Diritti

Brasile: arrestati i presunti mandanti dell’omicidio dell’attivista Marielle Franco

Il deputato Chiquinho Brazão e suo fratello Domingos sono sospettati di aver ordinato l’uccisione della consigliera di Rio de Janeiro nel 2018. L’ex capo della polizia della città, Rivaldo Barbosa, avrebbe sabotato le indagini
Una ragazza indossa una bandana con la frase "Giustizia per Marielle" davanti ai fiori posti ai piedi della statua della consigliera Marielle Franco, durante una manifestazione in suo onore a Rio de Janeiro, in Brasile, il 27 luglio 2023.
Una ragazza indossa una bandana con la frase "Giustizia per Marielle" davanti ai fiori posti ai piedi della statua della consigliera Marielle Franco, durante una manifestazione in suo onore a Rio de Janeiro, in Brasile, il 27 luglio 2023. Credit: EPA/Andre Coelho
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
25 marzo 2024 Aggiornato alle 19:00

La notte tra il 14 e il 15 marzo 2018 Marielle Franco e il suo autista Anderson Pedro Gomes furono uccisi a colpi di arma da fuoco mentre si allontanavano da un incontro sulla violenza contro le donne nere in Brasile. Stavano raggiungendo il Complexo do Maré, un agglomerato di favelas a Rio de Janeiro dove risiedeva la consigliera comunale, quando un’automobile si affiancò alla loro e la crivellò con almeno 13 protettili. Lei, eletta consigliera comunale della città da soli 18 mesi e attivista Lgbtq+, morì sul colpo.

A 6 anni dal suo omicidio, che suscitò una grande eco in tutto il mondo, la polizia federale brasiliana ha arrestato 3 uomini con l’accusa di aver ordinato il suo omicidio e depistato le indagini: sono il deputato Chiquinho Brazão, suo fratello Domingos Brazão, consigliere della Corte dei conti dello stato di Rio de Janeiro, e l’ex capo della polizia di Rio Rivaldo Barbosa.

Secondo la polizia federale, i due fratelli avrebbero ordinato l’omicidio mentre Barbosa, nominato capo della polizia un giorno prima che Franco venisse uccisa, avrebbe contribuito alla pianificazione e in seguito al depistaggio delle indagini. Lo ha rivelato in una conferenza stampa il ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza Ricardo Lewandowski, sottolineando che «la conclusione delle indagini sul caso Marielle Franco rappresenta una vittoria dello Stato brasiliano contro la criminalità organizzata». Il ministro ha definito il caso «una radiografia di come operano le milizie e la criminalità organizzata a Rio de Janeiro». L’operazione Murder Inc. ha indicato «le divergenze politiche come movente dell’omicidio».

Dopo l’arresto delle presunte menti dietro l’omicidio della consigliera, Monica Benicio e Agatha Arnaus, vedove di Marielle Franco e di Anderson Gomes, hanno scritto un lungo messaggio su X (la piattaforma prima nota come Twitter): “2.202 giorni di attesa. 6 anni e 10 giorni di questo dolore che non finisce oggi, ma che finalmente trova un momento per sperare nella giustizia e nella pace. E questa è solo una parte di ciò che Marielle e Anderson meritano. […] Se i nomi dei membri della famiglia Brazão non sono una sorpresa, l’indagine della PF (polizia federale, ndr) porta alla luce un altro membro di questo odioso complotto: Rivaldo Barbosa, l’allora capo della Polizia Civile dello Stato di Rio de Janeiro. L’annuncio del suo nome dimostra che la Polizia Civile non solo era colpevole, ma anche complice di questo crimine”.

Le donne raccontano che Barbosa aveva ricevuto le loro famiglie subito dopo l’omicidio, “con il sorriso cinico che solo la più corrotta delle burocrazie può produrre”, dicendo loro che “il caso avrebbe avuto la massima priorità e che sarebbe stato risolto il più rapidamente possibile”. Il suo coinvolgimento, continuano, “non fa altro che dimostrare le dimensioni dell’abisso in cui viviamo nello Stato di Rio de Janeiro, con istituzioni ampiamente compromesse nelle reti più marce del crimine, della corruzione e del mercato della morte. […] Non ci fermeremo finché non ci sarà una sentenza. E andremo oltre. Non ci fermeremo finché tutti i sordidi poteri che dominano questo Stato non saranno finalmente sconfitti”.

Dal 2018 a febbraio 2023 gli investigatori a capo del caso sono cambiati quattro volte. Nel 2019 due ex agenti di polizia, Ronnie Lessa ed Elcio de Queiroz, sono stati incriminati con l’accusa di aver sparato a Franco e al suo autista. L’anno scorso, poi, la polizia ha arrestato un altro sospetto collegato al caso. A gennaio di quest’anno Lessa ha firmato un patteggiamento con le autorità e sono state le sue dichiarazioni a portare agli arresti di domenica.

Marielle Franco aveva 38 anni quando venne uccisa. Era una donna e madre nera, bisessuale e progressista, cresciuta in una favela vicino all’aeroporto internazionale di Rio. Denunciava gli abusi della polizia e la violenza, le discriminazioni e il razzismo contro i residenti dei quartieri più poveri di una città in cui i crimini sono spesso legati a controversie territoriali e politiche, e in un Paese in cui la maggior parte delle vittime sono nere.

Secondo una recente ricerca dell’istituto Sou da Paz sul ruolo delle armi da fuoco nella violenza contro le donne, il 68,3% delle donne uccise con armi da fuoco in Brasile sono nere. Lo studio, basato sui registri delle morti violente del ministero della Salute per il 2022 e su dati storici risalenti al 2012, mostra che ogni anno vengono uccise in media 2.200 donne: nel 2022, il 60% delle 1.900 vittime femminili registrate avevano un’età compresa tra 20 e 39 anni.

Franco divenne un’attivista per i diritti umani dopo che una sua amica venne uccisa da un proiettile vagante in una sparatoria tra polizia e trafficanti di droga. Nel 2016 vinse un seggio nel consiglio comunale di Rio e fu una delle poche donne nere a occupare quel posto. Fino a pochi giorni prima del suo omicidio, riceveva e segnalava ancora casi di abuso da parte della polizia. Il suo brutale omicidio e le sue battaglie contro la corruzione l’hanno resa un simbolo della resistenza di sinistra in Brasile e all’estero: in seguito alla sua morte, furono organizzate massicce proteste a livello nazionale e il suo volto venne dipinto sui muri di tutto il Brasile.

Sua sorella, Anielle Franco, oggi è la ministra dell’uguaglianza razziale del Brasile del Governo guidato da Luiz Inácio Lula da Silva: è stata nominata a 38 anni, la stessa età che aveva Marielle quando morì. Dopo l’annuncio dell’arresto dei fratelli Brazão e di Barbosa, Anielle ha scritto su X che “la soluzione a questo crimine, a chi li ha fatti uccidere e perché, è una risposta per la democrazia. Questa lotta non è solo per le famiglie, ma per tutti i brasiliani”.

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