Futuro

Le donne traggono maggior beneficio dall’attività fisica rispetto agli uomini

Secondo lo studio di ScienceDirect, date le differenti dimensioni della massa muscolare, le atlete ottengono più vantaggi in termini di salute allenandosi lo stesso tempo della loro controparte maschile
Credit: KoolShooters 
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14 marzo 2024 Aggiornato alle 08:00

Non è un segreto che il regolare svolgimento dell’attività fisica faccia bene alla salute. Lo dicono i medici, lo dicono i personal trainer e anche la scienza. Nello specifico, i benefici si traducono nell’aumento della resistenza dell’organismo, nel rallentamento dell’involuzione dell’apparato muscolo-scheletrico, di quello cardiovascolare e anche nello sviluppo delle capacità psico-intellettuali.

D’altronde chi pratica sport potrà confermarlo: quante volte, stanchi a fine giornata, dopo una sessione di palestra, di jogging o di qualsiasi altra attività fisica si ha la sensazione di star meglio? Questo perché il movimento rilascia endorfine che, una volta in circolo, incidono in modo positivo sullo stress e sull’umore.

Un fenomeno che, soprattutto negli ultimi anni e in particolare a seguito dei diversi lockdown tra il 2020 e il 2021, è diventato centrale nelle ricerche e negli studi sulla longevità. Da uno dei più recenti, condotto dal ScienceDirect, pubblicato sulla rivista dell’Istituto Americano di Cardiologia e diffuso poi dal Washington Post, emerge una novità sorprendente: le donne sembrerebbero avere meno bisogno di esercizio fisico rispetto agli uomini. O meglio, date le differenti dimensioni di massa muscolare, pare possano ottenere maggiori guadagni, in termini di salute, con la metà dello sforzo.

Si tratta di un aspetto molto interessante, in particolare se pensiamo che a oggi le linee guida sull’attività fisica negli adulti sono le stesse per entrambi i sessi. Ma se ciò che evidenzia la ricerca è vero, sarebbe necessario riformulare le teorie. I fatti parlano chiaro: gli uomini, per ottenere un beneficio di sopravvivenza pari al 18%, dovrebbero condurre 300 minuti di movimento a settimana, mantenendo il livello stabile tra il moderato e l’intenso. Le donne, invece, con la stessa tempistica raggiungerebbero il 24% di sopravvivenza in più.

Lo studio è stato condotto prendendo come riferimento oltre 400.000 adulti statunitensi che hanno fornito dati e risposto a sondaggi sulle loro attività nel tempo libero dal 1997 al 2017. Numeri che sono stati confrontati con il registro dei decessi, in particolare quelli causati da problemi cardiovascolari. È qui che prende forma il divario sulla longevità.

Le risposte, dunque, arrivano dalla scienza. Gli esperti che hanno partecipato affermano come gli uomini, in media, hanno cuori e fibre muscolari più grandi, ma con meno densità capillare per unità; è chiaro dunque che le differenze fisiologiche si muovono a conferma dell’indagine.

Esiste, poi, anche un risvolto sociale. Secondo Martha Gulati, Direttrice di prevenzione in cardiologia presso lo Smidt Heart Institute del Cedars-Sinai Medical Center e co-autrice dello studio, le conclusioni tratte potrebbero colmare il divario di genere specifico dell’esercizio fisico, motivando le donne nello svolgimento di una regolare attività nel tempo. Questo non perché non lo facciano già, ma perché la percentuale, che supera di poco il 20%, risulta a oggi essere minore rispetto a quella degli uomini, che si attesta al 28%.

Il tema del movimento e dell’attività sportiva è una branca rimasta in sordina per troppo tempo e che solo oggi comincia a intercettare l’interesse collettivo della comunità scientifica. Sempre riprendendo le parole di Gulati in merito, riportate nella pubblicazione del Washington Post, è bene sottolineare che l’osservazione è stata condotta esclusivamente sul tempo libero, senza tenere conto delle pratiche quotidiane. Inoltre, è possibile sottolineare con certezza come i risultati di questo studio non riusciranno a cambiare le linee guida dell’attività fisica ma potranno supportare i medici e i nutrizionisti nella comprensione di cosa prescrivere o meno ai propri pazienti.

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