Ambiente

In Italia c’è una miniera invisibile di litio geotermico

Si trova a Campagnano, in provincia di Roma, e custodisce il prezioso metallo cardine della transizione energetica. In paese tutti lo sanno ma al momento non viene estratto
Credit: Via btmagazine.in
Tempo di lettura 5 min lettura
7 maggio 2023 Aggiornato alle 20:00

A Campagnano (Roma) sono ricchi, ma nessuno (o quasi) lo sa.

A visitare il paese non sembra certo di essere negli Emirati Arabi: una classica cittadina tranquilla, con i campi, le case, i negozi, le scuole. Edifici modesti e semplice normalità per una località della periferia romana.

Eppure, pare che Campagnano sia ricca e che il suo tesoro sia nascosto a diversi chilometri di profondità, intrappolato in acqua a 200 gradi che scorre sotto i piedi degli abitanti del borgo.

Già, perché Andrea Dini, geologo del Cnr e autore di una mappatura del litio in Italia, uscita pochi mesi fa sulla rivista Minerals, ha individuato un’enorme miniera di litio geotermico- cioè disciolto nell’acqua sotterranea- che si distende dalla Toscana, all’altezza del monte Amiata, fino ai Campi Flegrei, in Campania.

Il metallo, detto anche oro bianco, è prezioso per la produzione delle batterie per i veicoli elettrici, per i cellulari e per i pc portatili ed è materia prima cardine per la tanto chiacchierata transizione energetica. Tanto basta per spiegare il motivo per cui, se fino a pochi anni fa il suo prezzo era fissato a 14.000 dollari a tonnellata, nel 2022 è schizzato a 80.000 dollari, facendolo diventare un vero e proprio metallo prezioso richiesto in tutto il mondo.

Ma nel piccolo comune a nord ovest di Roma, la notizia di una miniera che nasconde un tale tesoro pare non aver ancora creato tanto scalpore. Sarà per il paesaggio naturale intonso che trasmette quella sensazione di normalità che non lascia presagire nulla? O sarà forse la strana immobilità nei lavori che non dà concretezza a quell’idea per cui il piccolo borgo nasconda sotto di sé un bene prezioso e ricercato da tutti?

In effetti, osservando Campagnano nulla farebbe pensare all’esistenza di quella che Dini definisce «una miniera atipica» di litio: l’impatto ambientale è pressoché nullo dal momento che il litio -di origine vulcanica in queste zone - si trova disciolto in acqua calda tra i 2 e i 3 chilometri di profondità e nessuno si è ancora messo a lavoro per estrarlo.

Non ci sono gru, non ci sono trivelle, non ci sono neanche strani macchinari di ultima generazione che possano indicare vagamente un luogo in cui iniziare la ricerca. Sarà questo il motivo per cui alla domanda “Ma la miniera di litio dov’è?”, la risposta di tanti abitanti di Campagnano è “Mai vista, mi spiace”.

Eppure c’è, esiste. Sotto i loro piedi e la terra che abitano. Ma non vederla significa non averne percezione e non concepirla come parte della realtà.

Mentre dall’altra parte del mondo le miniere ci sono e si vedono - come in Australia, il Paese più grande produttore di litio in cui il metallo viene estratto dalle rocce (da riserve di pegmatiti di spodumene), o come in Cile, dove l’estrazione avviene dai depositi di salamoia di litio - per estrarre l’oro bianco nel paesino in provincia di Roma non serviranno strani e complicati metodi, né miniere aperte che possano rovinare gli scenari paesaggistici: sarà necessario soltanto perforare il terreno, scendere in profondità e intercettare l’acqua.

Semplice a dirsi però non tanto a farsi, a quanto pare.

Già negli anni ‘70/’80, infatti, Enel aveva ottenuto una prima autorizzazione per perforare circa 15 pozzi esplorativi tra Cesano e Campagnano per realizzare impianti geotermici. A circa 1480 metri di profondità fu individuata una quantità di risorsa geotermica molto alta e, contestualmente, una presenza di litio pari a 380 milligrammi per litro (mg/l) ma all’epoca l’estrazione fu ritenuta troppo difficile, i pozzi furono chiusi e i dati geologici raccolti archiviati in faldoni, lasciati a prendere polvere per decine di anni.

Oggi, con un soffio la polvere è volata via e quei faldoni sono stati riaperti: un’azienda mineraria australiana con cui Enel Green Power ha stretto un accordo nel luglio 2022, la Vulcan Energy, ha infatti ottenuto l’ok dalla regione Lazio per effettuare una ricerca sui dati presenti negli archivi di Enel e ha brevettato un metodo pulito e innovativo che permetterà, in futuro, di estrarre il metallo con un impatto zero a livello ambientale.

«Siamo nella fase di realizzazione dei rilievi e degli studi geologici preliminari per comprendere la natura del sottosuolo. Tutte le prospezioni al momento avvengono in superficie, non ci sono autorizzazioni a scavare nuovi pozzi e trincee», ha spiegato Niccolò Dainelli, geologo e rappresentante della Vulcan in Italia.

«Se avremo garanzie ferree che l’estrazione può avvenire senza conseguenze per l’ambiente, affronteremo il dibattito con la popolazione. Ci rendiamo conto che dobbiamo misurarci col mondo e col mercato internazionale», ha precisato Alessio Nisi, sindaco di Campagnano.

Attualmente, per quanto i prezzi di compra vendita del litio siano accattivanti e averne un’enorme miniera nascosta sia una fortuna, il calcolo di costi e benefici per estrazione e vendita non è ancora terminato.

Così, ancora per un po’, Campagnano continuerà a vivere la sua vita custodendo il segreto di un tesoro prezioso che c’è, ma non si vede e, per ora, non si tocca.

Leggi anche
economia circolare
di Pierfrancesco Albanese 4 min lettura
Transizione energetica
di Alessandro Leonardi 3 min lettura