Futuro

L’insostenibile leggerezza del litio

Dalla sua estrazione fino alla produzione di batterie per auto elettriche, il più piccolo dei metalli fa preoccupare la comunità internazionale, soprattutto quella scientifica, per le ricadute ambientali della sua filiera
Quella boliviana di Salar de Uyuni è la più grande salina del mondo. Una distesa bianca molto ricca di litio
Quella boliviana di Salar de Uyuni è la più grande salina del mondo. Una distesa bianca molto ricca di litio
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
22 marzo 2022 Aggiornato alle 15:00

Chiamato l’oro bianco della transizione energetica, è fondamentale per la produzione di batterie elettriche. Ma anche per il funzionamento dei nostri smartphone.

Se ne estraggono 80 milioni di tonnellate l’anno. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, la sua domanda aumenterà del 42% entro il 2040.

Per il 95%, il suo mercato è nelle mani di Cina, Corea del Sud e Giappone. Ma i suoi principali Paesi produttori sono Australia e Sudamerica, in particolare il triangolo formato da Bolivia, Cile e Argentina.

Stiamo parlando del litio, metallo sempre più prezioso anche per l’Europa. Non sono casuali i progetti Europe Battery2030+, che mira a costruire una batteria europea riciclabile al 100%, e European Battery Alliance, il piano operativo per la costruzione di 25 gigafactory. Il Vecchio Continente si è infatti accorto che non può rimanere estraneo alla filiera dell’estrazione del minerale né della produzione di batterie. Limitandosi alla manifattura di veicoli elettrici.

In Europa la materia prima è poca e da diversi anni si è deciso di bloccare i finanziamenti a nuove miniere a causa delle potenziali ricadute ambientali. Non è un caso se l’Unione sta guardando alla batteria riciclabile nonostante, a oggi, sia impossibile riutilizzare il litio visto il numero troppo esiguo di veicoli elettrici.

In alcune aree del mondo, come nel triangolo sudamericano, il più piccolo e leggero dei metalli ha dato vita a importanti conflitti ambientali: qui, infatti, il metallo si estrae pompando l’acqua dei laghi salati e poco profondi andini (salar) in grandi vasche di evaporazione. I residui dell’evaporazione vengono poi lavorati per eliminare le impunità e ottenere il litio. Sacrificando grandissime distese d’acqua. Ben due milioni di litri per tonnellata di litio.

Viceversa, in Australia, dove il litio si ricava dalle miniere di spodumene (minerale che contiene anche litio), nel 2018 l’estrazione è cresciuta del 170%, superando anche quella cilena.

Parallelamente la Cina, che ospita sul suo territorio ampie riserve, guarda con interesse al grande potenziale dell’Afghanistan.

In Europa, invece, la proposta di progetti minerari europeo è stato accompagnato da proteste. Tra le ultime, quelle della Serbia, protagonista negli ultimi mesi di continue proteste per chiedere che Rio Tinto, una delle più grandi imprese minerarie al mondo, venga confinata fuori dal Paese. Per paura di ripercussione sugli ecosistemi.

Secondo lo studio Climate change and lithium mining influence flamingo abundance in the Lithium Triangle, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences la combinazione di estrazione di litio e cambiamento climatico nelle Ande potrebbe influenzare negativamente tanto l’ambiente, quanto l’ecoturismo. E le popolazioni di fauna autoctona. Come i fenicotteri.

L’estrazione del litio si concentra qui proprio sui salar, dove i fenicotteri riuniscono per nutrirsi e riprodursi. In base ai risultati emersi dallo studio, due specie di fenicotteri che si riproducono solo su queste montagne hanno già perso dal 10 al 12% della loro popolazione in soli 11 anni.

Nel momento in cui le ricariche d’acqua si esauriscono, i laghi in cui vivono i fenicotteri diventano inabitabili per gli organismi di cui si cibano i pennuti, facendo sì che gli uccelli se ne vadano o muoiano di fame.

Secondo i ricercatori a capo dello studio, che si è concentrato su 5 salar nelle Ande cilene, per ora l’impatto dell’attività mineraria sulla regione è limitato e la popolazione complessiva di fenicotteri non è diminuita. Tuttavia, presto l’estrazione del litio si espanderà per soddisfare la domanda internazionale del metallo. Minacciando la sopravvivenza della fauna selvatica.

«La domanda globale di litio – ha spiegato il team di ricercatori - è aumentata vertiginosamente negli ultimi decenni per l’uso di veicoli elettrici, telefoni cellulari e dispositivi di archiviazione elettronici. Si prevede che la produzione in Cile triplicherà entro il 2026 rispetto ai livelli del 2018 e si espanderà ad altri laghi salini oltre il Salar de Atacama». Non a caso, il Cile ha annunciato una gara d’appalto per l’esplorazione e la produzione aggiuntive di 400.000 tonnellate di litio metallico.

Torna, così, a riproporsi il dilemma di come incrementare le tecnologie green, per rallentare gli effetti dei cambiamenti climatici, limitando al tempo stesso, però, gli impatti ambientali che queste stesse tecnologie originano.

Cento milioni di auto elettriche richiedono un milione di tonnellate di litio. Per ora, però, il problema non risiede tanto nella quantità disponibile di questa risorsa quanto nei luoghi, fragili, cui si attinge per ricavarla. Così come nelle sue modalità di estrazione.

Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Cnr, aveva spiegato a Domani: «Sono tranquillo sul fatto che ci sia abbastanza litio sulla Terra per i nostri obiettivi, sono più preoccupato che si facciano abbastanza prospezioni, che siano rilasciati abbastanza permessi, che si abbia la capacità di raffinare quello che viene estratto, che la filiera funzioni in modo efficiente. Il collo della bottiglia non è la disponibilità della materia prima ma la capacità del sistema industriale di aumentare l’output di prodotti finiti basati su di essa».

Ad oggi, dunque, non sussiste un problema di quantità per il litio. Tuttavia, nel momento in cui la transizione energetica entrerà a pieno regime, dunque il metallo sarà sempre più richiesto per la produzione di batterie agli ioni di litio per le auto elettriche, l’accesso alle risorse potrebbe diventare arduo.

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