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Alessandra Comazzi: «Non è mai troppo tardi per iniziare a danzare»

Affermata critica televisiva, a 21 anni ha invertito la rotta lasciando la facoltà di Giurisprudenza per tentare la strada del giornalismo. Un cambio di successo: è stata la più giovane professionista d’Italia. E oggi ha una nuova passione, il ballo
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11 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:30

Alessandra Comazzi ha i capelli corti, color argento, sul suo viso spiccano un paio di occhiali da vista rossi sgargianti, da cui spuntano gli occhi azzurri ereditati dal padre tipografo.

Torinese, a 21 anni attraversa un momento di crisi e capisce di non essere adatta alla facoltà di Giurisprudenza che sta frequentando. Inizia a scrivere per La Voce del Popolo, il settimanale della Diocesi della città, e per Stampa Sera. È questa la sua strada, lo capisce lei e lo capisce anche chi la assume a quell’età a tempo indeterminato, a fianco di firme come Enzo Biagi e Indro Montanelli.

Dopo 2 anni diventa professionista, è la più giovane d’Italia. «Mi pareva un miraggio, ma capitai nel momento giusto, proprio quando stavano nascendo le pagine provinciali del giornale. Non ho dubbi che quella sia stata la mia svolta». Professionale, prima di tutto. Molto precoce. Forse è per questo che il cambiamento più personale, più intimo, arriverà con la maturità.

Quarantenne, incontra Giorgio, l’attuale marito, architetto. «Dopo 6 anni abbiamo deciso di sposarci, la mia vocazione familiare è stata tardiva» racconta descrivendo una vita che pare essere stata percorsa al contrario. «Ho sempre pensato che una donna, per realizzarsi, debba fare quello che vuole, e non per forza significa avere figli».

Anzi, oggi la giornalista si dedica alle passioni che non è mai riuscita a coltivare prima, come il ballo da sala. Perché «non è mai troppo tardi per iniziare a danzare». E neanche per ricominciare a studiare all’università: «Non certo nella facoltà di Giurisprudenza, ma in quella di Storia» spiega ripensando a quella carriera scolastica naufragata tra i manuali di Diritto.

Da studentessa e affermata critica televisiva, oggi ripensa alle sue svolte, che hanno due nomi che si assomigliano: Giorgio e il giornalismo. Chi l’avrebbe mai detto che non sarebbero arrivate in quest’ordine.