Diritti

Oggi è la Giornata internazionale delle lotte contadine

Il 17 aprile 1996 gli agricoltori brasiliani del Movimento dei lavoratori senza terra diedero il via a una protesta per una proprietà dove avevano costruito un campo che ospitava 3.000 famiglie. La polizia sparò sulla folla e quasi 20 persone morirono
Credit: EPA/VALENTIN FLAURAUD 
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17 aprile 2024 Aggiornato alle 08:00

La lotta dei “senza terra” è un racconto senza epilogo, che va avanti da secoli. Una battaglia che ogni volta prende forme diverse, ma rimanendo sempre un atto di sfida, un conflitto, contro chi vuole sfruttare i lavoratori agricoli. Come? Privandoli del frutto della loro fatica, oppure opprimendoli fino a ucciderli.

Nel 1996 i contadini brasiliani del Movimento dei lavoratori senza terra avevano avviato una protesta per richiedere l’approvazione di un ranch di proprietà privata che stavano occupando. Si trattava di terre improduttive in cui gli agricoltori avevano costruito un campo che ospitava circa 3.000 famiglie. Il 17 aprile di quell’anno decisero di manifestare bloccando una parte dell’autostrada PA-150 (Stati del Parà); la polizia militare non la prese bene e obbligò tutti a sgomberare il traffico.

Iniziarono a sparare sui manifestanti che, inermi e disperati, si diedero subito alla fuga: mentre donne e bambini correvano via, raffiche di mitragliatrici iniziarono a colpire; 17 morti sul colpo, mentre altre due persone morirono in seguito a causa delle ferite riportate.

Ecco perché il 17 aprile: durante quella giornata venne compreso quanto la lotta di uomini e donne senza beni, neppure la terra che lavoravano, rappresentasse un’urgenza in un mondo che tanto si credeva civile. Servì una strage perché si cominciasse a parlare in maniera strutturale del problema dei lavoratori agricoli. Un problema che, ancora oggi, è caldo a causa dell’agribusiness, del cambiamento climatico, dello sfruttamento dei nuovi latifondisti.

“A seguito della nostra ottava conferenza internazionale lo scorso dicembre, noi, contadini, giovani, donne, uomini, lavoratori rurali, popolazioni indigene e senza terra, ci schieriamo con speranza e forza, rinnovata consapevolezza, unità organizzata e determinazione per affrontare crisi multiformi” ha annunciato sul proprio sito l’Associazione rurale italiana - Ari.

Oggi il mondo è testimone di una moltitudine di crisi che colpiscono ogni aspetto della vita sul nostro Pianeta. “Continuiamo una lotta incessante contro i genocidi, le guerre, le violazioni della sovranità dei popoli, le espulsioni dalle famiglie contadine, la criminalizzazione e la persecuzione dei contadini e dei leader sociale, così come l’estrattivismo e le violazioni dei diritti degli agricoltori - continua Ari - Uniti, proteggiamo la nostra madre terra”.

Queste crisi provocano genocidi, attraverso le azioni militari ma anche negando l’accesso al cibo, usando la fame come arma di guerra; allo stesso tempo prende forma anche un genocidio più lento, come quello subito dalle popolazione haitiane per le politiche anticontadine.

Il 2024 è iniziato con grandi e potenti proteste degli agricoltori in Europa, Asia e in altre parti del mondo contro le politiche agricole sfavorevoli ai contadini. Queste manifestazioni non si limitano al raggiungimento di prezzi equi e di una vita dignitosa per i contadini, ma esprimono anche la necessità di una società orientata verso un futuro in cui l’agroecologia contadina prevalga sui metodi agricoli e dell’agrobusiness, garantendo la giustizia sociale e la dignità di tutti.

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