Diritti

Baci, colore, veli: lo sport è un campo di battaglia per il corpo delle donne

Lo sport ha fatto il suo ingresso nella Costituzione italiana proprio la scorsa settimana - nell’articolo 33 - e tuttavia rimane il campo dove si giocano, ogni giorno, tantissime disparità
Credit: Francesco Dolfo  
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 4 min lettura
1 ottobre 2023 Aggiornato alle 07:00

L’articolo 33 cita testualmente: “la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.

La Costituzione utilizza il termine “psicofisico” come a dire che il corpo è strettamente legato all’equilibrio interiore, e tuttavia la forma del corpo è ancora troppo spesso il risultato di occhi esterni.

Di uno specchio malvagio che ci porta a “controllare” il corpo ogni trenta secondi (c’ho qualcosa che non va?) come racconta la filosofa Maura Gancitano nel suo libro Specchio delle mie Brame.

Ma perché ancora oggi il corpo delle donne è un limite così gigantesco per l’espressione della propria identità? Anche nello sport, dove invece tutto dovrebbe essere armonia.

Forse troppo spesso, ancora, all’interno di un ambito in cui la forma si equivale alla sostanza si stia giocando una partita improba perché impari.

Una partita che parte dai nostri perimetri fisici per arrivare al nostro intimo. Una partita che ferisce, e non solo perché ci viene intimato di rispondere a una forma.

Una partita che ci ferisce perché le donne, nello sport, sono sostanzialmente ancora “oggettivizzate”.

Mi vengono in mente tre episodi recenti, in cui sport, corpo delle donne e espressione di sé fanno a pugni.

Il primo è il famoso “bacio rubato” del mister della Federazione del calcio spagnolo Luis Rubiales alla centrocampista Jenni Hermoso. Ha a che fare con il corpo delle donne perché nonostante la capitana della nazionale abbia appena compiuto un “miracolo sportivo” diventa oggetto del mister, e silenziata anche successivamente, quando viene sminuita la sua stizza.

La lezione che ne traiamo: ZITTA E MUTA, che se mi fa il tuo corpo me lo cucino a colazione. Per fortuna, poi, chi ha dovuto dimettersi è stato lui.

Il secondo episodio è accaduto lo scorso anno, ha a che fare con il colore del corpo.

L’amministratrice delegata di Sports Ireland ha platealmente accusato un giudice che, dopo una gara di ginnastica ha ignorato l’unica ragazza nera della competizione, non assegnandole la medaglia. E quello che è accaduto è stato definito un incidente: il razzismo è profondamente collegato con il non riconoscimento dei corpi, e la forma, o il colore, dei corpi delle donne.

Il terzo episodio è cronaca di pochi giorni fa e riguarda il velo.

Il governo francese impone alle proprie atlete di non indossare il velo, e durante i Giochi Olimpici 2024 a Parigi, e l’Onu interviene sul dibattito francese sulla laicità e l’abbigliamento femminile, affermando, tramite la portavoce dei diritti umani Marta Hurtado, che «nessuno dovrebbe imporre a una donna cosa deve indossare o non indossare».

Si può esser d’accordo o no, però il tema fa riflettere parecchio.

Governo francese e Onu a dibattere sul corpo delle donne. Non ho sentito la loro voce, ancora, in questo scambio.

La ricerca Atlete Social promossa da Dazn spiegava, ancora un paio di anni fa, come la questione corpo e linguaggio fossero strettamente connesse, nello sport.

Le sportive nei social media, sono spesso vittime di insulti, molestie verbali e linguaggio sempre volgare.

Ricevono un trattamento molto peggiore dai loro colleghi uomini, e spesso il maltrattamento si concentra sul corpo.

I commenti sull’aspetto fisico per le atlete rappresentano il 24% degli insulti (+2% vs. 2019), quasi un messaggio su quattro, mentre per gli atleti si attestano attorno al 9% (-2% vs. 2019).

Lo sport ha in sé un’espressione di salvezza, anche perché attraverso lo sport il nostro corpo elabora strategie di protezione per la nostra salute. Abbiamo ancora molti passi da fare per raggiungere un equilibrio, ma questa possibilità prima di tutto ci deve essere data. E se non è data, dovrà essere vinta.

*forse hai ascoltato questo commento ieri notte su Radio Rai Uno durante la trasmissione radiofonica Vittoria. Questo è il post-scriptum della direttrice de La Svolta

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