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Quanto si parla d’Africa?

Giornali, tv, social media: per il terzo anno, Amref ha indagato la rappresentazione mediatica del continente africano in Italia. Risultato: si potrebbe fare di più
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30 maggio 2022 Aggiornato alle 13:00

Amref Health Africa Italia (sezione italiana dell’omonima organizzazione non governativa internazionale) si è recentemente posta una domanda: eventi sportivi quali le Olimpiadi e la Coppa d’Africa sono riusciti a cambiare la rappresentazione mediatica del continente africano, solitamente caratterizzata da immagini di guerre e instabilità?

Per trovare una risposta ha realizzato (in collaborazione con i ricercatori dell’Osservatorio di Pavia) il report Africa MEDIAta nel quale è stata analizzata la rappresentazione del continente da parte dei media, con un focus particolare per questa terza edizione sul mondo dello sport.

Dai quotidiani alla televisione, fino ad arrivare ai social media. Il risultato? Si potrebbe fare qualcosa in più.

L’africa nei giornali

“L’Africa nei quotidiani” (i cui dati fanno riferimento al periodo marzo 2021 - febbraio 2022) mostra come le notizie a tema Africa siano apparse in media, ogni mese, 16 volte sulle prime pagine di sei testate nazionali (Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, La Repubblica, La Stampa), con 1.125 notizie complessive.

Ci sono due sezioni: Africa qui, per le notizie ambientate in Italia o in altri Paesi occidentali, e Africa là, per i fatti avvenuti nel contesto locale africano.

Nella prima categoria rientra quasi il 68% delle notizie, con approfondimenti e riflessioni su tematiche quali razzismo e flussi migratori: per fare due esempi, le accuse di razzismo mosse da Meghan Markle alla corona inglese e le polemiche sulla scelta dei calciatori della Nazionale di non inginocchiarsi durante i campionati Europei.

Poco più del 32% rientra nella sezione Africa là, dove le notizie più presenti sono legate alla cronaca di conflitti e di episodi di terrorismo; seguono quelle relative a questioni sociali (come la detenzione di Patrick Zaki) e infine quelle politiche, con un focus sia sulle crisi interne locali che sulle iniziative estere italiane.

In entrambi i casi, il tono con cui sono state date le notizie è risultato principalmente neutro, mentre Libia e Egitto sono stati i due Paesi maggiormente rappresentati. «L’indagine - si legge nel report - conferma l’interesse marginale per l’Africa e per le questioni africane, tendenza già evidenziata dalle due precedenti rilevazioni».

L’Africa in televisione

Per quanto riguarda l’Africa in tv, Amref ha analizzato da marzo 2021 a febbraio 2022 nove telegiornali nazionali (Tg1, Tg2, Tg3, Tg4, Tg5, Studio Aperto, Tg La7, SkyTg24 e RaiNews 24), trovando poco più di 1.500 notizie a tema Africa tra le 44 mila analizzate.

Anche qui ritroviamo la distinzione Africa qui (67%, con focus sull’emergenza migranti, questioni razziali, discriminazione e criminalità) e Africa là (33%, su terrorismo e guerre, eventi di cronaca e politica). «Al di fuori delle condizioni di prossimità o di emergenzialità, il silenzio sull’Africa è quasi assoluto», riporta Amref.

Nei telegiornali nazionali, infatti, le notizie più diffuse ruotano attorno a vicende che presentano riflessi diretti e indiretti nel contesto italiano (come visite istituzionali o sequestri di cittadinə italianə), trasformando così il racconto dell’Africa nel racconto dell’Italia in Africa.

Marginale è stata anche la presenza nei video di persone africane o afro discendenti: «I pochi soggetti intervistati sono per lo più espressione di gente comune, immigrati o protagonisti di episodi di cronaca - si legge nel rapporto - Pressoché silenziosa la voce di esperti e rappresentanti del mondo della politica e della cultura».

Occasionalmente sono state presentate notizie di colore ma che raccontano ancora il continente con toni semplicistici e folkloristici, non dando quindi una rappresentazione oggettiva dell’Africa quale area del mondo in continuo mutamento.

L’Africa nell’infotaiment

La ricerca si è occupata poi della rappresentazione del continente africano nell’infotaiment (da marzo 2021 a febbraio 2022) con l’analisi di sette reti generaliste nazionali (Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rete 4, Canale 5, Italia 1, La7) e 90 programmi.

Qui sono stati rilevati alcuni miglioramenti rispetto alle ricerche degli anni precedenti, passando da un’attenzione al contesto africano del 23% nel 2019 al 33% del 2020, per arrivare al 39% nel 2021.

I Paesi più visibili sono stati la Repubblica Democratica del Congo (per l’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci), la Libia e l’Egitto (per la detenzione e il processo a Patrick Zaki).

Tra le cornici stereotipiche dominanti rilevate troviamo l’Africa come luogo unico e omogeneo, come luogo affascinante ma inospitale, dilaniato da guerre e povertà, popolato da un’indole aggressiva e irrazionale e, infine, come luogo incatenato a tradizioni antiche e immutabili, lontano quindi da qualsiasi idea di progresso.

L’Africa e lo sport

Spostando il focus sulla rappresentazione mediatica del continente africano in relazione allo sport, Amref si è concentrata sui Giochi Olimpici di Tokyo (luglio - agosto 2021) e sulla Coppa d’Africa (gennaio - febbraio 2022).

Nel primo caso, l’analisi è stata condotta sui programmi televisivi dedicati allo sport e alla copertura olimpica, sulla stampa e sulle pagine Instagram di atletə afrodiscendenti.

Tra questə Paola Egonu (per la sfilata inaugurale con la bandiera del Comitato Olimpico Internazionale), Marcell Jacobs e Eseosa Fostine Desalu, le cui storie - si legge nel report - hanno fornito «l’occasione per esibire l’immagine di un’Italia aperta, che sa offrire opportunità a tutti».

Nel complesso, la narrazione sportiva su stampa e tv nazionali ha offerto un’immagine dell’Africa e deə afrodiscendenti più positiva rispetto a quella presente nelle altre cornici informative analizzate.

Tuttavia ci sono stati dei limiti, sia nella rappresentazione deə atletə di origine africana (rimastə ai margini di una scena televisiva monopolizzata quasi del tutto daə sportivə italianə) che in riferimento ad atletə italianə di origine africana, le cui storie e vittorie sono state spesso utilizzate per glorificare il Bel Paese quale terra di opportunità per tuttə.

Passando alla Coppa d’Africa, l’evento ha registrato un’ottima copertura televisiva (in Pay per View) e una discreta a livello giornalistico grazie alla Gazzetta dello Sport. In particolare, non sono stati portati sugli schermi televisivi stereotipi legati al calcio africano (quale sport istintivo e poco interessato agli schemi).

Tra le possibili motivazioni, «la crescita della considerazione verso il calcio africano - scrive Amref - ma probabilmente anche una maggiore consapevolezza e sensibilità da parte dei giornalisti rispetto alla necessità di evitare stereotipizzazioni linguistiche».

Infine, nelle ultimissime pagine si parla di social e di calciatori africani e afro discendenti (sono circa 70 in Serie A). Secondo Amref, i canali social delle società sportive non veicolano luoghi comuni e stereotipi ma, allo stesso tempo, potrebbero impegnarsi di più nel promuovere apertamente messaggi e iniziative contro il razzismo.

Bisogna migliorare

Nonostante i buoni risultati ottenuti con la copertura mediatica delle Olimpiadi e della Coppa d’Africa, non possiamo dire che il continente e ə suoə cittadinə siano sempre ben rappresentatə o che le notizie a loro legate spazino tra diverse tematiche.

«Non possiamo accettare l’idea che gli africani e afrodiscendenti possano essere ben visti solo quando vincenti - ha spiegato Paola Crestani, presidente di Amref in Italia - Quel divario tra immagine in mondovisione della nostra Italia multietnica e quella reale, dove una legge di cittadinanza langue da anni, deve essere colmata».

Insieme al report, presentato il 25 maggio in occasione dell’Africa Day, Amref e il Comitato olimpico nazionale italiano - CONI hanno lanciato la campagna “Non serve un campione per battere gli stereotipi” (dalla quale è nato l’omonimo spot), alla quale hanno aderito atletə e campionə impegnatə sul campo e nella vita di tutti giorni per combattere il razzismo e raccontare correttamente l’Africa.

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