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Il lilla, un colore complesso per delle malattie complesse

Il 15 marzo è stata la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, una ricorrenza che serve a farci conoscere i Disturbi del Comportamento Alimentare. E a trovarne la via d’uscita
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16 marzo 2024 Aggiornato alle 09:00

Mescolando sulla tavolozza il calmo e profondo blu e il focoso e squillante rosso, l’artista ottiene un colore nuovo: il lilla. Il lilla è un figlio che ha preso da entrambi i genitori: è calmo come il blu ma vivace come il rosso. È un miscuglio di contrari, come tutte le cose un po’ complicate della vita, e per questo è stato scelto come simbolo per la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla.

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla è una ricorrenza che si svolge ogni 15 marzo dal 2012. È stata indetta da un papà, il signor Stefano Tavilla, che ha perso sua figlia a causa dei Dca, i disturbi del comportamento alimentare, e serve proprio a formare le persone, i grandi e i piccoli, a queste malattie molto delicate.

I disturbi del comportamento alimentare avvengono quando nella nostra testa non riusciamo più ad avere un rapporto sereno col cibo e col nostro corpo. Il pensiero del cibo e di mangiare diventa brutto e angosciante, occupa troppo spazio nella nostra mente e ci spinge ad avere dei comportamenti pericolosi, oltre che a isolarci dagli altri.

Ci sono diversi tipi di disturbi del comportamento alimentare. C’è, per esempio, l’anoressia, che è la paura di ingrassare che ci porta a mangiare poco o niente. C’è la bulimia, che ci spinge ad abbuffarci e a cercare poi di eliminare tutto il cibo ingurgitato per ritornare al punto di partenza. C’è il binge eating, in cui si mangia tantissimo e senza controllo. C’è il disturbo evitante-restrittivo, tipico dei bambini ma presente anche nei grandi, dove una persona ha paura e disgusto di tantissimi cibi e mangia solo poche cose selezionate, privandosi di fonti nutritive preziose.

In Italia, le persone in cura per un disturbo del comportamento alimentare sono 3 milioni, un sacco di gente. Ci sono tanti adulti ma anche moltissimi adolescenti e sempre più bambini. 1 paziente su 3 infatti ha meno di 14 anni. Prima si pensava che i Dca fossero una malattia da femmine, invece oggi ci rendiamo conto che colpiscono sempre più maschi.

I Dca sono una famiglia di malattie diverse dal raffreddore o dall’influenza. Non si acchiappano così, con uno starnuto in faccia. Hanno tante cause diverse che si incastrano tra loro come un puzzle, ed è per questo che è difficile riconoscerle e che ci vogliono tanti dottori diversi - e non solo loro - per curarle del tutto. Servono psichiatri, psicologi, nutrizionisti, educatori, pediatri…

I Dca nascono in testa, da una sofferenza che non si riesce a curare, ma anche a causa di quello che ci sta intorno. Vorrei tanto dirti il contrario, ma noi viviamo in una società molto ingiusta, completamente fissata col corpo, il nostro, e quello degli altri. Il corpo è il re della società ma non può fare niente. Nei Paesi come il nostro, i corpi non sono liberi di essere sé stessi, in tutte le loro forme e i loro colori, né di farsi strumento di esplorazione del mondo.

Nella nostra società, al giorno d’oggi, il solo corpo bello è il corpo giovane, magro e tonico. Gli altri è come se valessero di meno. La paura della grassezza e delle persone grasse si chiama grassofobia e, acuta o lieve, ce l’abbiamo tutti e tutte perché la società vuol farci sentire così. E sai perché? Per venderci cose. Diete, vestiti, corsi, appuntamenti con specialisti: le paure e le insicurezze ci spingono a comprare soluzioni e la nostra società è basata proprio sul consumo. Se fossimo felici così come siamo, avremmo bisogno di molte meno cose.

I social, che servono a mettere in contatto le persone ma anche a fare tanta pubblicità, hanno propagato questi modelli assurdi e ne paghiamo tutti e tutte il prezzo. Durante gli anni di pandemia, quando ci siamo chiusi in casa e la maggior parte dei nostri rapporti era virtuale, i disturbi del comportamento alimentare sono esplosi. Eravamo sempre online, avevamo paura del mondo, il nostro povero corpo era un po’ come un vascello rinchiuso in un acquario. E anche se la pandemia è finita, i segni che ha lasciato sui nostri comportamenti rimangono.

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla serve proprio a ricordarci ogni anno che queste malattie esistono, sono più frequenti di quanto vorremmo e cambiano, proprio come cambia e si evolve la società che li ha in parte scatenati. Non dobbiamo avere paura ma essere preparati e amorevoli, con noi stessi e con gli altri. Guarire è possibile, soprattutto laddove ci sono mezzi, affetto e conoscenza.

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