Diritti

La pena capitale è bandita da due terzi del mondo

Secondo Amnesty International, la tendenza globale procede verso l’abolizione della condanna a morte. Molti Paesi, come il Kazakistan, stanno infoltendo le fila degli abolizionisti
Credit: Tingey Injury Law Firm/unsplash
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
7 giugno 2022 Aggiornato alle 09:00

Sebbene in alcuni Paesi, la pena di morte sia uno strumento di repressione ancora ampiamente utilizzato, nel complesso, secondo il report di Amnesty International, stiamo assistendo a una globale tendenza verso l’abolizione della condanna capitale. Anche se, infatti, il numero di esecuzioni totali registrate fino a dicembre dello scorso anno (579 in 18 Stati diversi) è aumentato del 20% rispetto al 2020, rimane il secondo dato più basso dal 2010.

Quanti Stati non prevedono la pena capitale

In generale più di 2/3 dei Paesi del mondo ha abolito la pena di morte per legge o nella prassi. La fotografia scattata alla situazione mondiale nel 2021 mostra che 108 Stati hanno abolito nel tempo la pena di morte per ogni reato: oltre a questi, 8 l’hanno abolita, salvo che per reati eccezionali, come quelli compiuto durante una guerra o in circostanze eccezionali.

Inoltre, 28 Paesi, pur prevedendo la pena capitale nel proprio ordinamento, sono sostanzialmente abolizionisti perché da almeno 10 anni non vi sono esecuzioni. È il caso, per esempio, di Algeria, Corea del Sud, Maldive e Tunisia. Per un totale di 144 ordinamenti, che per legge o de facto, non ammettono la condanna a morte, su un totale di 208.

Quali Paesi vogliono abolire la pena di morte

Ci sono vari Stati che hanno avviato o stanno avviando procedure per l’abolizione. In Sierra Leone, a luglio, il Parlamento ha approvato all’unanimità una legge che, una volta entrata in vigore, abolirà in toto la pena di morte. A dicembre il Kazakistan ha introdotto la normativa che elimina la pena capitale per tutti i reati.

Il governo di Papua Nuova Guinea ha dato inizio a una consultazione nazionale che nel gennaio di quest’anno ha portato alla stesura di una proposta di legge abolizionista, ancora da esaminare e approvare. Alla fine del 2021 il governo della Malesia ha annunciato che nell’ultima parte del 2022 presenterà una proposta sulla riforma della pena di morte. In Ghana e nella Repubblica Centrafricana i parlamenti hanno iniziato a discutere dell’argomento.

Negli USA, si è registrato il più basso numero di esecuzioni dal 1988. Mentre la Virginia è diventato il primo Stato abolizionista del Sud e il ventitreesimo nel complesso, per il terzo anno consecutivo lo stato dell’Ohio ha riprogrammato o sospeso tutte le esecuzioni.

Gli Stati con più condanne a morte

Ovviamente la situazione non è rosea. Il drastico calo delle condanne registrato nel 2020 era probabilmente da attribuirsi allo stop forzato dell’attività dei tribunali causato dalla pandemia. I picchi di condanne alla pena capitale si sono raggiunti in Bangladesh (almeno 181 rispetto ad almeno 113), in India (144 rispetto a 77) e in Pakistan (almeno 129 rispetto ad almeno 49).

L’Iran da solo ne ha eseguite almeno 314, contro le 246 dell’anno precedente. L’ incremento ha riguardato principalmente i reati legati alla droga, in aperta violazione del diritto internazionale che proibisce l’applicazione della pena di morte per reati diversi dall’omicidio intenzionale.

Anche l’Arabia Saudita ha intensificato il ricorso alla pena capitale, raddoppiando il dato del 2020 e la tendenza è destinata a proseguire nel 2022: in un solo giorno di marzo sono state messe a morte ben 81 persone.

Questi numeri in realtà non tengono conto di alcune particolari zone geografiche, dove è probabile che siano state eseguite migliaia di sentenze di condanna, come per esempio in Cina, in Corea del Nord e in Vietnam, ma il limitato accesso alle informazioni ovviamente ha reso difficile per l’organizzazione per diritti umani verificare i dati ipotizzati.

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