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Corea del Sud: il tasso di fecondità è al minimo storico

L’Institute for Health Metrics and Evaluation stima che, se non si invertirà la tendenza, la popolazione sudcoreana si dimezzerà a 26,8 milioni entro il 2100. Gli incentivi del Governo (270 miliardi di dollari dal 2006) non bastano
Credit: Quang Nguyen Vinh
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
29 febbraio 2024 Aggiornato alle 08:00

La Corea del Sud ha il tasso di natalità più basso del mondo e la crisi demografica continua ad aggravarsi: secondo i dati preliminari di Statistics Korea, un ente affiliato al Governo, il numero medio di figli per donna nel Paese è sceso a 0,72 nel 2023, diminuendo di quasi l’8% dal 2022, quando il dato era 0,78. Per il quarto anno di fila la popolazione della Corea del Sud si è ridotta, e il tasso delle nascite è ben al di sotto della media di 2,1 bambini per donna di cui il Paese avrebbe bisogno per mantenere la sua popolazione di 51 milioni di persone.

Secondo l’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington a Seattle, se il basso tasso di fertilità dovesse persistere, si prevede che la popolazione sudcoreana si dimezzerà fino a raggiungere i 26,8 milioni entro il 2100. Dal 2018 la Corea del Sud è l’unico membro dell’Ocse - Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ad avere un tasso inferiore a 1. L’età media in cui le donne partoriscono i primogeniti nel Paese, inoltre, è 33,6, la più alta tra i membri dell’Ocse. Secondo l’inchiesta della Bbc, tra 50 anni il numero delle persone in età lavorativa si sarà dimezzato, gli aventi diritto a prendere parte al servizio militare obbligatorio si saranno ridotti del 58% e quasi la metà della popolazione avrà più di 65 anni.

Per invertire questa tendenza, dal 2006 il Governo sudcoreano ha speso 360 trilioni di won (che corrispondono a 270 miliardi di dollari) in programmi per incoraggiare le persone a fare più figli. Le coppie ricevono sussidi in denaro mensilmente, vivono in alloggi sovvenzionati e non pagano il taxi; il Governo copre le spese ospedaliere e anche i servizi per il trattamento dell’infertilità, come la fecondazione in vitro, ma solo alle coppie sposate, e offre loro servizi di babysitting.

L’inversione del calo delle nascite è la priorità del presidente conservatore Yoon Suk Yeol, che a dicembre ha promesso di adottare “misure straordinarie” per affrontare la situazione. In vista delle elezioni dell’assemblea nazionale di aprile, i principali partiti del Paese stanno presentando politiche per arginare il declino demografico, rendendo per esempio più facile assicurarsi un prestito.

Quanto fatto finora non è servito a convincere le coppie ad avere più figli, perché i costi dell’educazione dei bambini e i prezzi delle proprietà sono troppo alti e mancano posti di lavoro ben pagati. Secondo gli esperti, poi, pesa anche il ruolo imposto dalla società alle madri, che in Corea del Sud sono ritenute le principali responsabili della cura dei figli e delle faccende domestiche, e non riescono a destreggiarsi tra lavoro e famiglia. Nonostante essere sposati sia un prerequisito fondamentale per avere figli nel Paese, anche i matrimoni stanno registrando un calo, principalmente a causa del costo della vita.

Tra i membri dell’Ocse la Corea del Sud ha il peggiore divario retributivo di genere e una percentuale di donne disoccupate rispetto agli uomini superiore alla media. Il gender pay gap nel 2022 era del 31,2%, rispetto alla media Ocse del 13,1%: ciò costringe le donne a scegliere tra fare carriera o avere una famiglia, secondo i ricercatori, e sempre più spesso optano per la prima. Inoltre, anche se il congedo parentale è uguale per uomini e donne, che hanno ugualmente diritto a un anno durante i primi 8 anni di vita del figlio, i padri non ne usufruiscono: nel 2022 solo il 7% ha utilizzato parte del congedo, contro il 70% delle neo-mamme.

Molti altri Paesi stanno assistendo a una discesa dei tassi di natalità: anche il Giappone, per esempio, ha annunciato un calo record della sua popolazione questa settimana. Per l’8° anno consecutivo il numero di bambini nati nel Paese è sceso al minimo nel 2023, così come i matrimoni, mai così pochi dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Il Ministero della salute e del welfare giapponese ha affermato che lo scorso anno sono nati 758.631 bambini, un calo del 5,1% rispetto al 2022 e la cifra più bassa dalla prima volta che vennero compilate le statistiche nel 1899. I matrimoni sono diminuiti del 5,9% rispetto all’anno precedente, e per la prima volta in 90 anni sotto il mezzo milione: 489.281.

Anche in Giappone le previsioni non sono rosee: come riporta il Guardian, si prevede che i 125 milioni di abitanti di oggi diminuiranno di circa il 30%, raggiungendo quota 87 milioni entro il 2070, e 4 persone su 10 saranno di età pari o superiore a 65 anni.

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