Storie

India, Smily Academy: la scuola dove imparare a creare imprese sostenibili

Suo padre ha piantato alberi ogni giorno per 40 anni; ora Munmnuni Payeng (co-fondatrice dell’accademia) vuole raccogliere la sua eredità e coinvolgere i giovani: «Continuerò a portare avanti il suo lavoro, insegnando come amare la natura», ha raccontato a La Svolta
Munmnuni Payeng, co-fondatrice di Smily Academy
Munmnuni Payeng, co-fondatrice di Smily Academy
Tempo di lettura 6 min lettura
16 aprile 2024 Aggiornato alle 13:00

Nello Stato di Assam, in India, è partita la Smily Academy, acronimo di Sustainable Mindset and Inner Level for Youth, che insegna ai giovani a creare imprese ecosostenibili. Il progetto è stato lanciato durante la Cop28 a Dubai dal coordinatore della rete nazionale indiana di Al Gore, Rituraj Phukan, e dalla professoressa Claudia Laricchia, prima persona non appartenente alla comunità indigena a capo del Forum Mondiale delle Popolazioni Indigene per la Giustizia Climatica, che rappresenta 400 milioni di persone in 90 Paesi, di cui 20 milioni nelle 97 comunità indigene dello Stato indiano di Assam dove ha sede il Forum.

Si tratta dell’accademia internazionale di eco-imprese del leggendario The Forest Man of India Jadav Molai Payeng, l’uomo che per 40 anni ha piantato alberi ogni giorno facendo nascere un bosco enorme. La nuova iniziativa, inaugurata anche con un video messaggio dell’Ambasciatore Italiano in India Vincenzo De Luca, può essere sostenuta tramite una raccolta fondi.

Claudia Laricchia (accademica, attivista ambientale, Chief of Strategic Cooperation dal Global Indigenous Peoples’ Climate Justice Forum), in qualità di co-founder del progetto, presidente e prima erede occidentale di Jadav, ha spiegato a La Svolta come si possono sensibilizzare i giovani sulla necessità di un futuro migliore. «Per valorizzare e sensibilizzare i giovani, bisogna conoscerli. Bisogna saperli ascoltare ed essere disposti a smetterla di pontificare. Ne diciamo troppe a loro e di loro, o per loro e per conto loro. Questo è interessante perché, di unilaterale e imposto, abbiamo già lasciato loro la peggiore crisi climatica della storia e spesso si è anche infastiditi dalle reazioni a questo scenario».

«Personalmente e attraverso Smily Academy - ha aggiunto - li conosciamo, li ascoltiamo e poi co-creiamo tutte le iniziative, anche la Academy stessa, i modelli e le strategie, insieme alla Gen Z. Non c’è nulla che esca da Smily per i giovani che non sia fatto insieme ai giovani. Smily Academy nasce come un’idea che ha avuto Matteo Salerno, che aveva 20 anni, insieme a me; è diventata una realtà grazie al nostro lavoro, allargato agli altri 3 fondatori, tra cui Munmuni Payeng, 25 anni».

E La Svolta ha intervistato proprio Munmnuni Payeng, figlia di Jadav Payeng.

Munmuni, cosa si prova a ricevere in eredità dai propri genitori una foresta rigogliosa di oltre 40 anni?

Mi ritengo molto fortunata ad avere un’intera giungla piantata a mani nude e con tanta saggezza e conoscenza, come eredità. Mi rende felice per ciò che significa in termini valoriali e di visione. Mio padre e chiunque pianti alberi ha come approccio quello di trascendere da sé. Quello di abbracciare, attraverso un albero, chi verrà dopo di te: è anche questa visione che eredito e che sto mettendo in pratica con un progetto intergenerazionale, interculturale e internazionale come Smily. Come mio padre, non smetterò di lavorarci ogni singolo giorno, con perseveranza.

A che punto è la sua missione di rewilding per avere un milione di alberi autoctoni sui banchi di sabbia vicino alla foresta di Molaikathoni?

Ci sto lavorando con tutta la comunità e continuerò a farlo, senza considerare quanto tempo impiegheremo, finché non raggiungeremo l’obiettivo.

La prima iniziativa di Smily Academy ha portato ad Assam una delegazione di 30 persone da 4 continenti diversi (Africa, Europa, Asia e Stati Uniti) ognuna con un progetto da trasformare in eco-impresa innovativa. Com’è andata?

Ho imparato tanto dai membri della nostra comunità, ossia quella che abbiamo coltivato unendo diversi Paesi nel mondo e naturalmente coinvolgendo attivamente la comunità locale. È stato uno scambio di conoscenza, di cultura, di buone pratiche alla pari. Per esempio, sono stata davvero felice di vedere che il modo che abbiamo di cucinare, di trasmettere la saggezza indigena in modo aperto, di vivere e di preservare l’ambiente, faccia scuola. Prima di Smily, prima che Matteo e Claudia ci proponessero questo modello, non avremmo mai pensato che le nostre foreste potessero diventare aule. Che il nostro sapere potesse diventare accademico per fare eco-impresa. Personalmente continuerò a imparare e condividere.

Quali potrebbero essere i punti cardine delle nuove imprese giovanili sostenibili di domani?

Mio padre dice: “Se la Terra resta, così sarà per te”. Per questo è così importante coinvolgere le nuove generazioni e noi giovani e promuovere la conservazione. È un fatto di vita. Dare ai giovani la possibilità di amare, con coscienza, la sacralità dell’ambiente è importante. I punti cardine, quindi, secondo me sono: amore, condivisione e apertura, restituzione di valore alla comunità e prevalenza di interesse collettivo legato a salute e ambiente, approccio rigenerativo, mentalità sostenibile, legame tra coscienza interiore e modelli di sviluppo esteriori, prevalenza della collaborazione e della cooperazione sulla competizione, creazione di indicatori nuovi per disincentivare la mentalità estrattiva di oggi, avere un alto tasso di biodiversità umana e progettuale all’interno delle proprie organizzazioni, compreso il coinvolgimento delle popolazioni indigene anche considerando che deteniamo l’85% della biodiversità mondiale.

Quali sono i prossimi progetti di Smily Academy?

I prossimi progetti continuano nel solco del “piantare” una nuova coscienza e una nuova cultura imprenditoriale, partendo “dall’EducAzione” e quindi da 2 pilastri: formazione e incubazione delle azioni imprenditoriale della formazione. Così stiamo lavorando sulle esperienze di apprendimento nella foresta amazzonica in Brasile con Ivani Pauli; in Ghana con Bernard Guri, Cikod e Mathias Kpètohoto che si è formato con noi grazie a GammaDonna; in Italia, in Lombardia, nel parco di Monza, che è stato colpito dalla crisi climatica perdendo 30.000 piante e alberi, e ancora nuovamente qui ad Assam. Ma stiamo anche lavorando in parallelo alla azione e incubazione dei 21 progetti di eco-impresa in 27 settori che sono nati durante l’esperienza di apprendimento di marzo qui in India. Educazione e azione. Così proviamo ad accelerare l’impatto.

Stiamo anche lavorando per testare subito la nostra metodologia accademica direttamente nelle imprese per le dipendenti e i dipendenti, in una logica di formazione al fattore indigeno e di apertura alle progettualità sostenibili giovanili e innovative che risultano da Smily.

In generale, quali sono i suoi sogni per il futuro?

Continuerò a portare avanti il grande lavoro di mio padre e lo condividerò col mondo, insegnando come amare e conservare la natura. È questo quello in cui credo.

Su La Svolta ci siamo occupati del tema della siccità in India: com’è ora la situazione?

Molto grave. Come in Sicilia. Come in tutto il Pianeta. Lo è con enormi differenze di accesso alle risorse, di infrastrutture, di diritti e di giustizia climatica, ma è sempre estremamente grave.

Leggi anche
Sostenibilità
di Giacomo Talignani 4 min lettura