Diritti

Giornata del Fiocchetto Lilla: i disturbi alimentari uccidono. Ci serve (subito) una svolta

Nel 2023, in Italia le persone con Dca erano circa 3 milioni. Purtroppo, la strada è ancora lunga: bisogna istituire al più presto percorsi di cura adeguati e organizzare campagne di prevenzione. Soprattutto per i più giovani
Credit: Redd F 
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15 marzo 2024 Aggiornato alle 06:30

Oggi, 15 marzo, è la Giornata del Fiocchetto Lilla, simbolo dell’impegno e della consapevolezza nei confronti delle problematiche legate ai disturbi alimentari: un fenomeno molte volte sottovalutato, sia da chi ne soffre, che dalla famiglia.

La giornata è stata fondata 12 anni fa da Stefano Tavilla, presidente dell’Associazione Mi nutro di vita, e padre di Giulia, una ragazza morta per problemi legati alla bulimia mentre era in lista di attesa per entrare in un Centro Specializzato.

I disturbi alimentari sono patologie gravi, spesso causa di morte, ma esistono ancora molti pregiudizi e alcune fake news che ritardano l’accesso alle cure: per esempio, che non sono malattie ma mode culturali; oppure, patologie di nicchia che riguardano poche persone.

L’ultima rilevazione del Ministero della Salute purtroppo ci conferma che nel 2023 le persone con disturbi dell’alimentazione erano circa 3 milioni. Pensiamo, purtroppo, che sia un numero sottostimato, perché molte persone non riescono a chiedere aiuto o vivono in Regioni dove le cure sono assenti.

Sono patologie mutanti, che interpretano il disagio contemporaneo e si diffondono a macchia d’olio nel mondo occidentale. Esistono oggi molte nuove forme, ancora non inserite nelle classificazioni, ma che si stanno diffondendo, a rappresentare come la paura del cibo sia sempre una sorta di paura del mondo.

Inoltre, la fascia di popolazione coinvolta si è allargata moltissimo, con un abbassamento dell’età di esordio nei bambini di 8-10 anni e un coinvolgimento del mondo maschile che si avvicina al 20%.

In generale, il cibo è diventato un terreno minato per milioni di persone e tutto ciò si è aggravato durante il lockdown, dove è diventato una area di conforto (confort food) in un senso o nell’altro, alimentato anche da un uso dei social che nei giovanissimi hanno avuto un impatto molto forte.

La Fondazione Censis ha condotto un’importante ricerca su come, tra il 2020 e il 2022, sia aumentata la ricerca in rete di temi collegati alla alimentazione e ai disturbi alimentari, a riprova della forte ossessione che si ha nei confronti del cibo. E non c’è dubbio che la diffusione, tra i giovanissimi, delle piattaforme costituisca un fattore di rischio importantissimo, visto che i due principali temi più diffusi sui social media sono l’immagine corporea e l’alimentazione.

Ci sarà molto da lavorare nei prossimi anni, sicuramente per costruire percorsi di cura adeguati, ancora troppo poco diffusi, ma anche per costruire campagne di prevenzione, rivolte soprattutto ai giovanissimi, per fornire loro fattori protettivi, in grado di aiutarli a trovare un loro posto nel mondo senza usare il controllo sul peso e la ricerca di modelli irraggiungibili.

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