Ambiente

Transizione ecologica: quali sono le regioni italiane più virtuose?

Nel rapporto presentato al Festival Circonomia spiccano grandi differenze fra Settentrione e Meridione. Sorprende il Centro, soprattutto le Marche
Credit: ANSA
Tempo di lettura 5 min lettura
11 marzo 2024 Aggiornato alle 17:00

Un’Italia “green” spaccata in due. Da una parte il Nord, che guida la scalata alle pratiche per migliorare la sostenibilità ambientale, dall’altra il Sud che arranca, con regioni come la Puglia fanalino di coda nelle politiche per la transizione ecologica.

Questo è il ritratto che esce dal primo rapporto stilato per mettere in classifica le regioni italiane nella sostenibilità ambientale e curato da Duccio Bianchi, fondatore dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia.

Il report è stato presentato in anteprima a Fano in occasione di Circonomia, Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica.

Il ranking si basa sulla valutazione di 25 diversi “indicatori green” e va specificato che i dati che lo compongono sono riferiti per lo più al 2022.

Gli indicatori sono suddivisibili in tre grandi categorie: l’impatto sull’uso delle risorse (dalle emissioni climalteranti pro capite fino alla produzione dei rifiuti); l’efficienza d’uso delle risorse (dal consumo di suolo alla produttività delle risorse) e infine quelle che vengono definite come “azioni di risposta e mitigazione”, tra cui si contano 13 indicatori che misurano la capacità di risposta alla crisi energetica e climatica “attraverso azioni di riduzione o mitigazione degli impatti”.

In base agli indicatori contenuti in queste macrocategorie e osservando quali territori sono più in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 europea, il quadro che ne deriva mostra al primo posto della classifica il Trentino Alto Adige, seguito dalle Marche, poi staccati ma comunque in alto si trovano Lombardia, Veneto, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Liguria.

Tutte queste regioni hanno “un indice di circolarità superiore alla media nazionale” e, a eccezione del Lazio, si trovano per lo più al Nord.

Poi c’è un blocco di regioni, sotto oppure in media, come Emilia Romagna, Piemonte, Abruzzo e Umbria. Nella parte finale troviamo poi Calabria, Campania, Basilicata, Sardegna, Sicilia e infine Puglia.

Valle d’Aosta e Molise non figurano perché, per le dimensioni ridotte, non ci sono dati comparabili con quelli delle altre regioni.

“Le regioni meridionali presentano un indice di sostenibilità ambientale sensibilmente più basso rispetto alle regioni del nord e anche del centro. Ciò evidenzia che livelli più bassi di pressione sulle risorse naturali in termini di consumo di materia e di energia - come sono nel Sud per effetto di un’economia più debole e dunque di minori consumi di materie prime – non rappresentano un vantaggio in termini ambientali. L’indice di sostenibilità, infatti, dipende da fattori di pressione ma anche da fattori di efficienza e di risposta, che al contrario dei primi tendenzialmente crescono al crescere delle performance di sviluppo economico: lo sviluppo economico di per sé non è “insostenibile”, tutt’altro”, si legge nella presentazione del report.

Particolarmente positivo, se la si osserva come macro-regione, è il risultato ottenuto dal Centro Italia, fra le aree migliori per media nazionale in tutte e tre le categorie degli indicatori (impatto, efficienza, risposta).

Per esempio le Marche “che pure sono una delle regioni più manifatturiere d’Italia e dunque con la presenza più rilevante di attività economiche che producendo beni fisici consumano più risorse e più energia rispetto alle attività economiche “terziarie”, svettano in testa alla classifica, superate solo dal Trentino Alto Adige che vanta un’antica e consolidata “primazia” in fatto di attenzione all’ambiente. Il risultato delle Marche è migliore di quello medio dell’Italia in 20 indicatori su 25”, fanno sapere gli autori.

Per Roberto Della Seta, direttore del Festival Circonomia, «dalla ricerca esce un’immagine dell’Italia della transizione ecologica a chiaroscuri, con regioni all’avanguardia della conversione green e altre che arrancano. Serve uno scatto in avanti che coinvolga tutti i territori, solo così potremo essere al centro del green deal e che non solo è indispensabile per fronteggiare la crisi climatica ma è una grande occasione di innovazione tecnologica e competitività economica. Come mostrano tanti esempi concreti, ‘convertire’ all’ecologia produzioni e consumi non è soltanto necessario per l’ambiente: è anche utilissimo a rendere più moderna e competitiva l’economia, a creare lavoro, a migliorare la vita quotidiana delle persone».

Leggi anche
Transizione ecologica
di Ilaria Marciano 4 min lettura
Transizione ecologica
di Francesco Carrubba 3 min lettura