Diritti

Ci sarà una nuova Norimberga per Putin?

Petizioni online, gli Usa contro la Russia e l’accusa di aver commesso crimini di guerra in Ucraina. Secondo quanto ci ricorda la Storia, però, è difficile che l’inquilino del Cremlino venga messo a processo come accadde ai leader nazisti
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24 marzo 2022 Aggiornato alle 15:00

Fare parallelismi, quando si ha a che fare con la Storia, può essere rischioso oltre che semplicistico. Lo ammette senza troppi giri di parole Marco Cuzzi, professore di Storia contemporanea all’Università Statale di Milano. Perché non esiste una forma di parallelismo completa e perché, per chi con la Storia ci lavora, non si ripete mai, diversamente da quanto si è sentito parlare in questo mese.

Putin come Hitler, la Shoah come l’invasione russa in Ucraina, e la richiesta dei leader internazionali di una nuova Norimberga, il processo iniziato nel 1945 contro i piani e i gerarchi del Terzo Reich. È possibile?

Studiare storia, oggi, vuol dire essere un testimone prima che uno spettatore. Assistere, se pur da lontano, a quello che sta accadendo in Ucraina dal 24 febbraio con una differenza, avere le competenze e gli strumenti per non dover per forza trovare delle similitudini con il passato. «Il divario tra Hitler e Putin? - ripete la domanda Cuzzi - È abissale: il presidente della Federazione Russa non ha un impianto razziale o razzista: se dovessimo fare un ragionamento per tutti quelli che sono imperialisti, allora tutti sono come Hitler. Se andassimo a vedere l’impianto ideologico, mi sembra un impianto ultranazionalista, ma senza la componente e l’idea razzista, almeno allo stato attuale».

Lo storico spiega come ci siano degli aspetti nella retorica di Putin che potrebbero suggerire alcuni atteggiamenti caratteristici di Hitler, come la decadenza del mondo occidentale, la correttezza morale della Russia ortodossa rispetto agli altri, e il ristabilire uno “spazio vitale” (Lebensraum), se pur non a Est come negli obiettivi della guida del Reich tedesco.

Quello che Marco Cuzzi e altri storici hanno invece visto nell’imperscrutabile mente di Putin, è il paragone con Pietro il Grande, e con Stalin: il richiamo con quest’ultimo viene dal disprezzo nei confronti dell’Ucraina (Holodomor o “sterminio per fame”, si riferisce alla morte di migliaia di ucraini provocata negli Anni ‘30 dalle politiche di Iosif Stalin), mentre quello con l’imperatore di Russia è dovuto alla volontà di spingersi verso ovest e allontanare il pericolo che incombe su Pietroburgo e Mosca.

Ancora Putin come Hitler secondo il contenuto di una petizione online, pubblicata su Avaaz, che chiede di organizzare un tribunale sullo stile di quello di Norimberga per il presidente russo Vladimir Putin (firmata da 1.400.000 persone). Gli organizzatori sperano che la campagna virale, lanciata il 14 marzo, possa costringere la Corte penale internazionale dell’Aia ad avviare un procedimento contro il presidente della Federazione Russa. E non sono i soli: gli ex premier britannici Gordon Brown e John Major sostengono la creazione di un tribunale internazionale per indagare e perseguire Putin per i crimini di guerra commessi in Ucraina (i crimini di guerra sono violazioni delle protezioni stabilite dalle leggi internazionali, come la Convenzione di Ginevra approvata nel 1949, a tutela dei civili, dei feriti, dei prigionieri nel corso di un conflitto, e più in generale tutti gli atti contrari ai diritti umanitari).

E poi ci sono gli Stati Uniti: mentre Joe Biden non ci ha pensato 2 volte a definire il suo omologo russo “un criminale di guerra”, Ned Price, portavoce per il Dipartimento di Stato degli Usa, ha tenuto a precisare che non spetta agli Stati Uniti decidere come le indagini debbano concludersi: «Osserviamo la situazione da vicino, raccogliamo prove e le condividiamo. Qualsiasi decisione sarà presa, sarà data da quello che viene trovato e dalla sua applicabilità con il diritto internazionale», ha dichiarato Price.

Tra gli organi giudiziari che si occupano di crimini di guerra il Tribunale dell’Onu che ha ordinato alla Russia di interrompere la guerra, giudicandola un atto illegale, e la Corte Penale Internazionale che ha aperto un’inchiesta su Vladimir Putin e sui massimi responsabili civili e militari russi per appurare se hanno commesso crimini di guerra nell’invasione dell’Ucraina. Un processo contro Putin, però, non è una cosa così semplice e scontata: innanzitutto, la Corte Penale Internazionale non può agire per perseguirlo senza un mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nel quale siede quale membro permanente con diritto di veto anche la Russia, che allo stesso tempo non ha mai ratificato il trattato di costituzione della Corte Penale Internazionale.

Come ci insegna la Storia, è difficile che tutti i crimini vengano puniti: dal massacro delle Foibe nel 1943 alla guerra d’Etiopia del 1935, fino al genocidio armeno da parte dell’Impero ottomano, riconosciuto dalla Commissione dell’Onu per i diritti umani come il primo genocidio del XX secolo, ma non da tutti i 27 Paesi della Ue.

«Calpestare la libertà di un popolo è sempre un crimine – afferma Marco Cuzzi –. Tanti criminali sono stati poi accolti di nuovo all’interno del consenso internazionale. Bisognerà aspettare per vedere quanto le parole di esponenti internazionali avranno una reale applicazione, e se riusciranno a “mantenere il punto”». Per la prima volta, conclude lo storico, abbiamo a che fare con un leader solo, senza riuscire a capire dove possano arrivare i suoi poteri, «qualcosa che mi ricorda il Tardo Impero Romano».

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