Bambini

Natalità: quali sono le politiche europee?

L’Ungheria favorisce le coppie sposate, mentre i Paesi scandinavi puntano sull’offerta di servizi per l’infanzia. Il tasso di fertilità più alto si registra in Francia: la strategia vincente è l’equilibrio tra maternità e lavoro
Credit: Ketut Subiyanto
Tempo di lettura 6 min lettura
10 ottobre 2023 Aggiornato alle 11:05

Per mantenere stabile la popolazione di un Paese, escludendo completamente i flussi migratori, ogni donna dovrebbe avere in media almeno 2,1 figli. È il cosiddetto “tasso di sostituzione”, che nessuno dei 27 Stati membri dell’Unione europea ha mai sfiorato negli ultimi decenni. Anzi, l’Europa ha registrato un calo della natalità costante a partire almeno dal 2008. E secondo le stime di Eurostat, la popolazione dell’Ue è destinata a ridursi del 6% entro il 2100.

Proprio per discutere del drammatico crollo delle nascite e di come convincere le donne a fare più bambini, diversi leader politici ed esperti hanno partecipato a settembre al Budapest Demographic Summit voluto dal primo ministro ungherese Viktor Orbán. In questa sede, sono state presentate come vincenti le politiche a favore delle nascite dei partiti della destra europea, come quelle dell’Ungheria, che la premier Meloni ha definito «un esempio perfetto».

Queste politiche, oltre a promuovere le nascite, sono un manifesto dei valori della famiglia tradizionale (formata da un uomo, una donna e numerosi figli) che ben si sposa con il programma di Meloni per l’Italia: «Serve una grande battaglia per difendere le famiglie, l’identità, Dio e tutte le cose che hanno costruito la nostra civiltà».

Ungheria e altri Paesi del gruppo Visegrád

Il modello ungherese è stato promosso dal partito di estrema destra Fidesz di Orbán. Secondo i dati riportati da Politico, il Governo spende circa il 5% del Pil nazionale per politiche che incentivino la natalità con l’intento di «assicurare la sopravvivenza della Nazione ungherese», come chiarito dallo stesso Orbán.

Innanzitutto, ci sono benefici fiscali: per le donne che hanno 4 o più figli è prevista un’esenzione a vita dalla tassa sui redditi. Le donne sotto i 40 anni che si sposano per la prima volta hanno la possibilità di chiedere un prestito di 26.000 euro, destinato a cancellarsi dopo la nascita di 3 bambini. C’è poi un bonus casa per chi fa figli e sussidi per l’acquisto di un’auto a 7 posti.

Naturalmente, i benefici sono strettamente legati al fatto che la coppia sia sposata, con gravi penalità in caso di successivo divorzio. Il congedo di maternità è di 24 settimane, ma le donne possono scegliere di rimanere a casa dal lavoro fino al compimento del terzo anno del bambino, continuando a ricevere un’indennità, mentre il congedo per i padri è di soli 10 giorni.

L’efficacia di queste politiche non è così perfetta come si vuole far credere. Il tasso di fertilità, ovvero il numero medio di bambini nati per ogni donna, è sicuramente aumentato in Ungheria a partire dal 2011, quando si era raggiunto il minimo storico di 1,2 bambini per donna. Nel 2021 è arrivato a 1,61, un valore superiore al tasso medio dell’Ue pari a 1,53, ma che resta comunque molto al di sotto del tasso necessario per mantenere inalterata la popolazione senza i flussi migratori.

Tra gli altri Paesi governati dalla destra nel gruppo di Visegrád (Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria), la Polonia ha avviato il programma nel 2016, quando era premier Beata Szydło, 500 plus, grazie al quale i genitori ricevono circa 120 euro al mese per ogni figlio dopo il primo. Con la sua introduzione lo Stato ha visto un temporaneo aumento del tasso di fertilità, che dopo poco ha ripreso a scendere toccando nel 2021 uno dei valori più bassi (1,3).

Paesi scandinavi

Il sistema dei Paesi scandinavi per incentivare la maternità è tutto focalizzato sull’offerta di servizi per l’infanzia per consentire a entrambi i genitori di lavorare.

In Svezia, gli asili nido sono sovvenzionati e le famiglie pagano in media solo l’11% dei costi di iscrizione. Qui, così come in Norvegia e Danimarca, più della metà dei bambini sotto i 2 anni frequenta un asilo nido (ben oltre la media dell’Ue del 30%). Il congedo parentale è molto ampio anche per quanto riguarda i padri: in Svezia sia le mamme sia i papà hanno 8 mesi di congedo, in Finlandia 160 giorni ciascuno, mentre in Danimarca i genitori hanno complessivamente 52 settimane di congedo retribuito, che può essere esteso con una riduzione della retribuzione.

Nonostante queste politiche generose siano in essere da decenni, per anni il tasso di fertilità di questi Paesi è stato in calo. La Svezia è scesa da 1,9 a 1,7 negli ultimi 10 anni, raggiungendo lo stesso livello della Danimarca; la Finlandia si ferma a 1,5 figli per donna, poco al di sotto della media europea.

Il miglior Paese è la Francia

Dall’inizio degli anni 2000, il Paese Ue ad avere il più alto tasso di fertilità è la Francia, che nel 2021 ha avuto 1,84 bambini per donna. Parigi, infatti, spende circa il 4% del Pil per misure a favore delle famiglie.

Come in molti altri Paesi, anche qui esistono sussidi economici per i nuclei con figli. I pagamenti iniziano dal secondo figlio (141 euro al mese per la fascia più bassa) e raddoppiano con il terzo figlio (323 euro). Le famiglie con 3 o più bambini beneficiano anche dello status di “famiglia numerosa”, che comporta vantaggi come viaggi in treno a tariffe ridotte e pensioni aumentate del 10% per i genitori.

La somiglianza di questi interventi con quelli adottati altrove, ha spinto alcuni osservatori a parlare di un “mistero della fertilità” francese. In realtà, a mantenere alto il numero di nascite in Francia sono 2 fattori chiave: l’equilibrio tra possibilità di carriera e maternità e una struttura familiare flessibile, «con matrimoni tardivi, famiglie allargate, genitori single e nascite molto più frequenti fuori dal matrimonio», spiega Laurent Toulemon, demografo dell’Institut national d’études démographiques.

Secondo i dati Eurostat, il tasso di occupazione femminile francese tra le cittadine di 20 e 64 anni è del 70%. Ma anche in Francia non tutto è perfetto: rispetto al 2020 il numero di nuovi nati si è ridotto del 7% e, se questa tendenza dovesse confermarsi per tutto il 2023, il tasso di fertilità potrebbe scendere a 1,68.

Per i paesi del Mediterraneo come Italia e Spagna, che hanno i tassi di natalità più bassi d’Europa (rispettivamente 1,25 e 1,19), meglio ispirarsi, quindi, ai modelli che sostengono l’occupazione femminile come quello francese, se si vogliono ottenere miglioramenti strutturali di lungo periodo. Ricordiamo che il Belpaese, stando agli ultimi dati Istat, ha anche il tasso d’occupazione femminile più basso di tutta l’Ue (al 52,6%).

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