Ambiente

La vera economia circolare produrrà batterie con litio Made in Italy

Già oggi sono contenute in tantissimi dispositivi di uso quotidiano, come gli smartphone, ma in futuro saranno ancora più presenti. Come sapremo riciclarle sarà quindi determinante
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31 marzo 2024 Aggiornato alle 20:00

La transizione energetica è la risposta alle emergenze di tipo climatico e ambientale. Il processo che guida il cambiamento è l’elettrificazione di ogni sistema - dalla telefonia ai trasporti - di cui le batterie al litio sono al momento fattore cruciale: si stima che da qui al 2030 la richiesta globale di questi accumulatori sia destinata a crescere mediamente del 27% ogni anno.

Non è solo l’auto elettrica a guidare la domanda di questi componenti, la digitalizzazione e i dispositivi mobili, che stanno cambiando le nostre abitudini, partecipano all’incremento dello stesso mercato.

Le batterie al litio sono presenti nella nostra quotidianità più di quanto crediamo: alimentano gli smartphone, i robot aspirapolvere, le scope elettriche e tutti gli elettrodomestici e gli apparecchi che funzionano in modalità cordless, così come monopattini e bici elettriche.

Per dare un’idea del fenomeno ‘batterie al litio’ che dovremo gestire, basta pensare alla diffusione dei soli smartphone: in Italia si stima siano circa 47 milioni di unità. E come sarebbe possibile diversamente? La nostra vita passa dallo smartphone: praticamente tutti (il 97,3%) lo usano per connettersi a internet, e le performance di questo indispensabile dispositivo mobile sono garantite da una batteria al litio, ovviamente.

Sul fronte della mobilità elettrica, poi, lo sviluppo è appena cominciato. Il numero di auto elettriche in circolazione in Italia è in costante crescita, anche se in misura inferiore rispetto ad altri paesi europei. Secondo i dati dell’ACI, Automobile Club d’Italia, a gennaio 2023 le auto completamente elettriche circolanti nel nostro Paese sono circa 163.000, solo lo 0,6% del totale circolante. Sono dati che in prospettiva indicano le dimensioni del mercato delle batterie al litio per la mobilità elettrica, da produrre prima e da gestire poi, giunte a fine vita. Solo con le auto elettriche stimate a gennaio 2023, circolano circa 32.000 tonnellate di batterie al litio.

Il tema posiziona il riciclo delle batterie al centro delle strategie di crescita di questo mercato, perché rappresenta una fonte di approvvigionamento di materie cosiddette critiche, come appunto il litio, attraverso processi veramente circolari. Per questo risultato non basta creare una filiera di trattamento della batteria esausta o usata, servono processi che abbiano come obiettivo il recupero - massimo possibile - delle materie prime contenute nella batteria, prevedendo anche la possibilità di reimpiego del prodotto usato.

Dunque, si tratta di organizzare una filiera di raccolta, trattamento e recupero controllata, tracciata, ed efficiente che restituisca prodotti second life, materie prime seconde, una minima frazione residuale inutilizzabile smaltita in modo sostenibile. È un processo complesso ma possibile, se la mission delle organizzazioni è gestire azioni davvero sostenibili e se l’obiettivo è il massimo sfruttamento del prodotto-rifiuto.

Del resto, le direttive del Green Deal europeo puntano proprio in quella direzione: la creazione di una filiera europea delle batterie sostenibile, efficiente e indipendente.

Molte delle materie prime necessarie alla costruzione delle batterie al litio provengono da territori extra europei, il Cobalto viene estratto in Congo, la Cina controlla il mercato del litio e della grafite e i processi di estrazione e raffinazione di questi materiali hanno spesso grande impatto ambientale e sociale.

Il nuovo regolamento europeo in materia di batterie, infatti, attraverso una armonizzazione del sistema, intende ridurre l’impatto ambientale e sociale durante l’intero ciclo di vita di tutte le categorie di batterie, e dei relativi rifiuti. Oltre ad aspetti economici e di disponibilità, voglio sottolineare ancora che il sistema di approvvigionamento extra europeo di materie come il cobalto, o lo stesso ‘oro bianco’ (il litio), ha costi sociali e ambientali davvero poco sostenibili.

La nuova normativa prevede, fra l’altro, l’introduzione di una etichettatura obbligatoria delle batterie, identificativa dei componenti, del contenuto di materiale riciclato, dell’impronta di carbonio del prodotto. Queste informazioni saranno rese disponibili tramite il passaporto digitale della batteria, che conterrà anche il modello e altre informazioni specifiche del prodotto. L’entrata in vigore delle etichette è prevista entro il 2026, del Qr Code entro il 2027.

Prepararsi per questo tipo di futuro vuol dire anticipare i tempi, investire volontariamente in ricerca, e sviluppo di nuovi processi davvero circolari. Significa, a esempio, organizzare una filiera di riciclo in grado di selezionare le batterie usate per individuare quelle ancora utilizzabili per una ‘seconda vita’, da impiegare magari in applicazioni less intensive, come gli impianti fotovoltaici; o estrarre dalle batterie-rifiuto il massimo dei materiali di cui sono composte, il litio in primis, passando dall’attuale 40% al 90% di recupero di materie prime seconde da immettere nel ciclo produttivo delle batterie. In ambito della filiera del rifiuto, significa lavorare per costruire una preziosa miniera urbana italiana.

Giuliano Maddalena, CEO di Safe - Hub Italiano dei Consorzi per le Economie Circolari

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