Gli effetti della controversa corsa al litio
I piani per abbattere le emissioni climalteranti e fermare la crisi climatica-ambientale si basano principalmente sulla trasformazione dell’attuale sistema industriale, non solo con la transizione verso le energie rinnovabili, ma anche con l’elettrificazione di tutta le filiere che riguardano i trasporti o altri settori legati attualmente alle risorse fossili. Una rivoluzione in corso di fondamentale importanza, tanto che nella conferenza climatica (Cop27) appena iniziata sono previsti diversi panel a riguardo.
Ma la corsa verso i minerali, come cobalto, rame, litio, nickel o le “terre rare”, necessari per le batterie e le altre componenti dell’elettrificazione, sta determinando profondi cambiamenti nell’economia mondiale e in ambito geopolitico, con anche impatti sugli ecosistemi locali.
Le maggiori multinazionali dell’automotive, preoccupate dall’impennata dei prezzi e dalla possibile scarsità dei minerali, stanno intensificando gli sforzi per assicurarsi il controllo dell’intera filiera o i contratti di lungo termine con le principali imprese minerarie. Uno di questi tentativi è venuto recentemente alla ribalta, con le trattative intercorse fra la Tesla e la multinazionale Glencore, la più grande produttrice di cobalto nel mondo.
La società di Elon Musk ha provato ad acquisire il 10-20% della compagnia mineraria, in modo da ottenere un maggior controllo sulla produzione e la forniture di minerali: «Il prezzo del litio è salito a livelli folli! Tesla potrebbe effettivamente dover entrare nel settore minerario e nella raffinazione direttamente su larga scala, a meno che i costi non migliorino. Non c’è carenza dell’elemento stesso, essendo il litio quasi ovunque sulla Terra, ma il ritmo di estrazione/raffinamento è lento», ha affermato Musk.
Secondo un rapporto di Forbes serviranno 384 nuove miniere a livello globale, entro il 2035, per supplire alla produzione delle batterie richieste: «Ci stiamo dirigendo verso un dirupo estremo dove, sfortunatamente, per evitarlo il nostro settore avrebbe dovuto investire 100 miliardi di dollari cinque anni fa. In un orizzonte di 2 o 3 anni, il problema diventerà grave. E quella problematica aumenterà nei successivi 5/8 anni a causa di una fornitura limitata di metalli per le batterie», ha denunciato Brian Menell, presidente e Ceo dell’azienda dublinese TechMet.
Oltre ai ritardi nell’estrazione dei minerali necessari, si stanno accumulando notevoli conflitti geopolitici per il controllo delle risorse chiave, con una rivalità crescente fra l’Occidente e la Cina. E con pesanti risvolti in diverse parti del mondo fra violazioni dei diritti umani, ingerenze negli affari interni degli Stati più deboli e affari molto opachi con implicazioni criminali.
In questo contesto anche l’Italia sta cercando di acquisire un maggiore controllo dei minerali in questione, con nuovi progetti ed esplorazioni concentrati nel Lazio, a Cesano, in una zona che potrebbe avere al suo interno enormi riserve di litio geotermico. Le attività esplorative sono guidate da una partnership fra Enel e il gruppo australiano Vulcan Energy dedito alle attività estrattive del litio. Anche la compagnia mineraria mineraria Altamin ha ottenuto diversi permessi dagli enti regionali laziali per sondare i territori circostanti. Nel caso di riscontri positivi, la regione Lazio potrebbe diventare potenzialmente uno dei maggiori poli minerari per favorire la transizione elettrica in Europa.