Ambiente

Effetto lockdown: cresce la raccolta differenziata

Nei mesi di pandemia la quota di rifiuti differenziati è salita al 63%. Merito non solo dei servizi porta a porta – spiega l’Istat – ma anche della maggiore consapevolezza della necessità di un cambiamento
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18 novembre 2022 Aggiornato alle 14:00

Chi l’avrebbe detto, due anni fa, che la pandemia da Covid-19 avrebbe portato anche qualcosa di buono?

Oggi, dati alla mano, lo possiamo affermare con certezza leggendo il report dell’ Istat “Raccolta differenziata dei rifiuti: comportamenti e soddisfazione dei cittadini e politiche nelle città. Anni 2020-2021”.

Stando ai dati rilevati dal catasto rifiuti dell’Ispra emersi dal rapporto, infatti, con i lockdown imposti dal governo per arginare la diffusione del virus, in Italia è diminuita la produzione di rifiuti urbani ed è aumentata, al contrario, la percentuale della quota di raccolta differenziata tra i cittadini del Bel Paese.

In particolare, l’immondizia prodotta nel 2020 ha visto un calo del -3.6% rispetto al 2019, con una media di 487 kg di rifiuti urbani prodotti per abitante contro i 502,7 kg dell’anno precedente. La flessione nella produzione di immondizia è stata più consistente nel Centro Italia (-5,4%), seguito, poi, dal Nord (-3,4%) e dal Sud, rimasto in coda (-2,6%).

Entrando nel dettaglio regionale dei dati, tutte le regioni hanno ridotto la produzione di rifiuti nel periodo di restrizioni per il contrasto della diffusione del Covid-19, tranne la Valle d’Aosta, che ha mantenuto una quota di immondizia stabile.

A distinguersi positivamente sono state soprattutto la Calabria e le province autonome di Trento e Bolzano, dove è stato registrato il calo di rifiuti prodotti più consistente, pari a oltre il -6% rispetto al 2019.

La Calabria, in particolare, si è contraddistinta per la più bassa quantità di rifiuti prodotti per abitante (381,4 kg), seguita da Molise (366,7 kg) e Basilicata (343,6 kg), mentre a contraddistinguersi negativamente sono state Emilia-Romagna (639 kg per abitante), Valle d’Aosta (609,2 kg per abitante) e Toscana (583,1 kg per abitante).

Restando in tema di rifiuti prodotti, sfogliando il report salta immediatamente all’occhio come, se da un lato la provincia autonoma di Trento spicca per avere una produzione di rifiuti pro capite inferiore alla media nazionale, all’estremità opposta, purtroppo, si piazzano i centri di aree metropolitane che, con 521,5 kg per abitante, hanno registrato il valore pro capite più alto rispetto alla media nazionale.

Sono numeri esorbitanti quelli che descrivono le tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno dagli italiani, ma il report restituisce anche qualche dato confortante: si sta diffondendo sempre di più l’abitudine alla raccolta differenziata e al riciclo.

Infatti, dal 1998, anno in cui l’Istat ha iniziato a rilevare i comportamenti e le opinioni delle famiglie sulla raccolta differenziata, la percentuale di famiglie che dichiarano di effettuare “sempre” la differenziazione di tutti i tipi di rifiuti ha registrato un aumento costante, per effetto sia dei provvedimenti normativi sia della crescente sensibilità ambientale.

Ad aiutare la crescita delle percentuali della quota di raccolta differenziata negli anni, infatti, hanno contribuito certamente numerosi fattori, in primis la maggiore sensibilizzazione e informazione sul tema, seguita poi da servizi importanti come la raccolta porta a porta, il ritiro su chiamata, i centri di raccolta e la raccolta differenziata a partire dalle scuole.

Nel 2021 più del 73% delle famiglie ha dichiarato di essere servita dal servizio di raccolta porta a porta (+7% rispetto al 2018) e il 25.7% di esse si è definita soddisfatta, nonostante relative insoddisfazioni legate al costo della raccolta o a problemi come gli orari, la gestione dei sacchetti/contenitori o la frequenza del servizio.

È anche grazie a servizi come questo se oggi la quota di raccolta differenziata è arrivata a segnare un +1.8% (nel 2019 era pari al 61.3%, contro il 63% del 2020). Dato positivo- certo- anche se la crescita è stata molto lenta rispetto all’aumento medio annuo rilevato nel triennio precedente (che contava un +2.9 punti percentuali).

È aumentata la facilità nelle modalità di differenziazione ed è aumentata la consapevolezza della necessità di un cambiamento.

Così, in 3 anni, le famiglie che hanno dichiarato di differenziare sempre i contenitori in plastica sono passate dall’87,1% del 2018 al 90,8% del 2021. Invece quelle che differenziano sempre i contenitori in vetro sono il 91,1% nel 2021 dall’85,9% del 2018, una quota da sempre più alta rispetto agli altri tipi di rifiuti e in costante crescita. Per la carta l’andamento è simile a quello del vetro: 91,8% nel 2021 da 86,6% nel 2018.

In decisa crescita nel tempo anche la raccolta di batterie esauste (dal 45,6% nel 2018 al 52,8% nel 2021) e di farmaci scaduti (dal 48,2% al 54,6%). Ma la crescita più sostenuta nei tre anni considerati si registra per la raccolta dei contenitori in alluminio (dal 71,3% all’81,3%).

Nel dettaglio degli anni che hanno visto l’Italia chiudere e riaprire tra un lockdown e l’altro, l’aumento di raccolta differenziata è stato evidenziato in tutte le regioni, fatta eccezione per la Valle d’Aosta (-0,6%) e la provincia autonoma di Trento (-0,9%).

Nonostante il dato negativo registrato, Trento sale comunque al primo posto come città in cui si differenzia di più tra tutte: la raccolta differenziata raggiunge, infatti, quota 76.7%, mentre alle ultime posizioni di questa classifica si piazzano i comuni centro di aree metropolitane con il 43.7% di raccolta differenziata (contro il 44.4% del 2019).

Ancora, secondo quanto emerso dal report, il 31,9% della produzione nazionale di rifiuti urbani proviene dai 109 comuni capoluogo (9,2 milioni di tonnellate), dove risiede il 30% della popolazione. Qui la quota di raccolta differenziata raggiunge il 52,5%, con una crescita di +0,8 punti percentuali sul 2019, sempre un segno positivo che resta comunque nettamente inferiore alla crescita media annua registrata nel triennio precedente (+2,5 punti percentuali).

A lasciare uno spiraglio di luce dopo evidenze a tratti sconcertanti, sono i dati che arrivano da ben 56 capoluoghi italiani che nel 2020 hanno superato il target del 65% di raccolta differenziata. Tra questi svettano Treviso, Ferrara e Pordenone, con oltre l’87%.

Purtroppo in altri 37 capoluoghi si è registrata una quota di raccolta differenziata inferiore rispetto all’anno precedente e il calo più consistente è stato rilevato a Catania, che è passata da 14,5% a quota 9,7% di raccolta differenziata.

Con l’effetto lockdown la situazione rifiuti italiana, quindi, è migliorata ma non abbastanza e non dappertutto. C’è ancora tanto lavoro da fare.

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