locali, ma le forze di sicurezza maliane si sono sempre frapposte, impedendo qualsiasi rilevazione e arrestando i possibili testimoni. Azioni che tuttora scoraggiano qualsiasi ricerca della verità.

L’oscuro intreccio fra interessi geopolitici ed economici ha prodotto una fitta nebbia su i reali rapporti fra la compagnia militare e i vari governi africani coinvolti, mentre i mercenari della Wagner sono stati recentemente avvistati anche in Ucraina, dove molti temono o sospettano che possano macchiarsi degli stessi crimini commessi in Africa.

Leggi anche
Futuro
di Maria Michela D'Alessandro 2 min lettura
Diritti
di Cristina Sivieri Tagliabue 3 min lettura