Culture

Quali sono “Le parole della Natura”?

Grazie alla raccolta di brani e aforismi del filosofo statunitense Henry David Thoreau, possiamo leggere e riscoprire la bellezza e la meraviglia della nostra amata Terra
Tempo di lettura 6 min lettura
22 aprile 2024 Aggiornato alle 19:00

Il paesaggio quando è veramente visto, reagisce sulla vita di chi lo vede. Come vivere. Come ottenere il massimo della vita. […] Come estrarre il miele dal fiore del mondo. Questo è il mio lavoro quotidiano. Sono impegnato come un’ape. Mi aggiro per tutti i campi per questa missione e non sono mai così felice come quando mi sento appesantito dal miele e dalla cera. Sono come un’ape che cerca tutto il giorno le dolcezze della natura…

Henry David Thoreau, filosofo, naturalista, autore di culto studiato nelle scuole e nelle università degli Stati Uniti, è conosciuto in Italia principalmente per il suo capolavoro Walden. Una vita nei boschi e, anche grazie al film Into the wild, si è ancorato a un certo tipo di immaginario giovanile (ma non solo).

Thoreau in realtà scrisse molto altro oltre al Walden: come i testi pubblicati in Italia dalla casa editrice La vita felice che alla fine dello scorso anno ha raccolto nel volume Le parole della Natura (420 pagine, 20 €) alcune tra le più belle e intense riflessioni del filosofo sulla Natura e ciò che ci lega a lei.

Una Natura che Thoreau studiò e di cui fu attento osservatore senza però avere mai la pretesa di ingabbiarla in limitanti schemi scientifici creati dagli esseri umani. Il mondo naturale è infatti il regno dell’ineffabile, emanazione diretta del divino e pertanto la sua bellezza non può essere compresa o analizzata quanto piuttosto percepita, intuita, amata.

Non ho mai visto fino in fondo, né ho mai sentito fino in fondo, ma la parte migliore è stata non vista e non sentita. Sono come una piuma che galleggia nell’atmosfera; da ogni parte c’è una profondità insondabile.

L’uomo di scienza, che non cerca un’espressione ma un fatto da esprimere soltanto, studia la natura come una lingua morta. Prego per un’esperienza interiore che renda la natura significativa.

Dai brani raccolti nel volume, tratti sia dalle opere più note (come appunto Walden o Camminare) ma anche da lettere e diari, traspare la passione travolgente del filosofo per il mondo naturale e anche un’urgenza di protezione e preservazione. Le parole di Thoreau sono un po’ poesia e un po’ sermone, talvolta con accenti duri rivolti a chi non sa cogliere la straordinarietà di quel mondo che lui amava tanto intensamente.

Il proprietario principale della terra è chi la usa con freddezza e ne ricava mais e patate, o chi la ama e ne trae ispirazione? Quanto di rado l’amore di un uomo per la natura diventa per lui un principio dominante, come l’affetto di un giovane per una fanciulla, ma più duraturo! Tutta la natura è la mia sposa. Quella natura che per uno è una cruda e orrenda solitudine, per un altro è una società dolce, tenera e geniale.

Sono molte le riflessioni intorno alla tensione che il filosofo percepisce tra l’amore per la Natura e quello per gli altri esseri umani. Da un lato la ricerca di una solitudine a tratti estrema, che gli pare l’unica condizione possibile per immergersi appieno nella “bontà cristallizzata”; dall’altro però tutta l’ispirazione e l’alleviamento del dolore che la Natura gli offre agisce anche come stimolo ad amare gli altri esseri umani.

Un amante della Natura è soprattutto un amante dell’ uomo. Se non ho un amico, che cos’è la Natura per me? Cessa di essere moralmente significativa.

La ricerca di una relazione profonda con il mondo naturale, dunque, non significa un rifiuto a occuparsi della condizione umana e la biografia a stessa di Thoreau lo dimostra. Per ben 2 anni (l’esperienza è raccontata nel Walden) scelse di condurre una vita isolata, in una capanna sulle rive del lago Walden, nel Massachusetts. D’altro canto, però, questo distacco non rappresentò mai una chiusura eremitica ma, al contrario, si pose sempre in dialogo critico e costante con quella società che Thoreau, non condividendone i valori stava rifiutando.

Quale sarebbe la reazione di Thoreau se oggi potesse vedere il modo in cui gli esseri umani trattano la Natura, come la stiamo sfruttando e piegando a biechi interessi economici? Lui che la considerava prima di tutto un essere vivente con cui relazionarsi e del quale avere cura.

La terra che calpesto non è una massa morta e inerte. È un corpo, ha uno spirito, è organica e fluida all’influenza del suo spirito e a qualsiasi particella di quello spirito sia in me.

Lui che in molti passaggi dei suoi scritti con tanta forza si è scagliato contro chi immola il mondo naturale sull’altare del profitto, contro chi tenta di “spezzare la natura, domare il suolo”, e con altrettanta energia ha schernito chi si illude di poter costruire staccionate e ingabbiare la terra nelle assurde maglie della proprietà privata.

Non c’ è nulla di inorganico […] La terra non è un mero frammento di storia morta, strato sopra stato, come i fogli di un libro, che sarà svegliata dai geologi e dagli antiquari, ma è poesia viva come le foglie di un albero che precedono i fiori e i frutti - non una terra fossile ma una terra rigogliosa; paragonata alla sua grande vita centrale, ogni vita animale e vegetale è puramente parassitaria.

La biologa statunitense Rachel Carson, autrice del celeberrimo Primavera silenziosa, il saggio-denuncia che contribuì alla messa al bando del Ddt negli anni ’70, scrisse anche un altro libro meno noto, The sense of wonder, nel quale sosteneva l’importanza di educare i bambini (ma anche gli adulti) a cogliere il senso di meraviglia e di stupore che il rapporto con il mondo naturale innesca. Solo scoprendo la raffinatezza e la straordinarietà della Natura, solo restando sbalorditi, proprio come Thoureau, di fronte alla perfezione di un fiocco di neve o di una goccia di rugiada potremo sviluppare un efficace antidoto contro l’avidità, e contro la distruzione indiscriminata dell’ambiente per il puro profitto.

Ieri a Boston un ornitologo ha detto in modo significativo “se tieni un uccellino in mano…”, ma io preferirei tenerlo nei miei affetti.

Se solo riuscissimo a operare questo piccolo e in fondo semplice cambio di prospettiva, se solo riuscissimo a ritrovare l’empatia e il senso di meraviglia, allora sì che avremmo davvero una possibilità di salvare la Natura.

Leggi anche
Libro
di Elena Esposto 4 min lettura
Autrici
di Manuela Sicuro 4 min lettura