Diritti

Germania: una commissione indipendente chiede di decriminalizzare l’aborto

Dall’analisi commissionata dal Governo Scholz a un gruppo di 18 esperte in diritti riproduttivi è emersa la richiesta di legalizzare l’interruzione di gravidanza nelle prime 12 settimane, oggi possibile solo dopo una consulenza in uno dei centri riconosciuti dallo Stato
Olaf Scholz, cancelliere federale della Germania 
Olaf Scholz, cancelliere federale della Germania  Credit: Cristian Cristel/Xinhua via ZUMA Press 
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18 aprile 2024 Aggiornato alle 07:00

In Germania abortire è reato. Un anacronismo dovuto a una legge penale vecchia oltre 150 anni. A chiedere di cambiarla è ora una commissione indipendente che ha pubblicato un rapporto in cui raccomanda di decriminalizzare l’aborto nelle prime 12 settimane di gravidanza.

Oggi l’interruzione di gravidanza entro questo limite di tempo viene ampiamente praticata grazie a una disposizione che consente alle donne di abortire soltanto dopo aver ottenuto una consulenza con uno dei centri riconosciuti dallo Stato (la legge parla di “centri di consulenza per i conflitti in gravidanza”) e dopo aver atteso almeno 3 giorni dall’esito dell’incontro. Secondo i dati forniti dall’associazione Pro Familia, oltre il 96% degli aborti in Germania verrebbe eseguito con questa procedura, mentre gli altri casi sarebbero riconducibili alle altre eccezioni previste dalla legge per le vittime di stupro o nei casi di pericolo di vita per la donna.

L’intervento di una commissione indipendente è stato richiesto l’anno scorso dal Governo di coalizione di centro-sinistra guidato dal cancelliere Olaf Scholz, che raccoglie i Socialdemocratici, i Verdi e i Liberali, per delineare una possibile riforma della controversa normativa che regola l’aborto. Una necessità indicata anche nell’accordo di coalizione firmato dai partiti al Governo.

Nel rapporto pubblicato lunedì la commissione, formata da 18 donne esperte in materia di medicina, psicologia e diritti riproduttivi, ha espresso una posizione netta: la Germania dovrebbe eliminare qualunque restrizione al diritto di abortire entro le prime 12 settimane di gravidanza. Quanto alle ultime fasi, le esperte raccomandano di mantenere il divieto di interrompere la gravidanza dopo il momento in cui il feto ha delle significative possibilità di sopravvivere al di fuori dell’utero (la cosiddetta “viability”) che si ritiene raggiunto generalmente intorno alle 22 settimane di gravidanza. Mentre per il periodo compreso tra le fasi iniziali e quelle finali della gravidanza la valutazione viene rimandata a una scelta politica.

Pur non essendo vincolante, il rapporto denuncia in modo evidente che una legge restrittiva come quella tedesca “non è sostenibile”. E per il governo tedesco sarà difficile non tenerne conto, anche perché la recente decisione della Francia di inserire il diritto di abortire nella propria costituzione e la risoluzione del Parlamento europeo che chiede di aggiungere l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue sono ulteriori segnali di come la spinta europea stia andando verso una maggiore garanzia dei diritti riproduttivi.

Frauke Brosius-Gersdorf, professoressa di diritto dell’Universität Potsdam che ha lavorato nella commissione, ha sottolineato che decriminalizzare l’aborto «non è soltanto una formalità, ma puoi immaginare che fa una grande differenza per le donne coinvolte, quelle che si trovano a considerare se richiedere un aborto, se quello che stanno facendo è giusto o sbagliato».

Chi non ha gradito queste raccomandazioni, invece, sono stati i partiti di opposizione come i conservatori di ispirazione cristiana Cdu-Csu e il partito di estrema destra AfD. Questi partiti sostengono che le norme in vigore offrono una protezione necessaria per il nascituro e che, comunque, sono estremamente rari i casi in cui le donne sono state processate per aver abortito. Anche la Chiesa cattolica, tradizionalmente contraria alla liberalizzazione dell’aborto, ha condannato le posizioni delle esperte. La presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (ZdK) ha definito la proposta inaccettabile perché «significherebbe la fine di un concetto chiaro di protezione della vita».

Il ministro della Salute, Karl Lauterbach, ha avvertito che questa non deve essere l’occasione per accendere un dibattito sulla legittimità dell’aborto: «Quello di cui non abbiamo bisogno in Germania è un altro dibattito che divida la società», ha detto. E anche se lo stesso Lauterbach ha riconosciuto la necessità di un intervento immediato, non è ancora chiaro come e quando il Governo intenda procedere.

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