Diritti

Aborto Usa: l’Arizona potrebbe reintrodurre una legge risalente alla Guerra Civile

La Corte Suprema del Paese sostiene che il divieto di 160 anni fa, inapplicabile sotto Roe vs Wade, ora può entrare in vigore. Ma ha sospeso la sua decisione e rinviato il caso a un tribunale di grado inferiore per esaminarlo ulteriormente
8 ottobre 2022, Tucson, Arizona: una manifestazione <i>Vote Blue</i> a sostegno dei diritti riproduttivi, parte di una giornata di protesta a livello nazionale contro la limitazione dell'accesso all'aborto negli Stati a guida Repubblicana.
8 ottobre 2022, Tucson, Arizona: una manifestazione Vote Blue a sostegno dei diritti riproduttivi, parte di una giornata di protesta a livello nazionale contro la limitazione dell'accesso all'aborto negli Stati a guida Repubblicana. Credit: Christopher Brown/ZUMA Press Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 aprile 2024 Aggiornato alle 20:00

Il divieto risale al 1864, quando l’Arizona ancora non era uno Stato e la Guerra civile americana era ancora in corso: consente l’aborto solo per salvare una paziente in pericolo di vita, non prevede eccezioni per stupro o incesto e punisce la pratica con una pena compresa tra i 2 e i 5 anni di carcere. La Corte Suprema dell’Arizona ha stabilito che quel divieto, oggi, è applicabile perché sono mancati interventi legislativi federali e statali in grado di impedire che la norma entrasse in vigore dopo il ribaltamento della sentenza Roe v Wade del 2022 che riconosceva il diritto di poter interrompere una gravidanza.

Nonostante la sentenza di martedì, però, il massimo tribunale statale ha deciso di attendere pareri dagli altri tribunali dello Stato prima di far rientrare in vigore il divieto. L’aborto in Arizona, quindi, rimane legale fino alla 15° settimana di gravidanza, come prevede la legge (già restrittiva) varata due anni fa, subito dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato il diritto all’aborto federale negli Usa.

La legge del 1864, bloccata dalla sentenza Roe v Wade di quasi un secolo dopo, 1973, rischia di essere ripristinata perché nel giugno 2022 il procuratore generale dell’Arizona (e Repubblicano) Mark Brnovich ha convinto un giudice statale a revocare un’ingiunzione che impediva l’applicazione del divieto. Successivamente, la Corte d’Appello statale ha sospeso la legge e il procuratore generale Kris Mayes, Democratico, eletto dopo Brnovich, ha esortato la Corte Suprema dell’Arizona a confermare la decisione della Corte d’Appello.

La sentenza di martedì è stata criticata, oltre che dal mondo progressista, anche da politici che in precedenza avevano sostenuto il divieto del 1864 o la fine di Roe v Wade. Matt Gress, per esempio, rappresentante Repubblicano dell’Arizona, ha dichiarato che la decisione «non può reggere. Rifiuto categoricamente di riportare indietro l’orologio a un’epoca in cui la schiavitù era ancora legale e potevamo rinchiudere donne e medici a causa di un aborto». TJ Shope, un senatore dello Stato Repubblicano, ha definito «deludente» la sentenza della Corte Suprema dell’Arizona, e con lui anche la candidata Repubblicana al Senato Kari Lake, che ha invitato il legislatore statale a «trovare una soluzione immediata di buon senso che gli abitanti dell’Arizona possano sostenere». Ma nel 2022, quando cadde Roe v Wade, il Senato dell’Arizona controllato dai Repubblicani disse che il divieto del 1864 sarebbe tornato in vigore immediatamente. A pochi mesi dalle elezioni, pare che la strategia dei Repubblicani sul tema dell’aborto sia di sembrare moderati per ottenere più voti.

La vicepresidente Kamala Harris ha dichiarato che «l’Arizona ha semplicemente riportato indietro l’orologio a un’epoca in cui le donne non potevano votare e, per sua stessa ammissione, c’è una persona responsabile: Donald Trump». Harris si riferisce alle parole del tycoon in un video pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social, dove si dice «orgogliosamente responsabile» del rovesciamento di Roe v Wade. Harris ha sottolineato che «l’allarme suona per ogni donna in America: se ne avesse l’opportunità, Donald Trump firmerebbe un divieto nazionale di aborto».

In Arizona, nelle elezioni di midterm 2022, l’aborto era la questione che contava di più per scegliere chi votare per quasi un terzo degli elettori e delle elettrici, secondo gli exit poll. Il 40% si era detto “arrabbiato” per la decisione della Corte Suprema di porre fine al diritto federale all’aborto. Un divieto quasi totale potrebbe ridurre drasticamente gli aborti nello Stato, che oggi sono circa 1.100 al mese secondo la Society of Family Planning. Tuttavia, a novembre elettori ed elettrici dell’Arizona potrebbero doversi esprimere sul tema: i sostenitori del diritto all’aborto sostengono di avere abbastanza firme per proporre un quesito elettorale che chieda agli elettori di approvare un emendamento costituzionale che lo protegga.

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