Culture

“Spose - Le nozze del secolo”: il racconto del primo matrimonio legale tra persone dello stesso sesso

Lo spettacolo teatrale porta in scena la storia d’amore tra due donne che, andando contro l’opinione pubblica della società spagnola miope e conformista di inizio ‘900, sono riuscite a coronare il loro sogno di libertà
Spose - le nozze del secolo
Spose - le nozze del secolo
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16 aprile 2024 Aggiornato alle 20:00

“Siamo disposte a farci intervistare ma non le sveleremo dove ci troviamo”. Inizia con queste parole lo spettacolo Spose - le nozze del secolo, scritto da Fabio Bussotti, con Marianella Bargilli e Silvia Siravo per la regia di Matteo Tarasco, andato in scena al Teatro Menotti di Milano dal 9 al 14 aprile. Un’opera teatrale che è, prima di tutto, la rivisitazione della vera storia d’amore tra Marcela Gracia Ibeas ed Eliza Sánchez Loriga, due donne che, l’8 giugno del 1901, alle ore 7:30, si sposarono nella chiesa di San Jorge a La Coruña.

Un racconto avventuroso e picaresco, dolente e appassionato, sincero e provocatorio, tragico e ironico al contempo, che parla d’amore, di libertà, di dignità, di complicità e di coraggio. Ma anche di odio, di discriminazioni e di paura. Partendo da un resoconto dettato dall’esigenza di rispondere alle domande di un giornalista (che, al termine dello spettacolo si scoprirà essere Jorge Luis Borges), le due protagoniste ci fanno rivivere, come in un flashback, tutta la loro vita.

Quando l’una aveva 23 anni e l’altra 18, Eliza e Marcela si incontrano a scuola e, con il pretesto di cambiare una camicia zuppa di pioggia, si scoprono l’una con l’altra. Uno svelamento più mentale che fisico con un amore per la letteratura che dà coraggio a quello, ancora acerbo, destinato a sfidare le leggi del tempo e dell’essere umano.

“È gelo che brucia, è fuoco gelato

È ferita che duole, che non si sente.

È un bel sogno, reale e presente,

È breve riposo, già affaticato

Un malinteso, ma ben ragionato

Vile codardo dal nome valente,

Solo cammina in mezzo alla gente,

Ignora amore per essere amato

È Libertà che già imprigionata

Il paradosso evade cercando.

Infermità che peggiora curata,

Piccolo spazio, abisso profondo,

La nostra Amicizia, appena nata

Gira e rivolta l’amore del mondo”.

Nell’intento di definire l’amore, le protagoniste riprendono i versi del poeta Francisco de Quevedo e nell’utilizzo di ossimori che tentano di contraddirsi, ci parlano di ferite, di sogni e di libertà imprigionate che “rivoltano l’amore del mondo” come a preannunciare quanto andremo a vedere nel corso dello spettacolo.

Una volta compresa la loro reciproca attrazione (“Ci siamo prese una malattia bruttissima perché siamo due femmine!”, recitano le straordinarie protagoniste), le due donne devono vedersela prima con i propri parenti (che provano in tutti i modi ad allontanarle) poi con il resto della società, che le definisce zitelle pericolose; che si fa il segno della croce quando le vede passare e che trova in loro l’unica cosa di cui (s)parlare.

Nella Spagna di inizio ‘900 l’attenzione verso le due donne lesbiche galiziane diventa sempre più morbosa e pericolosa inducendole a separarsi, per poi ritrovarsi, con false sembianze. Eliza si taglia i capelli e si veste da uomo, presentandosi a tutte le persone come Mario, suo cugino. Le due si sposano ma il travestimento non riesce a risultare convincente e, in poco tempo, l’attenzione del paese, addirittura dei media, torna sul “Matrimonio senza uomo”, inducendo le neo-spose a scappare in Portogallo per difendersi dalle autorità ecclesiastiche, giudiziarie, accademiche e sociali.

Inseguite dalle forze dell’ordine spagnole, Marcela ed Eliza vengono imprigionate e portate a processo con le accuse di blasfemia, falsa identità e travestitismo e vengono obbligate a presentarsi in tribunale “vestite da donne”. Se in Spagna, però, la gente grida allo scandalo, in Portogallo, negli stessi anni, nasce un movimento popolare che sostiene economicamente e chiede clemenza a favore di coloro che non hanno commesso alcun crimine. Il processo viene vinto dalle “spose senza uomo” che, nella parte finale dell’udienza, ammetteranno la propria colpevolezza di volersi bene, chiudendo il processo con la più semplice delle domande: “Voi siete mai stato innamorato, signor giudice?”

Quello di Eliza e Marcela è stato il primo matrimonio legale tra persone dello stesso sesso, unione che non è mai stata annullata né dalla Chiesa né dal registro civile. Sono trascorsi 19 anni da quando il Governo Zapatero ha reso legali i matrimoni omosessuali in Spagna. I tanti diritti acquisiti nella nostra epoca sono frutto anche delle battaglie di queste due donne che sono riuscite ad amarsi nonostante tutto e che rappresentano, ancora oggi, l’emblema di una certezza: l’amore, quello vero, rende la vita più intensa, mai più facile. L’amore, quello vero, non poteva, né potrà mai, rappresentare un reato. Tenerne viva la memoria è doveroso e necessario.

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