Diritti

Aborto: nasce l’osservatorio per monitorare e tutelare l’Ivg

L’obiettivo è analizzare i dati relativi alle interruzioni di gravidanza in Italia (secondo il Ministero della Salute, 5,3 ogni 1.000 donne nel 2021) per elaborare proposte che mettano al centro la salute sessuale e riproduttiva di tutte le persone: cittadine e persone transgender
Scatto da presidio di Non Una di Meno al Senato per protestare contro la presenza delle associazioni pro life nei consultori
Scatto da presidio di Non Una di Meno al Senato per protestare contro la presenza delle associazioni pro life nei consultori Credit: Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Press Wire

Ripercorrendo gli avvenimenti internazionali degli ultimi mesi, l’aborto sembra essersi fatto strada, passo dopo passo, come diritto inalienabile della salute delle donne e delle persone con utero.

La prima fondamentale tappa è stata la decisione del Parlamento francese di includere nella sua Costituzione “la libertà garantita delle donne di ricorrere al diritto di interruzione volontaria della gravidanza” (Ivg), diventano il primo Paese al mondo a rendere questo diritto una delle leggi statali fondamentali.

Altro momento significativo: l’inserimento del diritto all’Ivg nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea: nel testo approvato, gli eurodeputati chiedono che l’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue sia modificato, dichiarando che tutte le persone hanno “il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”.

In Italia, invece, è stato dato il via libera ai “Pro Vita” nei consultori: il provvedimento consente alle Regioni di “avvalersi anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” all’interno dei consultori. Il decreto, che è già stato approvato dalla Camera in prima lettura, diventerà legge.

L’emendamento approvato attualizza, di fatto, quanto già previsto dall’articolo 2 della legge 194 che contiene le norme per la “tutela sociale della maternità” e sull’interruzione volontaria della gravidanza: “I consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”, si legge nel testo dell’articolo 2.

Italia: c’è chi vorrebbe inserire l’aborto in Costituzione

La deputata Gilda Sportiello (M5S) ha depositato alla Camera una proposta di riforma costituzionale per modificare l’articolo 32 della Costituzione e inserire il diritto all’aborto tra le tutele previste dalla legge. Ma il percorso verso l’eventuale approvazione è lungo e complicato. L’articolo che si chiede di modificare sancisce il diritto alla tutela della salute di ogni cittadino e stabilisce che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non è previsto dalla legge.

La necessità di tutelare le donne che intendono abortire dovrebbe partire proprio dal potenziamento dei servizi e attività nei consultori riducendo le limitazioni di accesso alle cure. Ma, in alcune Regioni, l’alta quota di medici obiettori nelle strutture pubbliche limita la possibilità di abortire (come mostra la mappa di Laiga - Libera Associazione Italiana Ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194).

Un osservatorio per monitorare il diritto all’aborto

In Italia il tasso di accesso all’Ivg è tra i più bassi a livello globale, indicano i dati sull’attuazione della legge 194/78 raccolti dal Ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità nella relazione annule trasmessa al Parlamento: nel 2021, sono state notificate 63.653 interruzioni di gravidanza, pari a 5,3 aborti ogni 1.000 donne tra 15 e 49 anni (rispetto a 5,4 del 2020).

Presto sarà anche istituito un osservatorio di vigilanza per la tutela del diritto di aborto in Italia: «Ci abbiamo lavorato, lo abbiamo proposto e finalmente lo abbiamo realizzato», ha spiegato Federica Di Martino, la psicologa e psicoterapeuta clinica che gestisce l’account Instagram Ivg, ho abortito e sto benissimo, progetto volto a sensibilizzare e fare divulgazione sull’accesso all’aborto in Italia. L’osservatorio nasce all’interno della plenaria dell’intergruppo parlamentare per i diritti fondamentali della persona.

«All’interno dell’intergruppo parlamentare, che è un esercizio di democrazia partecipativa a cui è possibile iscriversi e che comprende vari sottogruppi, io ero nel sottogruppo che riguarda le questioni di genere - ha detto Di Martino - e tra le varie proposte che avevo portato parlando di violenza e coercizione riproduttiva c’era proprio la possibilità di istituire un osservatorio».

L’obiettivo è fare ricerca sia qualitativa che quantitativa: «Si parte dal linguaggio e dai termini che si utilizzano quando si parla di salute riproduttiva e aborto. Proveremo a individuare un campione sia a livello territoriale in tutta Italia, sia attraverso l’utilizzo di piattaforme online».

Gli obiettivi dell’osservatorio

Al momento l’osservatorio è in una fase ancora preliminare, ma Di Martino ha chiaro in mente lo scopo: «Coinvolgere tutte quelle persone, quelle soggettività, quelle piattaforme che si sono sempre sentite escluse e che sono state di fatto escluse dalla politica e provare insieme a decidere e costruire degli strumenti utili». Quello dell’intergruppo parlamentare è un’attività totalmente volontaria, «un’azione di liberi cittadini e cittadine che cercano di mettere in campo delle pratiche virtuose», ha aggiunto.

Inoltre, si punta a un monitoraggio attraverso un presidio para-istituzionale che incentivi la proposta e l’elaborazione di leggi ed emendamenti che mettano al centro la salute sessuale e riproduttiva delle donne. «Per me sono fondamentali la ricerca e l’approfondimento di quello che è il lavoro dei servizi, delle persone che lavorano all’interno dei servizi e di chi all’interno di quei servizi vi accede perché troppo spesso purtroppo ci ritroviamo a parlare di aborto e di diritto di aborto con tutti tranne che con quelle persone che abortiscono», ha precisato Di Martino.

«Il report del ministero della Salute risulta incompleto, con dati vecchi. C’è bisogno di avere una fotografia attuale, di coinvolgere la cittadinanza e chi lavora all’interno delle istituzioni per provare a capire quali sono le problematicità, i bisogni e per farlo serve partire dal superamento del sistema binaristico».

Focus su tutte le persone

La psicologa e psicoterapeuta clinica fa notare che «quando si parla di aborto, si parla soltanto di donne. Anche le persone trans abortiscono, però vengono continuamente escluse. Abbiamo bisogno di intercettare queste persone e di capire di che cosa hanno bisogno perché altrimenti continuano a non esistere».

Ma come si possono portare esperienze e storie all’interno delle istituzioni? La forza dell’osservatorio sull’aborto sta proprio qui: rendere protagoniste le persone e le realtà che da anni lavorano sul territorio con processi di mutualismo dal basso. Questo lavoro, però, deve essere sistematizzato e integrato «perché altrimenti continuerà sempre a esserci una discrasia tra il piano politico-istituzionale e quella che è la vita delle persone. Dovremmo cominciare ad accorciare le distanze», ha dichiarato Di Martino.

Leggi anche
Aborto
di Federica Pennelli 6 min lettura
Ivg
di Elena Magagnoli 5 min lettura