Una donna al campo profughi di Sana'a, in Yemen. EPA/YAHYA ARHAB
Una donna al campo profughi di Sana'a, in Yemen. EPA/YAHYA ARHAB
Diritti

Quante guerre ci sono nel mondo? Non si sa con certezza

Oltre al conflitto in Ucraina, si combatte in Yemen, Siria, Birmania e in molte zone del Pianeta. Avere una stima precisa è difficile: anche le mappe più attendibili usano parametri diversi. Così, per alcune organizzazioni le guerre sono 27, per altre 59
di Chiara Manetti
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
23 marzo 2022 Aggiornato alle 19:00

Ci sono 82 milioni di persone nel mondo in fuga da persecuzioni, catastrofi climatiche e guerre dimenticate. Lo dice Oxfam Italia, l’organizzazione non profit che si dedica alla riduzione della povertà globale. Si tratta di un dato complesso da calcolare, soprattutto se vogliamo concentrarci esclusivamente su chi è colpito dalle guerre: per questo è bene darne una definizione, per restringere il campo. Secondo il vocabolario Treccani, si tratta di “un conflitto aperto e dichiarato fra due o più Stati, o in genere fra gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi, ecc., nella sua forma estrema e cruenta, quando cioè si sia fatto ricorso alle armi”.

Osservando la mappa realizzata da Armed Conflict Location & Eventi Data Project, un progetto di raccolta dati disaggregati, analisi e mappatura delle crisi, una parte consistente del globo è sommersa da una qualche forma di conflitto. L’infografica mostra i Paesi in cui ci sono state segnalazioni di scontri armati che hanno coinvolto forze statali e/o gruppi ribelli nel 2022. È possibile selezionare un determinato periodo di tempo, che arriva al massimo fino al 18 marzo, e gli Stati si colorano, a seconda dell’intensità del conflitto, di rosso, porpora, mattone, oppure rimangono bianchi.

I più scuri, oltre all’Ucraina, sono Yemen, Afghanistan, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Birmania (ex Myanmar), Somalia, Messico, Brasile, Colombia, Siria, Iraq, Burkina Faso. Ma i conflitti non si limitano a questi Paesi: dall’elaborazione grafica del sito web tedesco Statista, realtà che rende disponibili i dati raccolti da istituzioni e realizza statistiche riguardanti l’ambito economico e statale, emergono anche Venezuela, Haiti, Paraguay, Senegal, Mali, Libia, Egitto, Camerun, Sudan del Sud, Etiopia, Kenya, Azerbaigian, Pakistan, Indonesia, Filippine, Thailandia.

Come spiega Statista, “a differenza delle situazioni del Donbass e della Siria, per esempio, non tutti i conflitti si adattano al quadro che potremmo avere nella nostra mente quando pensiamo alla guerra”. Il sito riporta l’esempio del Messico, in cui nel 2021 Acled ha registrato 6 scontri armati che hanno coinvolto le forze statali”. Ognuno di questi conflitti è stato tra diverse forze dell’ordine, corrotte, e coinvolgono anche la criminalità organizzata.

La mappa realizzata dal Council on Foreign Relations, il think tank statunitense specializzato in politica estera e affari internazionali, riporta un totale di 27 conflitti, divisi tra guerra civile, violenza criminale, guerra tra Stati diversi, instabilità politica, attacchi contro le minoranze, dispute territoriali, terrorismo transnazionale. Visual Capitalist, sito che si occupa di data journalism tra i più noti al mondo, ha collocato in un mappamondo quei 27, catalogandoli a seconda della loro natura.

Secondo il canale britannico che fa informazione su Youtube, TLDR News Global, sarebbero 59 i conflitti globali in corso nel 2022. Anche Giovanni De Mauro, il direttore del settimanale Internazionale, ne conta 59. E cita le guerre “a bassa intensità”, di cui fanno parte il conflitto tra Pakistan e India per la regione del Kashmir, quello in Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo, in Somalia, in Mozambico, e tra Israele e Palestina.

La mappa dell’ong International Crisis Group, che dal 1955 svolge attività di ricerca sul campo in materia di conflitti violenti e avanza politiche per prevenire, mitigare o risolvere tali conflitti, fa una panoramica molto dettagliata delle guerre in corso in tutto il globo, segnalandole con diversi colori: tra i Paesi “risk alert”, ad avviso di rischio, ci sono la Libia, lo Zimbabwe, l’Iran. Era stata la stima annuale di Acled, alla fine del 2021, a stilare una classifica dei 10 conflitti di cui preoccuparsi nel 2022: “Ci troveremo di fronte a un aumento della violenza, delle manifestazioni e delle divisioni”, scrivevano. E così è stato, con lo scoppio del conflitto in Ucraina e il precipitarsi delle crisi nella regione del Sahel, in Libano, a Haiti e in Colombia.

Altro dato poco chiaro, complesso da quantificare, sono le vittime. Secondo Acled, solo nel secondo trimestre del 2021 la violenza contro i civili ha provocato oltre 5.000 morti in tutto il mondo, le battaglie 18.000, le esplosioni più di 4.000, i disordini oltre 600 vittime.

Un rapporto di Amnesty del 2019 mostra un dato sconcertante: in Yemen, una persona di 25 anni ha già vissuto 14 guerre, sopravvivendo anche a migliaia di attacchi aerei. Si tratta di una quotidianità per moltissime persone. Secondo il Norwegian Refugee Council, un’organizzazione umanitaria indipendente che aiuta le persone costrette a fuggire, alcune guerre sono più dimenticate di altre e i motivi sono diversi: “una mancanza di interesse geopolitico, oppure le persone colpite potrebbero sembrare troppo lontane e troppo difficili da identificare, o ancora una differenza data da priorità politiche contrastanti”. Ora gli occhi sono puntati sull’Ucraina, ma i conflitti non devono essere sotto i nostri occhi per esistere.

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