Guerra russo-ucraina: tra gli effetti indiretti, anche lo smog
Nel mondo ci sono conflitti di caratura internazionale che hanno conseguenze negative sia dirette sia indirette.
Dal grave scontro tra Mosca e Kyiv che ha attraversato gli ultimi 25 mesi al riaccendersi improvviso del fronte mediorientale tra Israele e Hamas, con Gaza che rischia di sparire, le violenze e il conto delle vittime ormai fanno purtroppo parte della contemporaneità, insieme ad alcuni fattori che colpiscono anche la nostra vita quotidiana e la nostra salute.
Dire a esempio che la guerra russo-ucraina ha proiettato i suoi effetti nocivi fino al Nord Italia - con ombre specialmente sulla qualità dell’aria di Milano e della Pianura Padana -, al suo ambiente già malconcio e al suo inquinamento non è così strano. Il fenomeno è il risultato di una catena di cause che si possono spiegare facilmente.
L’aggressione da parte del Cremlino è cominciata il 24 febbraio 2022. Come noto e come possiamo certificare ogni mese dando un’occhiata alle bollette, le ostilità hanno generato una grande crisi dell’energia e del gas che si è fatta sentire durante gli inverni.
Mosca infatti è un grosso fornitore ed esportatore di questa risorsa ma l’invasione ha portato prima a una riduzione delle forniture, anche per motivi politico-diplomatici, e subito dopo a un elevato aumento dei prezzi.
Il poco gas a disposizione ha spinto più famiglie italiane del solito a utilizzare caminetti e stufe a pellet per riscaldare le proprie abitazioni.
Questa pratica ha avuto ripercussioni ambientali che sono state analizzate in uno studio congiunto dell’Istituto dei tumori e dell’Harvard medical school di Boston, insieme ai dipartimenti di Ingegneria ambientale delle università dell’Illinois e della Southern California, dove opera il luminare dell’inquinamento atmosferico Constantinos Sioutas.
Inoltre il contributo di esperti lombardi come lo pneumologo Roberto Boffi e Ario Alberto Ruprecht è stato fondamentale nelle indagini sulla composizione chimica delle particelle inquinanti.
Gli scienziati hanno scoperto così che l’inverno 2022-2023 è stato caratterizzato da uno smog sopra la norma: in particolare la tossicità - e il potenziale stress ossidativo - delle nanoparticelle (Pm 2,5) è più che raddoppiata nel corso della stagione fredda.
In sintesi, nelle polveri sottili sono state riscontrate quantità e concentrazioni di carbonio, metalli, idrocarburi aromatici policiclici e sostanze cancerogene doppie rispetto a prima del 2022.
Questi esiti sono comparsi in una ricerca pubblicata su Nature. Sono stati proprio i laboratori del professor Sioutas a Los Angeles a esaminare i campioni raccolti nell’hinterland milanese in quel biennio.
Le analisi hanno quindi confermato la presenza nell’aria di componenti chimiche che la scienza definisce come indicatrici della combustione di biomasse in stufe e caminetti, magari con la complicità dei motori diesel ancora in circolazione.
Se l’incremento dello smog è scientificamente provato, si può dedurre anche una crescita della diffusione di patologie correlate come bronchiti, polmoniti, malattie cardio-vascolari, enfisema e tumori.