Diritti

Ma quanto durerà la guerra in Ucraina?

Gli scenari del conflitto in corso spiegati a La Svolta da Guido Crosetto, ex Sottosegretario alla Difesa, e Aldo Pigoli, docente di Analisi delle relazioni internazionali alla Cattolica di Milano
Le truppe russe sono ormai entrate in varie città dell’Ucraina, tra cui Melitopol, nel sud est del Paese, e nella periferia della capitale ucraina, Kyiv
Le truppe russe sono ormai entrate in varie città dell’Ucraina, tra cui Melitopol, nel sud est del Paese, e nella periferia della capitale ucraina, Kyiv
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
26 febbraio 2022 Aggiornato alle 11:00

«Sarà una notte molto difficile, ma arriverà l’alba». Così ha parlato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un accorato discorso alla nazione, la sera di venerdì 25 febbraio.

Le truppe russe sono ormai entrate in varie città dell’Ucraina, tra cui Melitopol, nel sud est del Paese, e nella periferia della capitale ucraina, Kyiv. Lo ha reso noto il ministero della Difesa del Cremlino. Intanto, Guardia nazionale, polizia nazionale e Difesa territoriale sono impegnate a respingere l’offensiva guidata da Vladimir Putin, che controlla gli aeroporti di Hostomel e Odessa. Il bilancio provvisorio da fonti ucraine parla di almeno 137 morti tra le loro fila, 800 tra quelle russe.

«La durata del conflitto? Dipende da molte variabili» spiega al La Svolta Aldo Pigoli, docente di Analisi delle relazioni internazionali presso l’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (ASERI) dell’Università Cattolica di Milano. «Ipotizzando che il fine principale, almeno nel breve periodo, sia quello di portare alla caduta del governo ucraino e all’inibizione delle capacità militari ucraine, molto dipenderà dall’evoluzione delle prossime ore e, soprattutto, dalle modalità con le quali la popolazione ucraina, che in questi momenti sta venendo armata dalle autorità di Kiev, porterà avanti la resistenza». Ieri pomeriggio i veicoli militari ucraini erano entrati nella capitale Kyiv per difenderla dai sovietici in arrivo. Poco prima, il sindaco Vitali Klitschko aveva dichiarato che la città stava «entrando in una fase difensiva».

«È evidente che i russi pensavano di trovare molte meno difficoltà» spiega a La Svolta il politico Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa nel Governo Berlusconi IV. «Perché le migliaia di missili forniti da Stati Uniti e Gran Bretagna all’Ucraina hanno inflitto pesanti perdite all’esercito russo. Nonostante questo, però, non c’è paragone: parliamo di un rapporto 1 a 25 e per quanto possano infliggere danni, dall’altra parte ci sono delle forze armate molto più dotate».

Il problema, secondo Crosetto, arriverà quando Putin deciderà di fermarsi, dato che «probabilmente non vuole occupare il Paese»: potrebbe accontentarsi di una dichiarazione di neutralità da parte di Zelensky, quindi di un riavvicinamento alla Russia e un allontanamento dalla Nato, o di farlo destituire dagli stessi ucraini e farlo sostituire da qualcun altro che possa cambiare linea o obbligare lui ad ammettere che è cambiata: potrebbe essere questa la sua strategia». In questo modo ci sarebbe il riconoscimento delle Repubbliche del sud-est, quindi un’Ucraina dimezzata. «Il tema è che, se accadesse, Putin la vedrebbe come una vittoria politica e, dopo la sconfitta della Nato, il prossimo obiettivo potrebbero essere le Repubbliche baltiche, anche se lì non esiste la possibilità di rivendicare un territorio russo come invece è accaduto in Ucraina».

Secondo il Professor Pigoli, la strategia di Putin va considerata a vari livelli: in primis, come spiegava anche Crosetto, l’operazione militare va vista come «un tentativo di colpire le capacità militari ucraine e inabilitarle per un periodo di tempo sufficiente a portare avanti l’operazione di cambio politico alla guida dell’Ucraina, ponendo fine al governo di Zelensky». Poi c’è il riconoscimento «sia dell’annessione russa della Crimea, che dell’indipendenza delle Repubbliche separatiste. E, ultimo ma non meno importante, anzi è l’obiettivo politico-strategico più ampio, allontanare la possibilità di un prossimo ingresso dell’Ucraina nella Nato e quindi mettere in sicurezza buona parte del fronte occidentale». Tuttavia, tutto dipende «dall’evoluzione dei combattimenti, dalla reazione ucraina e dalle misure polito-militari che decideranno di prendere Nato e Unione europea, aldilà delle sanzioni economico-finanziarie già decise, che presumibilmente verranno ampliate in futuro».

C’è da capire quali potranno essere le forze in campo schierate e quali gli attori in campo: secondo Pigoli «difficilmente il conflitto coinvolgerà direttamente forze Nato e Ue. Tuttavia, nel caso, a esempio, di una capacità di resistenza e riorganizzazione delle Forze Armate ucraine nelle aree occidentali del Paese, potrebbe svilupparsi uno scenario bellico di maggior durata, in cui la Nato potrebbe far fluire dalla Polonia e dalla Romania armamenti e supporto bellico, sempre però indirettamente». E se, come sollecitato dal governo polacco, «si verificasse l’applicazione dell’Art. 4 del Trattato atlantico, con una richiesta di aiuto da parte di Varsavia sulla base di una percepita minaccia di aggressione russa, le cose cambierebbero. Tuttavia, penso che Putin si fermerà prima, se le condizioni glielo permetteranno».

Intanto i bombardamenti russi continuano, soprattutto nella capitale Kyiv. Il presidente Zelensky ha condannato l’attacco sovietico contro un asilo e un orfanotrofio costato la vita a un bambino, con altri 4 rimasti feriti: «Che razza di guerra è questa? Questi bambini erano neonazisti? O erano soldati della Nato?» ha dichiarato nel discorso serale alla nazione. Zelensky ha fatto riferimento all’appello che Vladimir Putin ha rivolto, in un messaggio televisivo, all’esercito ucraino: «Dovete prendere il potere con le vostre mani, così sarà più facile trovare un accordo: al posto di questa banda di drogati e neonazisti che si è stabilita a Kyiv e ha preso in ostaggio il vostro popolo».

La tensione è ormai salita alle stelle. Le sanzioni imposte alla Russia «faranno male, anche se non immediatamente» spiega Pigoli. Mosca, per i prossimi mesi, «ha abbondanti risorse finanziare, accumulate negli ultimi anni, che le permetteranno di far fronte sia a uno sforzo bellico più prolungato, sia all’impatto delle sanzioni economico-finanziarie». Anche per questo è complesso fare un quadro di ciò che accadrà.

Parlare di Terza Guerra Mondiale è azzardato? «In teoria le guerre mondiali precedenti sono iniziate quando non si pensava che potessero iniziare, quindi per assurdo nessuno lo esclude» dice Crosetto. «Neanche la Cina è particolarmente contenta di ciò che sta accadendo, quindi tutto dipende da come si evolverà il conflitto». Sono passati più di 70 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale. Secondo Pigoli «l’azione militare russa non andrà oltre i confini ucraini, sempre che la leadership al Cremlino riesca a seguire uno schema razionale e coerente. È azzardato parlare di Terza Guerra Mondiale, sì, ma… You never know».