Diritti

Le nascite diminuiranno in (quasi) tutti i Paesi entro il 2100

I ricercatori guidati dall’Institute for Health Metrics and Evaluation prevedono che il 97% degli Stati non avrà tassi di fecondità superiori a 2,1. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

Entro il 2050 la popolazione di tre quarti dei Paesi del mondo si ridurrà fino a non poter evitare la decrescita: lo rivela uno studio dell’Institute For Health Metrics and Evaluation (Ihme), con sede negli Stati Uniti, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet. I centinaia di autori della ricerca, tra cui la scienziata Natalia Bhattacharjee e i professori Austin Schumacher e Stein Emil Vollset, hanno analizzato il tasso di fecondità globale in 204 Paesi e territori tra il 1950 e il 2021, avanzando previsioni fino al 2100.

Il team internazionale che ha lavorato alla ricerca ha utilizzato un’enorme quantità di dati globali su nascite, decessi e fattori diversi per determinare il tasso di fecondità (ovvero il dato che misura il numero medio di figli per donna in età feconda, convenzionalmente intesa quella tra i 15 e i 49 anni) e prevedere il futuro della popolazione mondiale.

Dal 1950 al 2021 il tasso di fecondità globale si è più che dimezzato, da 4,84 a 2,23 nascite per donna. I nati annuali globali hanno raggiunto il picco nel 2016 con 142 milioni, scendendo a 129 milioni nel 2021. I tassi di fecondità sono diminuiti in tutti i Paesi e territori dal 1950, con il dato rimasto al di sopra di 2,1 per ogni coppia (è il cosiddetto “tasso di sostituzione”, necessario per mantenere costante la struttura demografica di un Paese) in 94 Paesi e territori nel 2021 (46,1%). Tra questi, 44 dei 46 Stati dell’Africa subsahariana, la regione con la quota maggiore di nati vivi nel 2021.

I ricercatori hanno previsto che entro il 2050 i futuri tassi di fecondità continueranno a diminuire in tutto il mondo, raggiungendo quota 1,83 tra 26 anni e 1,59 nel 2100. Secondo le loro stime, i Paesi e i territori con tassi di fecondità al di sopra del tasso di sostituzione saranno 49 (24%) nel 2050 e solo 6 (2,9%) nel 2100. Ciò significa che quasi il 97% del totale, ovvero 198 Paesi su 204, vedrà la propria popolazione diminuire.

Solo il tasso di fecondità di Samoa, Tonga (entrambe in Oceania), Somalia, Niger, Ciad (in Africa) e Tagikistan (in Asia) sarà superiore al livello di sostituzione di 2,1 nascite per donna nel 2100. Nel corso di questo secolo, i dati continueranno ad aumentare nei Paesi in via di sviluppo, ma crolleranno nelle Nazioni più ricche e in via di invecchiamento. In un comunicato, l’autore senior dello studio Stein Emil Vollset ha spiegato che il mondo si troverà ad affrontare contemporaneamente un “baby boom” in alcuni Paesi e un “baby bust” negli altri. Italia, Spagna e Andorra avranno, secondo i ricercatori, i tassi di fertilità più bassi.

Le implicazioni di questo scenario “sono immense”, ha dichiarato la ricercatrice dell‘Ihme Natalia Bhattacharjee. “Queste tendenze future nei tassi di fecondità e nelle nascite di bambini vivi riconfigureranno completamente l’economia globale e l’equilibrio di potere internazionale e richiederanno una riorganizzazione delle società”, ha aggiunto l’autrice principale della ricerca. E quando la popolazione di tutti i Paesi si ridurrà, “per sostenere la crescita economica sarà necessario fare affidamento su un’immigrazione aperta”.

Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, però, hanno invitato alla cautela sulle proiezioni, sottolineando che mancano dati da molti Paesi in via di sviluppo: la comunicazione delle cifre, hanno scritto gli esperti dell’Oms su The Lancet, “non dovrebbe essere sensazionalizzata, ma sfumata, in equilibrio tra cupezza e ottimismo”. La diminuzione della popolazione, per l’Organizzazione, può anche avere dei vantaggi per l’ambiente e la sicurezza alimentare, e al tempo stesso essere sfavorevole per l’offerta di lavoro, la sicurezza sociale e la “geopolitica nazionalistica”.

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