Diritti

Pescara: docente accusata di atti sessuali con una studentessa di 14 anni

Il caso è stato riportato dal quotidiano abruzzese Il Centro: due anni fa la professoressa avrebbe avuto un rapporto sessuale con una sua alunna minorenne. È stata sospesa per 12 mesi
Credit: Cottonbro studio
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
15 aprile 2024 Aggiornato alle 16:00

Sospensione per 12 mesi dall’insegnamento e divieto assoluto di avere contatti di qualsiasi genere con la sua alunna: è la misura cautelare che il giudice per le indagini preliminari di Pescara, Francesco Marino, ha disposto a carico di un’insegnante di 55 anni accusata di violenza sessuale nei confronti di una studentessa che all’epoca dei fatti ne aveva poco più di 14.

Secondo le ricostruzioni del quotidiano abruzzese Il Centro e del Corriere della Sera, che si basano sui racconti della studentessa al gip Marino, al centro del caso ci sarebbe un presunto rapporto sessuale avuto nell’abitazione della docente con l’alunna, che oggi ha 16 anni, seguito da una serie di incontri clandestini che sarebbero avvenuti nelle aule scolastiche. A denunciare la vicenda sarebbe stata la psicologa della scuola, a cui la giovane avrebbe raccontato i fatti durante alcuni colloqui.

Nelle motivazioni con cui il gip ha disposto la misura cautelare, si legge che “il rapporto di affidamento tra precettore e allieva vale a neutralizzare l’efficacia del consenso della minore”. Secondo il giudice, riporta Il Centro, al di là del fatto che la studentessa fosse consenziente, il reato rimane. La minore “ha riferito di essersi sentita confusa, di aver iniziato a provare qualcosa per lei anche se ancora non lo realizzava”, e nel corso di un colloquio svolto a scuola a sorpresa alla presenza di un altro psicologo, avrebbe anche raccontato che “aveva capito che non era «solo bene», ma che era «anche altro»”.

“Appare rilevante - continuano le motivazioni del Gip - il titolo dell’affidamento della minore, che determina l’instaurazione di un rapporto fiduciario che pone l’agente in una condizione di preminenza e di autorevolezza idonea a indurre la minore a prestare il consenso agli atti sessuali”. Va ricordato, ha scritto il gip, “che l’indagata non ha esitato a corteggiare un’alunna di 14 anni, dimenticando i doveri di custodia che le incombono per la sua delicata funzione di docente. Può quindi ritenersi verosimile - riporta il quotidiano abruzzese - che, oltre che nei confronti della vittima, in ragione dell’attività di docenza svolta, l’indagata abbia occasione di intraprendere relazioni con altre alunne, concretizzandosi il rischio di commissione di reati della stessa indole di quelli per i quali si procede”.

La Pm Gabriella De Lucia aveva aveva chiesto gli arresti domiciliari, ma il gip l’ha ritenuta una misura eccessiva “apparendo sufficiente una misura che impedisca all’indagata di avere ulteriori contatti con la stessa persona offesa e con altre studentesse”. Ora si attende la perizia relativa al cellulare della ragazza, sequestrato dalla polizia per ricostruire tutte le chat. Molte sarebbero state cancellate dalla stessa studentessa.

Secondo le prime ricostruzioni de Il Centro, i primi contatti tra le due risalirebbero alla fine del 2022: la studentessa avrebbe ricevuto messaggi ritenuti “piuttosto particolari” dalla professoressa, poi il rapporto sarebbe diventato più esplicito a Natale. Su Whatsapp la docente dell’istituto superiore le avrebbe mandato messaggi anche durante la notte, in cui le avrebbe scritto frasi come: “Quanto ti voglio bene, quanto sei bella, ti sta bene la maglietta… Sei bona”, che la ragazza avrebbe interpretato in maniera scherzosa. «Pensavo fosse per ridere - ha dichiarato la ragazza - E pure io glielo dicevo, anche perché lei è davvero una bella donna». Le frasi sono finite nelle carte dell’inchiesta della procura, che ha ipotizzato il reato di atti sessuali con minori a carico dell’insegnante.

Poi, l’incontro a casa della docente, dove sarebbe avvenuto il rapporto sessuale. L’anno successivo, quando gli orari erano ormai cambiati e vedersi risultata più complesso, “gli incontri avvenivano in laboratorio o in bagno, si baciavano ma non c’era più stato un rapporto completo come quello avvenuto a casa della professoressa”, scrive il gip. Le due si sarebbero anche scambiate dei regali durante le festività. Poi ci sarebbero stati primi litigi, delle scenate di gelosia da parte della docente, e la ragazza avrebbe deciso di confidarsi con la psicologa dell’istituto superiore e mettere fine alla relazione, durata fino a marzo del 2023.

Durante l’interrogatorio dell’11 aprile in procura, la professoressa si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande del gip Marino: accompagnata dalla sua avvocata, Carla Tiboni, la donna è comparsa davanti al giudice solo per dichiarare che non avrebbe risposto, riporta Il Centro. La legale ha presentato ricorso al tribunale del riesame, che dovrà decidere se confermare o meno la misura cautelare all’indagata.

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