Ambiente

Direttiva Ue deflusso ecologico: si teme per le coltivazioni in caso di siccità

La normativa europea per la riduzione della quantità di acqua prelevabile dai fiumi verrà applicata in Italia nel 2025. Per gli agricoltori il rischio è che i campi e le risaie vengano danneggiate in caso di insufficienza di risorse idriche
Credit: Vitalii Kho
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29 marzo 2024 Aggiornato alle 17:00

La normativa europea sul deflusso ecologico, ovvero sul dimezzamento dei prelievi nei fiumi per favorire l’eliminazione dell’inquinamento dai corsi d’acqua, verrà applicata in Italia solo nel 2025 ma già spaventa il mondo dell’agricoltura. L’allarme sulle “conseguenze negative” della misura è tornato in auge nell’ultima settimana, in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Acqua.

L’Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni Miglioramenti Fondiari (Anbi) infatti ha denunciato che con le nuove regole, in caso di siccità, andranno in sofferenza molte coltivazioni nazionali come le risaie, che notoriamente necessitano di parecchia acqua.

La prospettiva dal punto di vista dei campi, infatti, è quella di dover dimezzare i prelievi di acqua dai fiumi, riducendo la distribuzione idrica sui territori: secondo i coltivatori, questo potrebbe pregiudicare gli ecosistemi e aumentare le difficoltà idriche nelle ormai ricorrenti stagioni siccitose: “Ad esserne fortemente penalizzati sarebbero l’ambiente e le eccellenze agroalimentari del nostro Paese”, afferma Anbi.

«Riteniamo che i coefficienti previsti siano troppo alti e vadano rivisti, mantenendo gli obiettivi della Direttiva Europea, ma anche i benefici che il reticolo idraulico ha sul territorio e sulle sue comunità. L’Europa non è idricamente omogenea e i provvedimenti di tutela della risorsa vanno tarati sulle diverse realtà: le portate ormai torrentizie del Po non sono certo quelle di fiumi come Danubio o Reno», dichiara Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione.

«La nostra proposta è quella di non indicare un parametro fisso per il Deflusso Ecologico, ma di adeguare i livelli rispetto alla situazione idrica, presente in alveo», aggiunge Mario Fossati, direttore dell’Associazione Irrigazione Est Sesia che, come hanno fatto i consorzi di bonifica veneti 2 anni fa, richiama l’attenzione su un provvedimento “suicida” non solo per l’economia agricola italiana, ma anche per la produzione idroelettrica.

Le ultime allerte arrivano in particolare dal Piemonte che chiede nuovi bacini e sperimentazioni lacustri. Fiumi in morbida e alcuni anche in piena primaverile, falde che si sono alzate, lago Maggiore colmo: è questa la disponibilità idrica nella Regione.

«Dovremmo però immagazzinare quest’acqua - aggiunge Fossati - perché possiamo essere ottimisti per la prima parte della stagione irrigua fino a Giugno, ma per l’estate saremo ancora alla mercé dell’andamento meteo».

«Sarebbe opportuno anticipare gli eventi - suggerisce Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - approfittando della situazione di abbondanza idrica per creare una riserva atta ad affrontare eventuali situazioni difficili».

Non a caso in Piemonte si parla anche di realizzare nuovi bacini per raccogliere l’acqua e di un piano di invasi multifunzionali: in questo senso, l’Associazione Irrigazione Est Sesia guarda al territorio alpino ed ha avviato un confronto con la Regione nel medio periodo. Per realizzare questo genere di progetti servirà un arco temporale almeno decennale.

«I problemi da affrontare sono molti - prosegue Gargano - a partire dai costi per la progettazione e la realizzazione, l’iter burocratico e la sindrome Nimby (la protesta di una comunità locale contro le opere pubbliche con impatto rilevante sul territorio, ndr), per cui nessuno vuole il bacino nel proprio territorio; serve quindi una comunicazione trasparente con le comunità locali».

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