Ambiente

Le parole della transizione ecologica

Di cosa parliamo, quando parliamo di sostenibilità? Oggi cominciamo a pubblicare un utile vocabolario per entrare nel mondo dell’economia circolare, tratto dal libro di Roberto Cavallo “Le parole della transizione ecologica„ (Edizioni Ambiente). 52 nuovi lemmi, commentati da autorevoli giuristi, economisti, sociologi, esperti di pratiche green.
di Redazione

Le prime 2 parole sono: Lineare e Circolare, analizzate da Mattia Pellegrini, capo unità “Gestione rifiuti e materie secondarie”, Commissione europea – Direzione generale ambiente.

Definizione di “lineare”

Aggettivo dal latino linearis, a sua volta da linea che, a seconda degli autori, deriva da linum ovvero “lino” o dalla radice li- (bagnare, scorrere) o linere che sta per “spalmare”. Il termine è dunque riferito a una linea, in particolare una retta. In matematica si parla di funzione lineare quando le variabili sono al primo grado; per estensione in fisica quando un fenomeno è descritto da un’equazione lineare. L’aggettivo lineare si può associare alla scrittura per distinguerla da quella pittografica, o a una foglia per descriverne una forma a margini pressoché paralleli, in chimica per descrivere una catena di atomi disposti lungo un unico asse. L’aggettivo lineare si usa anche in modo figurato, per esempio quando una persona mantiene un comportamento coerente (condotta lineare) o presenta le proprie idee in modo semplice, chiaro (ragionamento lineare).

Definizione di “circolare”

Aggettivo e sostantivo femminile dal provenzale cerles, a sua volta dal tardo latino circularis, derivato da circŭlus, diminutivo di circus, in greco kirkos, che significa “cerchio”. Si usa l’aggettivo per specificare quando un oggetto, un fenomeno o una circostanza assume caratteristiche e proprietà che riconducono alla circonferenza. In matematica sono circolari le funzioni trigonome- triche che originano da un cerchio trigonometrico. Sempre come aggettivo è usato per definire un percorso che torna all’origine, per esempio in montagna un itinerario circo- lare. In senso figurato, quando il racconto degli elementi segue un filo logico, unendo gli elementi stessi e si parla di ragionamento circolare. Si utilizza anche per descrivere qualcosa che ha grande libertà di circolazione, come un biglietto che consente di utilizzare tutti i mezzi di una città: abbonamento circolare. Può anche essere sostantivo per indicare una lettera o un atto, soprattutto della pubblica amministrazione, destinata a un insieme definito di persone: “la circolare del preside”.

Il commento dell’autore

Dal dicembre 2019 ho il piacere di occuparmi di economia circolare alla Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. Si tratta di un momento epocale perché la Commissione europea, per la prima volta nella sua storia, ha posto il Green New Deal come priorità politica del suo mandato quinquennale. Le azioni nel campo dell’economia circolare sono uno dei pilastri su cui si basa il Green New Deal europeo, che non è soltanto essenziale ai fini della tutela ambientale, ma va visto anche come un nuovo modello economico per un “rinascimento” industriale europeo.

Cronistoria: Per capire i due vocaboli, “lineare” e “circolare”, partiamo dalla Direttiva Ue 2018/851 del 30 maggio 2018 relativa ai rifiuti. La Direttiva fa riferimento per ben undici volte al termine “economia circolare”, ma non ne contiene una definizione. Il termine “economia lineare” non viene mai citato. Un lettore poco attento potrebbe dunque concludere che la direttiva sia poco chiara in materia. In realtà la Direttiva è molto chiara e prevede una chiara “gerarchia dei rifiuti” che è la vera essenza di un’economia circolare. La Direttiva richiede agli stati membri dell’Unione europea di privilegiare la prevenzione del rifiuto, compresi il riutilizzo, la preparazione per il riutilizzo e il riciclo. Non ho mai veramente amato la parola “gerarchia”, per la sua connotazione a volte negativa quando è collegata a subordinazione o supremazia, ma trovo che in questo caso sia davvero un termine necessario, per far capire che lo smaltimento in discarica deve essere l’opzione di gestione dei rifiuti meno preferibile. Cercherò di spiegarvi in parole semplici i due opposti “lineare” e “circolare” e riflettere sul fatto che in realtà la circolarità è un valore che arriva dal passato, che i nostri nonni applicavano siste- maticamente, evitando qualsiasi forma di spreco.

Economia lineare Per semplificare, con l’economia lineare si estraggono materie prime che vengono trasformate in un prodotto, il quale viene gettato via dopo l’uso. Nell’economia lineare si preferiscono prodotti di breve durata. Breve durata significa materiali meno adatti a resistere al tempo, costi di produzione più bassi, maggiori vendite e minori costi di assistenza. Tale modello dipende dalla disponibilità di grandi quantità di materiali ed energia, facilmente reperibili, e a basso prezzo. È stato stimato che da qui al 2050 il mondo consumerà risorse pari a tre pianeti. Poiché esiste un solo pianeta Terra, continuare ad alimentare uno sviluppo economico di tipo lineare porterebbe da qui a qualche decennio al collasso del nostro pianeta.

Economia circolare I principi dell’economia circolare contrastano con il tradizionale modello economico lineare, fondato su uno schema opposto: estrarre, produrre, utilizzare e gettare. Nell’economia circolare, al contrario, il valore dei prodotti e dei materiali è mantenuto il più a lungo possibile. La produzione di rifiuti e l’utilizzo di risorse sono contenuti al minimo, attraverso la prevenzione, e i prodotti alla fine del loro ciclo di vita vengono riutilizzati o riciclati per creare nuovo valore. Questo sistema virtuoso consente non soltanto di realizzare chiari benefici per l’ambiente, ma stimola al contempo l’innovazione e la competitività di lungo termine. L’economia circolare è dunque un modello economico che minimizza gli sprechi delle risorse naturali e facilita il riutilizzo, la riparazione e il riciclo di materiali e prodotti esistenti. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto, laddove possibile, vengono reintrodotti nel ciclo economico e possono essere continuamente riutilizzati all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore.

Esempi di “prodotto circolare”

L’economia circolare prevede che tutti i prodotti immessi sul mercato vengano disegnati in maniera intelligente al fine di essere riutilizzati e riciclati alla fine del loro ciclo di vita, e che durino nel tempo. Per esempio, le bottiglie dovrebbero essere progettate con forme e materiali che ne rendano più facile il riutilizzo, prima ancora del riciclo. Prendiamo un altro oggetto che utilizziamo tutti i giorni, il nostro telefono cellulare. A oggi, circa 6 miliardi di persone, nel mondo, ne possiedono almeno uno. In Italia, circa il 94% della popolazione possiede un telefono cellulare. Poche persone sanno che i cellulari sono preziose miniere di materie prime: contengono diversi metalli nobili e rari, per esempio rame, oro, litio, indio e palladio. Non vi è dubbio che riciclare i telefoni convenga, ma purtroppo non sempre è così fa- cile, anche per la maniera in cui sono progettati. Un “telefono cellulare circolare” dovrebbe essere costruito in modo da rendere semplice ed economico riciclarne i pezzi e recuperarne i materiali rari. Inoltre, dovrebbe essere facile da riparare a prezzi accessibili per il consumatore, e la sua vita dovrebbe essere la più lunga possibile.

L’Unione europea leader mondiale della transizione verso un’economia circolare

La Ellen MacArthur Foundation, un ente indipendente nato nel 2010, ha recentemente delineato l’opportunità economica di questo modello. L’economia circolare, secondo la definizione che ne dà la stessa Foundation, “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reinte- grati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati a essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”. L’economia circolare è dunque un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qual- cun altro. Nell’economia lineare, invece, terminato il consumo termina anche il ciclo del prodotto, che diventa rifiuto, costringendo la catena economica a riprendere continuamente lo stesso schema: estrazione, produzione, consumo, smaltimento.

Piano d’azione della Commissione europea

Nel 2015 la Commissione europea ha adottato un ambizioso piano d’azione a sostegno dell’economia circolare ecco alcuni dei punti chiave, individuati:

• preservazione delle risorse, comprese quelle scarse e soggette a fluttuazioni di prezzo;

• risparmi per le industrie europee;

• apertura di nuove opportunità di business;

• creazione di un sistema innovativo ed efficiente di produzione ed esportazione;

• creazione di posti di lavoro, generici e specializzati, in ambito locale; • creazione di opportunità di integrazione sociale e coesione.

Le azioni proposte dalla Commissione europea contribuiranno a chiudere il cerchio del ciclo di vita dei prodotti, incrementando riciclo e riutilizzo, arrecando vantaggi all’ambiente e all’economia. L’incentivazione dell’economia circolare si fonda su due capisaldi:

1. la riduzione della quantità di rifiuti da gestire, raggiungibile sia attra- verso misure di prevenzione da applicare non solo durante il processo produttivo ma già in sede di progettazione dei beni, sia selezionando con attenzione gli scarti di lavorazione che possono essere qualificati come sottoprodotti e dunque idonei alla commercializzazione;

2. la diffusione, tramite il riciclo e le operazioni di recupero, dei procedimenti e dei trattamenti volti alla cessazione della qualifica di rifiuto.

Il 14 giugno 2018 è stato pubblicato il cosiddetto Pacchetto economia circolare (in vigore dal 4 luglio 2018), composto da quattro Direttive in- tervenute a modificarne sei precedenti in materia di rifiuti. Si tratta della:

1. Direttiva Ue 2018/849, in modifica delle precedenti direttive in materia di veicoli fuori uso, pile e accumulatori, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche [N 1];

2. Direttiva Ue 2018/850, in modifica della precedente direttiva in materia di discariche [N 2];

3. Direttiva Ue 2018/851, in modifica della precedente direttiva relativa ai rifiuti [N 3];

4. Direttiva Ue 2018/852, in modifica della precedente direttiva in tema di imballaggi e rifiuti da imballaggio.

Il fine di questi interventi è di evitare o ridurre al minimo la produzione di rifiuti attraverso l’armonizzazione della raccolta differenziata, la limitazione di prodotti monouso e la promozione di un mercato delle materie prime seconde di alta qualità. L’obiettivo è quello di passare entro il 2035 dal 65 al 70% di riciclo e per i rifiuti da imballaggio dal 75 all’80%, mentre il conferimento in discarica non dovrà superare il 10% dei rifiuti prodotti.

Per convertire il rifiuto in risorsa, reimmettendolo nel ciclo produttivo attraverso il riciclo, o per prolungare il ciclo di funziona- mento dei prodotti, il legislatore italiano, nel rispetto nella normativa europea (in particolare della Direttiva Ue 2018/851), ha introdotto il regime di responsabilità estesa del produttore, che consiste nell’ap- plicazione di una serie di misure volte ad assicurare che ai produttori spetti la responsabilità finanziaria e organizzativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa rifiuto. Le misure adottate possono essere legislative o non legislative, e possono includere l’ac- cettazione dei prodotti restituiti e dei rifiuti che restano dopo l’utilizzo di tali prodotti, nonché la successiva gestione dei rifiuti e la responsa- bilità finanziaria per tali attività; oppure possono includere l’obbligo di mettere a disposizione del pubblico informazioni relative alla misura in cui il prodotto è riutilizzabile e riciclabile.

Come è fatto un “prodotto circolare”?

L’economia circolare è tale quando un processo produttivo è virtuoso fin dalle sue prime fasi, a partire, per esempio, dall’utilizzo massiccio di fonti di energia rinnovabile, elemento centrale della sostenibilità, e quando, accanto all’innovazione tecnologica, garantisce un intenso e costante passaggio di informazioni tra i diversi soggetti economici. Serve una forte capacità di innovazione e prodotti disegnati in maniera efficiente, che durino nel tempo e che nella loro interezza o nelle loro singole parti possano essere riciclabili o riutilizzabili in altre forme.

Dopo l’adozione del Green New Deal europeo nel dicembre del 2019, la Commissione europea ha pubblicato nel marzo del 2020, pochi giorni prima della chiusura dei suoi uffici per la pandemia COVID-19, il Piano d’azione per l’economia circolare. È interessante notare che tale pubblicazione è avvenuta lo stesso giorno dell’adozione del Piano d’azione per una strategia industriale europea. Non si tratta di una mera coincidenza, ma di una scelta intenzionale della Commissione europea per indicare che sviluppare un’economia circolare è la chiave per rilanciare il modello produttivo europeo.

Per un continente come l’Europa, povero di risorse e soggetto a una forte volatilità dei prezzi, l’economia circolare è una scelta quasi ob- bligatoria per garantire e rilanciare la competitività dell’Unione, creando sia nuove opportunità commerciali, sia modi di produzione e consumo innovativi e più efficienti. Inoltre, l’introduzione di principi di circolarità nei nostri modelli produttivi genererà nuovi posti di lavoro green e favorirà lo sviluppo di nuove qualifiche. Infine, l’estensione dell’economia circolare agli operatori economici tradizionali contribuirà in modo significativo al conseguimento della neutralità climatica entro il 2050 e alla dissociazione della crescita economica dall’uso delle risorse.

Recentemente, si è registrato un interesse crescente dei mezzi di comunicazione di massa relativamente al tema dell’economia circolare e spesso l’Europa viene descritta come il continente leader in materia di circolarità. Pur essendo vero, anche l’Europa è lontana da un modello economico perfettamente circolare. Qualche dato ci può dare un’idea chiara della sfida che abbiamo davanti a noi come cittadini europei e del mondo.

Si prevede che nei prossimi quarant’anni il consumo complessivo di materiali raddoppierà, e parallelamente la produzione annuale di rifiuti aumenterà del 70% entro il 2050. Ci sono interi settori industriali che continuano a basarsi su un modello produttivo completamente lineare, basti pensare al tessile o alle plastiche. Si stima che meno dell’1% di tutti i prodotti tessili del mondo sia riciclato in nuovi prodotti. Secondo le stime, nei prossimi vent’anni il consumo di plastica raddoppierà. Entro il 2050 la plastica potrebbe rappresentare il 20% del consumo di petrolio, essere responsabile del 15% delle emissioni di gas a effetto serra e la sua presenza nei mari potrebbe superare, in peso, quella dei pesci.

Le iniziative chiave del Piano d’azione sull’economia circolare.

1. Un’iniziativa legislativa per rendere perfettamente circolari tutti i prodotti

L’obiettivo centrale di questa iniziativa legislativa sarà l’estensione della Direttiva fino alla progettazione ecocompatibile così che internalizzi i principi della circolarità. Si tratta di un’azione chiave poiché fino all’80% dell’impatto ambientale dei prodotti si determina nella fase di progettazione, ma il modello lineare “prendi-produci-usa-getta” non incentiva adeguata- mente i produttori a incrementare la circolarità dei loro prodotti. Grazie a questa iniziativa i prodotti immessi sul mercato dell’Ue saranno progettati per durare più a lungo e per essere riparati e migliorati, riciclati e riutilizzati più facilmente.

2. Una serie di iniziative – molte delle quali legislative – nelle catene di valore identificate come prioritarie (elettronica, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, tessile, edilizia e settore alimentare)

Queste misure dovranno mirare a prevenire e ridurre i rifiuti, aumentare i contenuti riciclati e ridurre al minimo le esportazioni di rifiuti al di fuori dell’Ue. Sarà inoltre introdotto un modello europeo per la raccolta differenziata e l’etichettatura dei prodotti.

L’insieme delle misure sopra descritte renderà possibile la trasformazione del sistema produttivo europeo, ponendo al suo centro la circolarità. Ma non dimentichiamo che ogni cittadino europeo può, e aggiungerei deve, svolgere un ruolo chiave. Ogni giorno con le nostre azioni quotidiane produciamo rifiuti. Ogni cittadino europeo produce quasi mezza tonnellata di rifiuti urbani all’anno. È quindi fondamentale che ognuno di noi agisca come cittadino responsabile, riducendo, quando possibile, i rifiuti, contribuendo all’avvio al riciclo con la sua raccolta differenziata e scegliendo prodotti circolari.