Ambiente

L’Europa guarda al nucleare, con 12 Paesi in prima linea

L’alleanza guidata dalla Francia cerca investimenti e vuole semplificare le autorizzazioni per gli impianti, mentre l’Italia osserva
Credit: Alexandre Loureiro  

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26 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

“Le proiezioni della Commissione europea mostrano che le fonti di energia rinnovabili, in maggioranza, sono integrate dall’energia nucleare e costituiranno la spina dorsale della produzione di energia elettrica dell’Ue entro il 2050”.

La presidente dell’esecutivo dell’Unione Ursula von der Leyen è intervenuta così al primo Summit sull’energia nucleare 2024 a Bruxelles, sostenendo la teoria secondo cui per garantire la competitività economica dei Paesi membri “l’energia nucleare può fornire un’ancora affidabile per i prezzi dell’elettricità”.

Intanto, sul terreno, è la Francia a portare avanti le ragioni del nucleare nel Vecchio Continente, dove da circa un anno una dozzina di nazioni esprime posizioni favorevoli nei confronti di quella traiettoria energetica, mentre Roma per il momento preferisce stare a guardare che succede.

Gli oltre 50 reattori di Parigi d’altra parte generano 2/3 dell’elettricità nazionale, in un settore nazionale che dà lavoro a 125.000 persone, pronte a diventare 155.000 in meno di dieci anni, e che si fonda molto sull’apporto di know-how di esperti qualificati provenienti dall’estero - in particolare dall’Italia, che continua a sfornare specialisti nonostante l’abbandono del nucleare risalga a circa quarant’anni fa.

La coalizione, che ha come denominatore comune il desiderio della cosiddetta “sovranità energetica”, vede in prima linea inoltre Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia.

Il dibattito sul tema è partito dalla ricerca di evidenze sul fatto che si tratti di una fonte energetica effettivamente eco-sostenibile, capace di portare avanti la lotta contro le emissioni inquinanti e di guidare la transizione verso la neutralità climatica.

Successivamente la strategia di questa “alleanza nucleare” ha virato verso nuovi orizzonti: adesso prova a cercare finanziamenti, a rafforzare il settore industriale e a consolidare le competenze specializzate in questo ambito tecnologico, in costante crescita sia nel mondo militare sia in quello civile.

L’energia nucleare infatti continua a presentare una criticità, oltre alla gestione delle scorie: il costo. È molto più cara rispetto alle rinnovabili. Se si risolvesse questo nodo, magari attraverso sussidi concessi dalle istituzioni europee, si lavorerebbe poi a una semplificazione amministrativa per favorire la concessione delle autorizzazioni e la creazione di altri impianti.

Il ritorno in auge di questo tipo di energia è iniziato con la complicità della guerra tra Russia e Ucraina. Fra le conseguenze più note di quel conflitto, oltre alle evidenti tensioni internazionali sul piano diplomatico ed economico, ci sono le interruzioni nelle esportazioni e quindi negli approvvigionamenti del gas di Mosca, su cui l’Occidente faceva in larga parte affidamento.

Nel frattempo un recente rapporto dell’Agenzia internazionale per l’Energia, che ha sede proprio a Parigi, manda un altro segnale in quella direzione prevedendo che la produzione di energia nucleare potrebbe far registrare un primato storico nel 2025.

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